Trasformare il dolore in una risorsa: ecco la resilienza

Tutti sono bravi a navigare quando il mare è tranquillo, ma è quando il vento ti soffia contro che si vede davvero il carattere. Bisogna accettare il dolore senza rimuoverlo e crescere attraverso la difficoltà e come nel calcio "trasformare l'azione da difensiva in offensiva"

Dell’idea di resilienza – da qualche tempo così popolare – sto probabilmente facendo un uso non molto ortodosso: ma credo che ogni grande idea debba sempre, per non diventare lo stereotipo di se stessa, lasciarsi in qualche modo allungare, allargare, espandere. È in questo senso che alla declinazione psicologica e a quella più tecnica e ingegneristica di resilienza preferisco una lettura sportiva: quella che nel gergo dei commentatori suona come “trasformare l’azione da difensiva in offensiva”. Può sembrare una forzatura impropria: ma permettetemi di considerarla invece una necessaria evoluzione.

Tutti sono bravi a navigare quando il mare è tranquillo, ma è quando il vento ti soffia contro, quando ti ritrovi sotto grande pressione, quando le circostanze non sono per nulla favorevoli, che si vede davvero il carattere

Ma prima di spingerci in alto e in avanti, cominciamo dalle fondamenta. Possiamo parlare di relazioni sentimentali, di talenti sportivi e/o artistici, di progetti e lavori, di mille altre cose diversissime, ma alla fine c’è sempre una regola che vale per tutte: più o meno tutti sono bravi a navigare quando il mare è tranquillo, ma è quando il vento ti soffia contro, quando ti ritrovi sotto grande pressione, quando le circostanze non sono per nulla favorevoli, che si vede davvero il carattere, la forza, la natura di una persona o di una relazione o di un progetto.

Tutti conosciamo gente – potete stare certi che ce n’è qualcuno nel raggio di trenta metri dal punto in cui vi trovate ora – che in condizioni di benessere ostenta sicurezza e che puntualmente si sgretola quando si trova ad affrontare scelte più ardue. Tutti conosciamo matrimoni e passioni e storie d’“amore” – fate conto ancora quei trenta metri – che stanno in piedi solo finché non tira vento.

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