Il Pd trova l’accordo, ma sul Senato gravano 80 milioni di emendamenti

Il Pd trova l’accordo, ma sul Senato gravano 80 milioni di emendamenti

L’intesa è stata trovata, la riforma costituzionale può essere approvata. Dopo le polemiche delle ultime settimane, la maggioranza mette nero su bianco l’accordo raggiunto ieri notte. I tre emendamenti sono stati presentati questa mattina a Palazzo Madama. Firmati dalla presidente della commissione Affari costituzionali Anna Finocchiaro e dai capigruppo dei partiti di maggioranza: Luigi Zanda per il Partito democratico, Renato Schifani di Area Popolare  e Karl Zeller per il gruppo Autonomie. La minoranza democrat saluta il risultato e si dice pronta a sostenere le proposte di modifica. Il partito del premier ritrova l’unità su tre piccole, sostanziali, modifiche in tema di elettività dei senatori, funzioni del nuovo Senato e scelta dei giudici costituzionali. Sull’elettività dei componenti di Palazzo Madama, la sintesi si trova su un emendamento che modifica il comma 5 dell’articolo 57 della Costituzione. I senatori saranno decisi «in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi, secondo le modalità stabilite dalla legge». Come chiesto dalla minoranza diventa centrale, quindi, il diritto di scelta da parte dei cittadini. «È una vittoria dello spirito unitario, dell’ascolto e del dialogo che dovrà guidare anche i futuri passaggi parlamentari» spiega il senatore della minoranza Federico Fornaro.

Tornano al Senato, poi, alcune funzioni cancellate dalla riforma nel precedente passaggio parlamentare alla Camera. Nella nuova formulazione Palazzo Madama farà da raccordo con le «istituzioni territoriali» ed eserciterà «funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica», ma torna anche a valutare le politiche pubbliche «e l’attività delle pubbliche amministrazioni e verifica l’impatto delle politiche dell’Unione europea sui territori». Non solo. Come proposto dal terzo emendamento della maggioranza, il nuovo Senato avrà voce in capitolo anche per l’elezione dei giudici della Consulta. Dei 15 giudici della Corte Costituzionale, così, cinque saranno nominati dal presidente della Repubblica, cinque dalle supreme magistrature, tre dalla Camera dei deputati e due dal Senato.

Dei 15 giudici della Corte Costituzionale, così, cinque saranno nominati dal presidente della Repubblica, cinque dalle supreme magistrature, tre dalla Camera dei deputati e due dal Senato

Ma neppure la rinnovata intesa all’interno della maggioranza mette al riparo la riforma da altri imprevisti. A Palazzo Madama fanno discutere gli oltre 80 milioni di emendamenti presentati dalle opposizioni. Sessantamila circa sono stati presentati da Sel, un migliaio sono di Forza Italia e poco più di duecento del Movimento Cinque Stelle. Quasi tutti sono però opera del senatore leghista Roberto Calderoli, grazie a un apposito software in grado di “rimodulare” in migliaia di varianti lo stesso testo di riferimento.

Il rischio è che i tempi per l’approvazione della riforma si allunghino a dismisura, superando il limite del 15 ottobre indicato dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, che coincide con l’inizio della sessione di bilancio. La parola passa adesso al presidente del Senato Pietro Grasso, che dovrà decidere sull’ammissibilità degli emendamenti. Entro stasera terminerà la discussione generale sul provvedimento, ma l’inedito numero di modifiche potrebbe occupare gli uffici del Senato più del previsto. Intanto la mole di emendamenti presentati da Calderoli solletica la curiosità di molti osservatori. Appurato il record dell’iniziativa, di cui stamattina si è vantato il diretto interessato, c’è chi ha già calcolato il “peso” delle proposte di modifica. Stampati uno per pagina, come prevede il regolamento, i fascicoli dovrebbero superare le 800 tonnellate di carta. Abbastanza per preoccupare la maggioranza. Anche se l’ex ministro per le Riforme lancia allo stesso tempo pure ramoscelli d’ulivo: «Quando si creano» spiega Calderoli «dei problemi c’è sempre pronta una soluzione: se nelle prossime ore sull’articolo che riguarda le funzioni del Senato e sul federalismo (articolo 199) troveremo ascolto alle nostre richieste, credo che gli 82 milioni di emendamenti possono venire ritirati in tutto o in parte». 

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter