Vivendo prima a Cambridge e poi a Londra Paolo si trova a praticare la professione di archeologo in un paese straniero dove le pratiche e le modalità sono a volte molto diverse da quelle del proprio paese di origine, sia a livello universitario, sia a livello privato. Per soddisfare le nostre curiosità su un lavoro così affascinante Paolo ci ha spiegato che cosa significa fare l’archeologo in Inghilterra.
Per fare l’archeologo a livello universitario nel Regno Unito si devono affrontare una serie di difficoltà. «In Inghilterra il mondo accademico soffre di problemi simili a quelli di cui soffrono i colleghi Italiani. Gli atenei sono saturi di dottori e ricercatori a contratto che cercano di farsi strada e uscire dal precariato ma i fondi non sono molti neanche qui e l’accademia non è di certo in espansione. La differenza principale, almeno nella mia esperienza, sta nel fatto che gli atenei britannici sono molto più aperti ai contesti internazionali e di conseguenza sono dei trampolini più efficaci se si è preparati a viaggiare parecchio e a spostarsi. Io ho lasciato l’università non appena finito il dottorato perché non mi andava più di lavorare per la gloria e l’onore di pubblicare la mia ricerca; avevo il bisogno e il desiderio di essere pagato in denaro per il mio lavoro e in base a un contratto ben preciso, perché purtroppo il precariato accademico impone spesso prestazioni estenuanti senza evidente possibilità di fuga e non è sempre detto che si venga pagati per i propri sforzi.
«In Inghilterra il mondo accademico soffre di problemi simili a quelli di cui soffrono i colleghi Italiani. La differenza sta nel fatto che gli atenei britannici sono molto più aperti ai contesti internazionali»
Nel ramo privato, le compagnie archeologiche per cui ho lavorato e lavoro tutt’ora operano nell’ambito della “Commercial Archaeology” che in Italia si chiama “archeologia preventiva”: per semplificare: un costruttore chiede il permesso di costruire presentando il progetto al “local planning authority” che in genere concede il permesso ponendo però delle condizioni specifiche in base al progetto o al sito dove si intende costruire. Per esempio se il costruttore chiede di costruire un palazzo in una zona in cui è attestata o sospettata la presenza di beni archeologici il “local planning authority” può chiedere una serie di interventi preventivi in base alle caratteristiche del sito e del progetto per prevenire o mitigare l’impatto che il progetto stesso può avere su eventuali reperti archeologici.
A questo punto Il costruttore si rivolge ad una compagnia archeologica che interviene per conto del costruttore svolgendo le ricerche – sia sul campo sia “desk-based” – richieste dalla “local authority”in modo da svincolare il progetto. Gli archeologi che lavorano per queste compagnie solitamente ricevono contratti mensili o trimestrali all’inizio del rapporto lavorativo con una ditta e se il rapporto procede indisturbato si passa a contratti progressivamente più lunghi fino al contratto a tempo indeterminato. L’archeologo di base ha fra le sue mansioni principali quelle di scavare e documentare aree di scavo specifiche che gli vengono assegnate, il “Site Supervisor” ha la responsabilità su piccoli progetti e sugli archeologi che lavorano con lui, sulla preparazione del rapporto di scavo ed l’eventuale pubblicazione, il “Project Officer” in genere ha responsabilità simili al Supervisor ma su siti più grandi e su uno o più supervisor – o archeologi di base, il “Project Manager” ha responsabilità gestionali e amministrative su vari progetti contemporaneamente oltre che il compito di partecipare alle gare d’appalto.
«In Inghilterra molti archeologi si lamentano perché rispetto ad altre professioni che richiedono una laurea vengono pagati relativamente poco. Devi costantemente cercare finanziamenti per il tuo progetto e il senso di precarietà non ti abbandona fino a quando ottieni un posto da ricercatore»
Qui molti archeologi si lamentano perché rispetto ad altre professioni che richiedono una laurea vengono pagati relativamente poco, la paga al livello base si aggira intorno alle 17-18 mila sterline annue e al top della carriera non supera le 45-50 mila annuali. Rispetto al contesto accademico in cui devi costantemente cercare finanziamenti per il tuo progetto e il senso di precarietà non ti abbandona fino a quando ottieni un posto da ricercatore, io mi sono trovato molto bene in “Commercial Archaeology”, passando quasi subito a contratti a tempo indeterminato inclusivi di ferie, malattia, e altri benefici che sono molto rari in Italia, dove la legislazione riguardante l’archeologia preventiva è percepita in maniera diversa a seconda delle regole regionali, provinciali e comunali”.
Pare quindi che l’Inghilterra sia un buon posto se si sceglie di fare l’archeologo, ma lo è anche se si decide di avere dei bambini?
(Paolo ce lo racconterà nella puntata di sabato prossimo di questa storia Expat)
IN INGLESE
QUI l’audio
Living first in Cambridge and then in London, Paolo is to practice his profession of archaeologist in a foreign country where practices and methods are sometimes very different from those of his home country, both at a university level and in private. In order to satisfy our curiosity about this fascinating job, Paolo explained to us what it means to be an archaeologist in England.
If you want to be an archaeologist at a university level in the UK, you will need to face a series of difficulties. “In England, the academic world is suffering from problems similar to those suffered by the Italian colleagues. Universities here are saturated with doctors and researchers under a contract who try to make their own way out of insecurity, but here the funds are not many either and the academy is certainly not expanding. The main difference, at least in my experience, is that British universities are much more open to international contexts and are therefore most effective trampolines if you are prepared to travel a lot and move. As soon as I finished my PhD I left college because I didn’t want to work for the glory and the honor to publish my research anymore – I was longing so bad to be paid in money for my work and to have a very precise contract, because unfortunately academic precariousness often requires exhausting performances without obvious means of escape and you’re not always paid for your efforts.
In the private field, the companies I’ve worked for and still work for now operate in the sector of “Commercial Archaeology” which is called ‘preventive archeology’ in Italy. In a nutshell, a manufacturer applies for permission to build presenting the project to the “local planning authority” which usually grants permission, but sets specific conditions according to the project or the site where building is meant to be carried out. For example, if the manufacturer wishes to build in an area where the presence of archaeological evidence is certified or suspected, the ‘local planning authority’ can ask for a series of preventive interventions according to the characteristics of the site and the project in order to prevent or mitigate the impact the project may have on any archaeological finds. Now the manufacturer turns to an archaeological company that does all the research needed on behalf of the manufacturer – both on the spot, and “desk-based” – required by the ‘local authority’ in order to release the project. The archaeologists who work for these companies usually receive monthly or quarterly contracts at the beginning of the employment relationship with a company, and if everything proceeds undisturbed, they switch to progressively longer contracts until a permanent one. Among its main tasks, a basic archaeologist has to excavate and furnish proof of the specific areas of excavation assigned, while the “Site Supervisor” has the responsibility of small projects and of the archaeologists who work with him on the preparation of the report of the excavation and the possible publication. Then, the “Project Officer” has generally similar responsibilities to the Supervisor but of larger sites and one or more supervisors – or basic archaeologists. Finally, the “Project Manager” has management and administrative responsibilities on various projects at the same time, and the task to participate in tenders. Here many archaeologists complain because compared to other professions requiring a college degree, they’re not paid as they should be. The pay for a basic level is around £17,000-£18,000 a year and at the top of their career it won’t exceed £45,000-£50,000 yearly. Compared to the academic context where you constantly have to seek funding for your project and the sense of insecurity won’t abandon you until you get a job as a researcher, I have to say I fitted in “Commercial Archaeology” quite well – I almost immediately got permanent work contracts inclusive of holidays, illness, and other benefits that are very rare in Italy, where legislation concerning preventive archeology is perceived differently depending on regional, provincial and municipal rules. “
England seems to be a good place if you choose to be an archaeologist, but what if you decide to have kids?
(Paolo is going to tell us all about it in next Saturday’s episode of this Expat story)
Clicca qui per leggere le pillole d’inglese e per fare gli esercizi relativi alle regole di grammatica contenute in questo brano.