Al Bano: “L’Italia è un Paese vivo, ma solo in provincia”

Uno sguardo sul passato e sul presente da parte di un cantante che non ha nessuna intenzione di smettere: “Mi sento come un albero di ulivo”

La generazione dei trentenni, che chi scrive rappresenta più o meno onorevolmente, cerca conferme nel presente ed esempi nel passato. Soprattutto, un trentenne del 2015, continua a domandarsi se il proprio futuro sarà nel sole, se avrà felicità, e se ci sarà una nostalgia canaglia di quanto vissuto. In corsivo quattro canzoni che hanno segnato la carriera di Albano Carrisi, 50 anni vissuti di fronte al pubblico e al fianco di artisti che ancora oggi godono della sua stima, da Massimo Ranieri a Gianni Morandi, sino a quel Pippo Baudo che il cantante salentino non esita a definire “Pontefice della Televisione italiana”. La nostra lunga chiacchierata si apre e si risolve con riferimenti alla terra (intesa come viti e ulivi), e si colora di risentimenti autoriali. Vedi alla voce Michael Jackson.

Cinquant’anni di carriera e vai ancora in tournée: non ti sei stancato? E, permettimi, non credi che il pubblico si sia stancato di te?
L’età pesa più agli altri che a se stessi. Io non mi sono stancato, mi sento come un albero di ulivo: i frutti sono sempre quelli, l’oliva è sempre quella, piena di sostanza e di storia. Con l’età sono arrivate la maturità, la saggezza, è mutata la visione del mondo, quello sì.

D’accordo. Ma come ogni calciatore, anche per te arriverà il momento della partita d’addio. Chiuderai i conti a Sanremo?
Non ci penso nemmeno, sarebbe una boutade. Non sono di primo pelo, è vero, ma sono anche in ottima compagnia, pensa a Charles Aznavour, il numero uno dei numeri uno. Oppure guarda a casa nostra, Celentano, Morandi, lo stesso Arbore. Finché dura il sacro fuoco dell’arte, andiamo avanti.

 https://www.youtube.com/embed/jjSBXd91Wss/?rel=0&enablejsapi=1&autoplay=0&hl=it-IT 

Hai fatto dei nomi. Chi stimi oggi nella musica?
Massimo Ranieri su tutti. Tra le band credo che i Matia Bazar siano stati unici. Forse la televisione dovrebbe celebrarli più adeguatamente. Anche se…

Anche se?
La televisione è una grande scatola che raccoglie la nostra memoria. Non capisco perché a Pippo Baudo abbiano dato il pre-pensionamento. Lui ha saputo strutturare la Rai, dandole spessore. In Vaticano c’è un Papa, in Rai abbiamo avuto Pippo. Accostamento non casuale, perché anche Bergoglio non gode più di grandissima stima all’interno del suo ambiente. E perché anche lui, come Pippo, è amatissimo da un pubblico vasto e trasversale.

Sembra una dichiarazione d’amore.
Sai, la carriera mia e quella di Baudo sono quasi andate in parallelo. Sanremo è un palco che ci ha in qualche modo battezzati, Settevoci anche. Tu parli di amore, io penso che ci siamo sposati lo stesso anno, ma con donne diverse.

Attualità. Max Giusti ti ha imitato a Tale e Quale Show, però non hai gradito.
È andato fuori tema. Mi vanno bene le imitazioni, ma non amo le prese per il culo. Ho un carattere sanguigno, non potevo non reagire. Giusti ha esagerato con la parodia, con la macchietta. Mi pare che la trasmissione abbia sempre avuto ben altra mission.

Ti piace la tv italiana?
È lo specchio della realtà che viviamo, tra tg, inchieste e approfondimenti. Storicamente la tv rappresenta lo specchio dei tempi, se la società è questa mi pare assai difficile pensare a cambiamenti che siano rapidi, chiari e netti. Personalmente, apprezzo molto Quark e Virus, che ha in Nicola Porro un conduttore efficace ed equilibrato.

E ti piace la musica in tv?
Vedi, dai talent show sono usciti artisti validissimi, come Mengoni, Scanu, Emma, la Amoroso. Ultimamente credo però che quel genere di programmi abbia perso colpi.

Ci vorrebbe un talent per soli cantautori..
Bellissima idea, proponila. Potresti fare il direttore artistico, poi mi ospiti alla prima puntata. Vengo gratis, promesso. Magari canto “I cigni di Balaka”, pezzo che scrissi per Michael Jackson…

 https://www.youtube.com/embed/xvBhHwp84Xk/?rel=0&enablejsapi=1&autoplay=0&hl=it-IT 

Ti ho visto a Ti Lascio Una Canzone, proprio lì dove hanno lanciato Il Volo..
Fortissimi, vanno più forte all’estero perché la critica italiana ama da sempre mettere le pulci ai talenti di casa nostra che trovano presto il successo. Del resto, trovami un cantante in grado di convincere tutti. Probabilmente il fatto di avere contro una parte della critica rappresenta il modo migliore per migliorarsi.

Ah, la critica. Buona parte di essa detestava i tuoi “musicarelli”…
Ho ricordi fantastici di quel periodo, per me era quasi come timbrare il cartellino, ma non ero maturo per capire cosa stessi vivendo. Me ne resi conto con “Angeli senza paradiso”, si basava sulla vita di Franz Schubert. Che dire, un’esperienza terminata sul più bello.

Terminata, appunto.
Oggi quel genere di pellicole non avrebbe senso. È cambiata la realtà, tra droga, sesso, violenza, migranti. Da alcuni anni viviamo una trasformazione sociale pazzesca. I musicarelli erano fin troppo leggeri, non potranno esistere più.

Un paio di cose prima di chiudere. Sei un produttore di vino, il settore eno-gastronomico è l’unica o l’ultima speranza perché l’Italia possa ripartire?
È una delle grandi speranze, non l’unica. Sai, l’italiano non si arrende mai, quando meno te l’aspetti ti combina il miracolo, quasi di botto. Sono ottimista.

Un bicchiere di vino con un panino”, appunto. Quando felicità faceva rima con semplicità. Oggi tutti sembrano infelici e incazzati, non credi?
Prima di me l’ha detto Epicuro, è nella semplicità che risiede la chiave della felicità. O della serenità. Ricordo che scrissi quel pezzo sulle macerie degli anni ’70: la fine di un’epoca che pareva quasi un funerale corale. Non mi ritrovavo in quel messaggio negativo e non propositivo. La mia risposta fu “Felicità”. Detto questo, c’è da fare un distinguo: nelle grandi città si è perso il gusto delle cose semplici, ma in provincia l’Italia c’è, anche se un po’ ignorata. È un’Italia passionale, istintiva, un paese vivo, che vive di cose semplici e che riesce ad essere felice con poco.

X