Lunedì, non lo sbaglia nessuno. E anche il venerdì è un giorno che non sfugge con facilità. Il problema sono quelli in mezzo: perché le persone non si ricordano mai se è mercoledì, martedì o giovedì. Oggi, ad esempio: che giorno è? Chissà.
Lo spiega uno studio uscito su Plos One. Il problema, sembra, è che non esistono delle rappresentazioni mentali abbastanza forti per distinguere i giorni di mezzo della settimana. Lunedì e venerdì, al contrario, posti alla fine e all’inizio, hanno più personalità. Per condurre la ricerca hanno messo insieme i risultati di tre studi diversi. Nel primo è stato chiesto a 1115 persone via internet di dire il nome del giorno della settimana (senza controllare). Oltre il 37% non è stato in grado di rispondere. Il picco di risposte sbagliate si concentrava, guarda un po’, nei giorni centrali della settimana.
Nel secondo, invece, hanno coinvolto gli studenti di 65 università di prestigio anglosassoni, con la stessa domanda. Qui non ci sono state risposte sbagliate, ma solo velocità diverse nella replica: il lunedì e il venerdì gli studenti sono stati velocissimi. Meno rapidi, invece, nei giorni infrasettimanali. Come volevasi dimostrare.
Nel terzo studio, allora si è cercato di trovare i possibili motivi del fenomeno. Alcuni studenti universitari hanno dovuto associare, in un test, il numero più alto possibile di parole a ciascun giorno della settimana. Risultato? Anche qui i due più gettonati erano lunedì (con, ad esempio “fatica”) e venerdì (“divertimento”), mentre gli altri si distinguevano meno. Giorni pallidi, senza personalità.
È la mancanza di associazioni fisse per i giorni infrasettimanali, insomma, a renderli più deboli e meno facili da ricordare. Il risultato è un continuum indistinto di momenti tra un inizio (lunedì) e una fine (venerdì), che oscillla tra la noia e l’ansia del divertimento. E un senso di disorientamento, inesorabile, nel mezzo della settimana.
