Dicono che un giornalista dovrebbe avere il dono della sintesi. Magari recensire un album in pochissime righe. Maximilian (Universal Music) è l’ultimo lavoro di Max Gazzè, un disco a sinusoide, dove il protagonista non si presenta come Un Uomo Diverso (e meno male), bensì come un viaggiatore, Sul Fiume, intento ad osservare i cambiamenti del suo tempo, fuggendo da chi vorrebbe incollargli addosso una scomoda e pesante etichetta. E cantando la sua idea di presente, La Vita Com’è. Il futuro prossimo, invece, è un giro di concerti che partirà da Pescara (data zero) il prossimo 30 gennaio, per poi far saltare e suonare Bologna, Milano, Roma, Firenze e tanti altri spazi italiani.
Il musicista romano si appresta a festeggiare i suoi vent’anni di carriera, chiudendo così un primo cerchio importante: si colloca, infatti, nel 1996 la sua partecipazione al tour di Franco Battiato con il disco Contro Un’Onda Del Mare. A Gazzè il merito di aver colto il vero senso della musica, la partecipazione. Il Maestro aveva deciso di dargli un’opportunità, la stessa che negli anni a seguire lui ha deciso di concedere ad artisti emergenti come Levante e Tommaso Di Giulio. Ti Sembra Normale? A me sì.
Un disco a sinusoide, un saliscendi incuriosente: con Maximilian hai deciso di scappare da chi vorrebbe darti un’etichetta?
Indovinato, hai centrato il senso di questo ultimo viaggio. Volevo depistare qualsiasi forma di etichettatura: in Maximilian ho lavorato con svariati professionisti, l’ho fatto di proposito, proprio per creare delle contaminazioni. E’ uscito fuori un quadro tondo, con tanti colori, ma colmo di senso. Dieci canzoni con dieci colori diversi. Non è un album a tema, ma una bella miscela di parole, cose, persone e suoni.
In Mille Volte Ancora canti e suoni pensando a tuo figlio: dichiarazione d’amore di un padre e di maturità dell’artista?
Mi è sempre piaciuto cantare l’amore primordiale. Ma l’amore ha tante forme, ognuna delle quali merita di essere vissuta, compresa e, magari, sviluppata. La musica è una forma d’arte povera e riesce a inserirsi in questo processo, un processo dove la dichiarazione d’amore non è artefatta,costruita, ma istintiva. Il merito va ascritto alla libertà che la musica sa donare a chi ne fa uso.
Tre mesi di distanza tra l’uscita del disco e l’inizio del tour: un tempo importante. Come e a cosa lavorerai?
Ogni strumento sta al posto suo, sarà così anche nel tour. Da sempre amo produrre brani, senza ammucchiare: preferisco snellire da subito gli arrangiamenti, per evitare di snaturare il disco nellasua dimensione live. La tecnologia, seppur in minima parte, ci aiuterà a far suonare alla perfezionequesto nuovo giro di concerti. Ma Maximilian, così come alcuni lavori precedenti, è un album pensato sia per l’ascolto in salotto, sia per quello dal vivo.
Un Uomo Diverso ci induce a pensare al presente, senza pianificare il futuro: ragionamento che può valere anche per un giovane alla ricerca di una propria identità, sentimentale e professionale?
Il problema risiede nell’ansia di programmare la vita. Esistono troppi condizionamenti culturali che quasi impongono di programmare la propria esistenza, quando invece è proprio la vita ad agire. La vita si programma da sé, necessita di stimoli, non di aiuti. Il tempo va avanti, la vita propone cambiamenti, l’unico grande errore sarebbe quello di restare fermi. Bravo è colui che sa analizzare al meglio il presente, non chi si danna nella programmazione del futuro: i sogni smisurati gonfiano il cuore, ma rischiano di renderci inconcludenti e di farci perdere di vista l’essenza della vita. Il presente, appunto.
Sul Fiume richiama un po’ le atmosfere confidenziali di Mentre Dormi, che ne pensi?
Non la vedrei in questi termini. Ci sono riferimenti, analogie, non lo nego. Ma il testo va in un’altra direzione, così come la poetica. Inoltre, qui domina l’organo Hammond, mentre in Mentre Dormi c’era la chitarra acustica. Se proprio dovessi dare una definizione, direi che Sul Fiume è sì confidenziale come tu la stai inquadrando, ma più sull’onda degli anni sessanta. Sergio Endrigo, a riguardo, è più di un riferimento. Un’ispirazione. Anche per questo la ritengo una canzone quasi avulsa dal resto del disco, ha un linguaggio completamente diverso rispetto a tutti gli altri brani.
Tanti i giovani talenti, o presunti tali, partoriti dai talent show. Tu vai controcorrente e nel disco hai offerto un’opportunità a Tommaso Di Giulio…
Partiamo da un presupposto: i reduci dei talent vivono sulla scorta di una sovraesposizione. La televisione fa tanto, lo sappiamo bene. Certo, quei format stanno cercando di aggiustare un po’ il tiro: ora l’ideale sarebbe coinvolgere anche l’universo dei cantautori, purtroppo siamo lontani da innovazioni del genere. Ad esempio, sai come finirebbe se uno come Bob Dylan si presentasse a X-Factor?
No, ma immagino.
Lo caccerebbero fuori a pedate, non ci sono dubbi. Difficile, quindi invertire questa tendenza, più facile sostenere quei talenti che scelgono una strada diversa: tempo fa avevo deciso di dare una possibilità a Levante, facendole aprire i miei concerti, ora ecco Tommaso. Lui scrive cose interessanti e non l’aria del poeta maledetto. Può solo migliorare.
“Più facile sostenere quei talenti che scelgono una strada diversa: tempo fa avevo deciso di dare una possibilità a Levante, facendole aprire i miei concerti, ora ecco Tommaso”
..un po’ come fece con te Franco Battiato nell’ormai lontano 1996.
La storia si ripete? (ride) Quello che penso è che artisti come Claudia e Tommaso non dovranno portarsi dietro a vita l’etichetta di quelli che Max Gazzè ha aiutato nel proprio percorso artistico. Franco, all’epoca, mi concesse una bellissima opportunità, molto formativa. Io la colsi, costruendo in seguito la mia carriera, fase dopo fase. A lui continuo a volere molto bene, per me è come un padre.
A proposito. Altro brano estremamente attuale del disco è Teresa: qui il protagonista scappa dalla sua donna e si rifugia a casa dei genitori. Che rapporto hai con loro, alla soglia dei cinquant’anni?
Di grande rispetto e di immenso affetto. La frequentazione è poco assidua, va così da circa trent’anni. Ormai li vedo quasi come i nonni dei miei figli. Mi fa piacere sentirli, ricevere critiche e complimenti. Mia madre, ad esempio, vorrebbe che io scrivessi quasi esclusivamente canzoni d’amore. Ha 73 anni, resta una donna molto romantica. Quando posso, come vedi, soddisfo le sue richieste.
Chiudo. Un romano che vive e produce a Roma come vede presente e futuro della Capitale?
Non seguo molto la politica, non conosco a fondo le vicende legate a paradossi e inciuci della mia città. Sarò anche un cittadino “irresponsabile”, per carità, ma ho fatto la scelta di vivere dando importanza ad altre cose e cercando di dare il massimo nella mia professione e nel rapporto umano che, negli anni, sono riuscito ad instaurare con la gente.