TaccolaPer qualche panettone in più: tante riforme, pochi consumi

Un panettone in più: questo è il risultato sui consumi natalizi del Jobs Act e delle altre riforme renziane. Ma Confcommercio avverte: nel 2017 ci potremo svegliare con nuove tasse e consumi frenati

A fare il gufo c’è solo la Deloitte, che dando un dolore al presidente del Consiglio ha previsto un calo del 3% della spesa degli italiani per Natale. È stata l’unica. Commercianti, esercenti e perfino le associazioni di consumatori hanno usato toni da fine della guerra per descrivere la stagione degli acquisti festivi. I più ottimisti sono stati quelli di Confcommercio, che hanno stimato una spesa media in salita del 5 per cento. A metà strada i consumatori del Codacons (+2,5%) e infine Confesercenti, che si è fermata a un più timido +0,9 per cento. La ripresa dei consumi quindi ci sarà, e sarà la prima inversione di tendenza dal 2009. Ma la svolta è piccola, rispetto alle attese, e potrebbe essere un fuoco di paglia. L’allarme viene proprio da chi vede più rosa queste festività, l’ufficio studi di Confcommercio.

L’inversione di tendenza vale otto euro

Partiamo da un dato: 166 euro è la spesa media per i consumi natalizi (solo regali) prevista dall’associazione dei commercianti. Sono 8 euro in più dei 158 euro dell’anno passato, come un panettone di fascia media. Ma se il confronto si estende al 2009, la spesa è ancora inferiore del 30 per cento. Chi si attendeva una spinta dirompente sugli acquisti natalizi delle tredicesime arrivate dalla stabilizzazione dei contratti permesse dal Jobs Act (restrizioni sui cocopro a favore dei contratti a termine e contratti a tutele crescenti, entrambi con tredicesime previste), è rimasto deluso. Dicono i dati Confcommercio che l’aumento del conto complessivo delle tredicesime sarà solo dell’1,2%, ossia 400 milioni di euro, stessa cifra che rimane da spendere in più dopo aver pagato le tasse del mese. Come ha ricordato la Cgia di Mestre, a far salire le tredicesime sono soprattutto i rinnovi contrattuali, che hanno assicurato aumenti retributivi dell’1,14 per cento. Di fatto, l’effetto delle tredicesime del Jobs Act sui pacchi natalizi è nullo.

La ripresa dei consumi quindi ci sarà, e sarà la prima inversione di tendenza dal 2009. Ma la svolta è piccola, rispetto alle attese, e potrebbe essere un fuoco di paglia

Alla stima del 5% di crescita di spesa media per Natale Confcommercio arriva dopo 10 anni di indagini che mettono in relazione l’andamento durante l’anno e quello di dicembre. E l’aumento dei consumi nel 2015 è stato di poco più dell’1 per cento, non molto in un anno in cui il petrolio è a prezzi stracciati, sono stati assunti 20mila precari della scuola ed è stato rinnovato il bonus da 80 euro. «Noi e Confindustria siamo stati delusi da quello che è successo nel 2015 – commenta Mariano Bella, direttore dell’ufficio studi di Confcommercio -. L’impatto del petrolio sarebbe dovuto essere maggiore. Non abbiamo una spiegazione perfetta di quello che è successo». Confindustria, in particolare, all’inizio del 2015 aveva sorpreso tutti, immaginando che il triplice effetto di calo del greggio, quantitative easing e cambio favorevole avrebbe dato una spinta per l’Italia pari al 2,1% del Pil nel 2015 e a un aggiuntivo 2,5% nel 2016.

Il 2016 dell’ottimismo

Siamo condannati al pessimismo? No, perché il 2016 potrebbe dare soddisfazioni. Lo dicono gli indici di fiducia delle famiglie, che oggi è 20 punti percentuali più alta di un anno fa, e le stime di Confcommercio: per tutto l’anno prossimo dovrebbero essere 460 gli euro aggiuntivi destinati ai consumi, rispetto ai minimi toccati quest’anno. Contribuiranno, spiegano dall’associazione di categoria, l’abolizione della Tasi, alcune misure di contrasto alla povertà e soprattutto la Corte Costituzionale, che con le sue sentenze relative alla rivalutazioni delle pensioni alte (tra tre e sei volte il minimo nella mediazione trovata poi dal governo) e degli stipendi dei dipendenti pubblici darà una mano ai consumi. Saranno mance, compresa quella da 500 euro attesa per i 18enni, che forse non avranno effetti sulla crescita ma potranno averla sulle spese. «Continuiamo ad avere un eccesso di carico fiscale e deficit di legalità, burocrazia, logistica – dice Bella -. Ma se tutte le previsioni per il 2016 si realizzeranno, stimiamo 5 miliardi di maggiori risorse per i consumi».

«Noi e Confindustria siamo stati delusi da quello che è successo nel 2015. L’impatto del petrolio sarebbe dovuto essere maggiore. Non abbiamo una spiegazione perfetta di quello che è successo».


Mariano Bella, direttore dell’ufficio studi di Confcommercio –

Un 2017 da brivido

Rimangono però punti interrogativi sul futuro, legati a quello che l’Europa deciderà sui nostri conti pubblici. Quest’anno le clausole di salvaguardia – che avrebbero imposto aumenti automatici di Iva e accise – sono state neutralizzate. Ma si riproporranno nel 2017 e 2018, per un totale di 34 miliardi di euro. Gli effetti della legge di Stabilità sul deficit arriveranno a 50 miliardi tra 2016, 2017 e 2018. E questo preoccupa molto i commercianti. «Per ora tutta la manovra è fatta in deficit – commenta Bella -. Va bene dire “basta austerity”, ma è difficile che ci siano le condizioni per fare nuovo deficit anche i prossimi anni. Qualche esponente del governo dice che qualche problema potrebbe occorrere nel 2017. Dobbiamo evitarlo a tutti i costi e la strada è una: tagliare le spese, ben oltre quello che è stato fatto fino ad ora».

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