Al liceo ero molto appassionato di musica. Acquistavo riviste specializzate, programmavo con attenzione gli acquisti di cd, scambiavo con gli amici le cassette degli album più belli. Questa cura era determinata dalla relativa difficoltà di accesso all’ascolto. In una parola: dalla scarsità.
Oggi sono sempre molto appassionato di musica. Investo mensilmente la metà del costo di un solo cd per avere un abbonamento che mi consente di avere quasi tutto ciò che amo ascoltare. Mi permette anche di scoprire nuovi generi, mi fornisce suggerimenti coerenti con i miei gusti e mi accompagna ovunque attraverso qualsiasi device.
La musica è diventata per me abbondante. Lo stesso è accaduto per la fotografia, la lettura, l’informazione e buona parte dei consumi personali.
Stiamo assistendo a un vero e proprio cambio di paradigma, dalla scarsità all’abbondanza, dovuto alle tecnologie digitali, che sta progressivamente permeando il mondo fisico.
Peter Diamandis, co-fondatore della Singularity University e studioso della mentalità dell’abbondanza, snocciola alcuni dati: negli ultimi 50 anni la popolazione mondiale è raddoppiata, ma il PIL pro-capite triplicato; un guerriero Masai oggi ha a disposizione una comunicazione mobile nettamente migliore di quella di cui disponeva Reagan 30 anni fa e, attraverso Google, è in grado di accedere a più informazioni di quelle che aveva Clinton 20 anni fa.