“I leader delle future generazioni devono assolutamente studiare lo zen”: di questo è convinto Steve Chang, CEO del colosso mondiale della sicurezza online Trend Micro. Ma anche Steve Jobs aveva infuso i principi dello zen in Apple, a partire dal design minimale dei prodotti; o ancora Google raccomanda ai propri dipendenti di prendersi delle pause dal lavoro frenetico, magari bevendo una tazza di tè, rituale di meditazione (kissako) diffuso nella filosofia orientale. Da questi e altri esempi prende il via Manuale di un monaco buddhista per avere successo sul lavoro di Kiyohiko Shimazu, appena pubblicato da Vallardi: secondo l’autore, manager giapponese divenuto monaco buddhista dopo il terremoto del 2011, conoscere il linguaggio zen aiuta a ritrovare il ritmo giusto, stimolare la creatività, ma soprattutto conoscere sé stessi e relazionarsi meglio con gli altri.
Lo zen affonda le sue radici nel buddhismo storico nato nel V secolo in India ma, passando per la Cina, attecchisce in Giappone attorno al XII secolo. Fu solo però nel Novecento che questa filosofia uscì dai confini nazionali per diffondersi in tutto il mondo, e ora torna in terra nipponica dove sta vivendo una seconda giovinezza, in quella che Kiyohiko chiama “l’epoca del cuore e della mente”. In un periodo difficile dal punto di vista economico e finanziario, e in un Paese come il Giappone in cui le gerarchie e i valori legati al lavoro sono esasperati all’inverosimile, gli uomini d’affari si rivolgono allo zen come soluzione alla ricerca dell’essenza autentica.
Per l’autore di questo Manuale, “il fondamento dello zen sta in una comunicazione in grado di creare un legame fra le persone”, anche perché “quando riusciamo a trovare il nostro equilibrio interiore siamo in grado di cambiare sia il presente che il futuro”. Dette così sembrano concezioni estremamente astratte, invece questo libro aiuta a percorrere la via dello zen attraverso momenti concreti, pratiche che ognuno di noi può applicare quotidianamente per rendere più equilibrato il luogo di lavoro. Vediamone alcune.
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