Alfabeto, con il bancario l’appuntamento è all’ufficio digitale

Sulla piattaforma lanciata da Fideuram (gruppo Intesa Sanpaolo) il cliente vede la propria posizione finanziaria complessiva, l’andamento degli investimenti e la reportistica di dettaglio. Ma soprattutto può chattare e fare co-browsing con i propri consulenti, come se fosse in ufficio

Si chiama robo-advisory, ma forse è più facile definirla consulenza finanziaria virtuale e automatizzata. Di fatto si tratta di consulenti virtuali che in modo automatizzato, o quasi, aiutano gli investitori a gestire al meglio i propri risparmi, proponendo dei portafogli ottimizzati partendo da algoritmi di risk management e asset allocation, con una parcella definita e a basso costo. Il robo-advisor classifica il cliente in base al suo profilo di rischio e va a identificare la combinazione rischio-rendimento che meglio gli si adatta.

È un’innovazione che arriva dagli Stati Uniti d’America, ovviamente, dove ha riscosso grandissimo successo: i dati raccontano che lo scorso anno le masse gestite dai robo-advisor ammontavano nel 2016 a 0,3 trilioni di dollari e la stima è che entro il 2020 possano raggiungere i 2,2 trilioni, pari a circa il 5% del patrimonio gestito.

In Italia, lo scorso anno, si contavano ancora pochi player e stimare il successo dei robo-advisor non era impresa semplice. Più semplice capire quanto il mercato italiano fosse attrattivo, invece: il 5% di una ricchezza finanziaria stimata in 10mila miliardi di euro sono 500 miliardi. Non esattamente briciole.

Un caso esemplificativo, in questo senso, c’è: è quello di Alfabeto, piattaforma web di consulenza di Fideuram, società del Gruppo Intesa Sanpaolo. In questo caso, però non si tratta di una semplice piattaforma informatica, né di un algoritmo che sostituisce il rapporto tra cliente e consulente, intendiamoci. Di fatto Alfabeto è un canale di relazione complementare per una rete che conta già oggi oltre 2.300 consulenti finanziari e private banker registrati, circa 53.000 clienti serviti e più di 10.200 app scaricate su mobile.

È un’innovazione che arriva dagli Stati Uniti d’America, dove ha riscosso grandissimo successo: la stima è che entro il 2020 le masse gestite dai robo-advisor possano raggiungere i 2,2 trilioni, pari a circa il 5% del patrimonio gestito

Lanciata nella primavera del 2016, dopo circa un anno di lavoro per lo sviluppo in-house, Alfabeto è pensata soprattutto per gli investitori millenial, concilia digitalizzazione e personalizzazione della relazione e ha l’obiettivo ambizioso di spostare gradualmente tutta la rete verso l’utilizzo della piattaforma: un progetto di lungo periodo e in continua evoluzione e – per definizione – una piattaforma digitale che si evolve con l’evolvere delle esigenze di clienti e consulenti. Sono previsti anche prodotti dedicati ad Alfabeto che – per la sua unicità – rappresenta un punto di riferimento, in Italia e non solo, sul versante del digital advisory.

Tramite Alfabeto il cliente accede ad aree informative pubbliche e a contenuti riservati, può quindi esaminare rendicontazioni, documentazione sui propri investimenti, proposte ricevute e report sugli incontri (di persona o virtuali) con il proprio consulente, la propria posizione finanziaria complessiva, con grafici e le visure del mix di portafoglio, andamento degli investimenti e reportistica di dettaglio, fino al singolo prodotto. Di fatto, un “ufficio digitale” che permette a consulente e cliente di condividere informazioni di comunicare tramite chat o video-chiamata, e addirittura di sfruttare innovative funzionalità di co-browsing per navigare assieme rendiconti, portafoglio finanziario e proposte di investimento, fino alla loro approvazione tramite firma elettronica. Robot, insomma, ma col volto umano. Un altro modo di fare innovazione, in fondo.

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