Biohacking: così la tecnologia sta già “aumentando” il nostro corpo

Un biohacker è colui che applica l’etica hacker ai sistemi biologici. C’è chi usa le tecnologie per migliorarsi a chi la usa per controllare alcuni parametri vitali. Così sono nate le bussole e chi per pagare a distanza. Sono applicazioni di frontiera, che non a caso spaventano

Se nei momenti di relax, alcuni anni fa, ero solito leggere un libro, oggi passo quel tempo a navigare online, cercando spunti di riflessione interessanti (e a volte tutt’altro che rilassanti). Durante uno di questi zapping digitali mi sono imbattuto in un video che, per l’argomento che affrontava, mi toccava molto da vicino. Si trattava di un intervento dal titolo Biohacking and the Connected Body di Hannes Sjoblad e, tra gli spunti interessanti cui accennavo sopra, uno mi ha colpito in particolar modo: possiamo dire di vivere già nell’età dei cyborg? Dove per cyborg non parliamo, ovviamente, dei protagonisti dei film di fantascienza che più amiamo, quanto piuttosto di persone che decidono di aumentare se stesse, potenziando dei limiti o sopperendo a delle disabilità. In altri termini ed essendo volutamente riduttivi: biohacking.

Caliamo la domanda in una sfera più quotidiana, cercando allo stesso tempo di darle una risposta: siete usciti di casa questa mattina presto, avete preso un mezzo pubblico, o la vostra auto, o avete passeggiato. Nel fare queste semplici cose, probabilmente, avete incontrato almeno 3 cyborg e la cosa più sorprendente è che non solo la cosa non vi ha spaventato, ma non ci avete fatto neanche caso.

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È indubbio che nel futuro i tentativi di biohacking o, più generalmente, di interconnettere il corpo con il mondo esterno tramite e con la tecnologia saranno sempre più diffusi. La domanda con cui ci troveremo spesso ad avere a che fare è quanto siamo d’accordo nell’utilizzare la tecnologia per migliorare il nostro corpo

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