«Nessun accordo con Renzi, noi radicali chiediamo un voto per l’Europa»

Parla il segretario Magi: «Domani presentiamo la lista +Europa, una sfida controcorrente. Nessuna intesa con il centrosinistra, con il Pd siamo distanti su diritti e immigrazione. Ma alle elezioni rischiamo di non esserci: una pessima legge ci impone una folle raccolta firme»

«Giovedì presenteremo la lista +Europa». Il segretario Riccardo Magi anticipa la nuova sfida politica di Radicali Italiani: un progetto europeista con la presenza Emma Bonino e Benedetto Della Vedova. La coalizione di centrosinistra è solo un’ipotesi, nonostante le indiscrezioni uscite sui giornali. «È vero, abbiamo incontrato Renzi. Ma con il Pd non c’è alcun accordo. Per ora andiamo avanti da soli». Del resto con il Partito democratico le distanze restano evidenti, dal tema dei diritti a quello dell’immigrazione. «Ai vertici del Nazareno abbiamo fatto un’unica richiesta – rivela Magi – entro la legislatura bisogna approvare Ius Soli e testamento biologico».

Segretario Magi, giovedì nasce ufficialmente +Europa. Di cosa si tratta?
È una lista elettorale in linea con la mozione approvata all’ultimo congresso di Radicali italiani. Una sfida per rilanciare il progetto degli Stati Uniti d’Europa. Per noi quella dell’integrazione europea resa una priorità: è necessaria per affrontare responsabilmente le grandi questioni del nostro tempo, ma anche per affrontare la crescita di nazionalismi e populismi. È vero, la nostra è un’iniziativa controcorrente, rischiosa. Ma se non rilanciamo adesso la questione europea, tra qualche anno potrebbe essere troppo tardi.

Il vero tema politico oggi è l’europeismo?
Oggi molti cittadini non vanno più a votare, il nostro progetto si rivolge proprio a loro. +Europa rappresenta l’unica, vera, nuova offerta politica. Gli elettori non si riconoscono più nella contrapposizione tra destra e sinistra. E hanno ragione. Il discrimine è tra coloro che vogliono rinchiudersi entro i propri confini nazionali e chi pensa si debbano superare queste barriere. I sovranismi sono una conseguenza della crisi degli stati nazionali. Per noi, però, le risposte devono guardare oltre i singoli paesi. Occorre ribaltare la retorica del “ce lo chiede l’Europa” e dire con forza cosa l’Europa ha fatto e può fare per ciascuno di noi e per l’Italia. È tempo di dire che per guardare al futuro non serve meno Europa, anzi. Per avere più crescita, più diritti, più democrazia, più libertà, più rispetto dell’ambiente serve più Europa. La nostra è una sfida a molti luoghi comuni che ormai accomunano i leader dei principali partiti.

Chi farà parte di questa sfida?
Noi Radicali Italiani stiamo lavorando con i promotori di Forza Europa, la realtà animata da Benedetto Della Vedova. Nelle prossime settimane potrebbero esserci anche altri nomi. È un’iniziativa aperta a chiunque condivida la necessità di una maggiore integrazione europea.

«Non abbiamo siglato accordi. Per anni non c’è stata alcuna interlocuzione con il Pd e il suo segretario. La scorsa settimana Renzi ha chiesto di incontrarci e abbiamo misurato le notevoli distanze che ci separano. A partire dalla questione dei diritti, su cui abbiamo avanzato una richiesta specifica: questa legislatura non si deve chiudere dopo la legge di Stabilità. Bisogna approvare Ius Soli e testamento biologico»

Intanto avete incontrato Matteo Renzi e siglato un accordo con il Pd.
Veramente non abbiamo siglato accordi. Nonostante le nostre richieste, per anni non c’è stata alcuna interlocuzione politica con il Pd e il suo segretario. La scorsa settimana Renzi ha chiesto di incontrarci: abbiamo accettato, gli abbiamo spiegato perché stiamo lavorando a questa lista e quali sono le nostre priorità. Ma abbiamo anche misurato con lui le notevoli distanze che ci separano. A partire dalla questione dei diritti, su cui abbiamo avanzato una richiesta specifica: questa legislatura non si deve chiudere dopo la legge di Stabilità. Bisogna approvare Ius Soli e testamento biologico, le condizioni ci sono.

E il Pd che vi ha risposto?
Renzi ha assicurato che faranno l’impossibile per approvare questi due provvedimenti. Sono due norme di civiltà, per noi hanno un’importanza particolare.

Tema immigrazione, la vostra linea è diversa da quella del ministro Minniti.
Nell’incontro con i vertici del Pd abbiamo espresso un giudizio molto duro e netto sulle politiche del governo in Libia. Il capitolo delle politiche sull’immigrazione che riguardava integrazione ed inclusione è stato anticipato dal premier Gentiloni ma è rimasto lettera morta. Non abbiamo ancora capito cosa vuole fare il Partito democratico. Possiamo considerare fallita la legge Bossi-Fini? La vogliamo superare? Come Radicali italiani abbiamo portato avanti, insieme alle più autorevoli organizzazioni del terzo settore laico e cattolico che si occupano di immigrazione, una grande campagna: “Ero straniero”. Poche settimane fa abbiamo consegnato alla Camera novantamila firme a sostegno di una proposta che offre gli strumenti per risolvere la questione dei migranti. Aprendo canali legali di ingresso nel nostro Paese e facendo incontrare, finalmente governandole, domanda e offerta di lavoro. Il Pd da che parte sta?

Ius soli, testamento biologico, immigrazione. Senza un accordo su questi temi i radicali non entreranno nella coalizione del centrosinistra?
Certo, per noi sono questioni dirimenti. Ma veniamo da anni in cui non c’è stato alcun dialogo con il Partito democratico. Quello della settimana scorsa è stato solo un primo incontro. È ancora presto per parlare di possibili coalizioni.

«In Italia ogni volta succede la stessa cosa. Le forze politiche presenti in Parlamento si costruiscono leggi elettorali su misura, per tutelarsi. I movimenti politici nuovi, come il nostro, avranno un mese di tempo, sotto Natale, per raccogliere 45mila firme in tutti i collegi plurinominali. Una follia»

Quali altre distanze vi allontanano da un’intesa con il Partito democratico?
C’è il tema della giustizia: nonostante gli sforzi del ministro Orlando la situazione delle carceri resta ancora molto critica. E poi c’è una questione economica. La richiesta del Pd di avere maggiori margini di flessibilità in Europa è profondamente sbagliata. Anzi, a Renzi abbiamo proposto il congelamento della spesa pubblica almeno per la prima parte della prossima legislatura. Se ci si riesce, in un secondo momento si potrà pensare a un alleggerimento della pressione fiscale. Ma tagliare le tasse e aumentare la spesa solo per finanziare bonus e agevolazioni non ci sembra la strada giusta.

Non c’è solo il Partito democratico. Dell’alleanza di centrosinistra potrebbero far parte anche realtà molto lontane da voi, come Alternativa Popolare di Angelino Alfano. Come si costruisce un’intesa con loro?
E infatti noi stiamo costruendo una lista europeista con determinazione, entusiasmo e in maniera autonoma. Questa pessima legge elettorale obbliga, di fatto, ad apparentamenti. Ma in questo momento per noi non esistono le condizioni per questo tipo di intese.

Ultimo problema, la raccolta firme. Con le regole attuali +Europa rischia di rimanere fuori dalla competizione elettorale.
In Italia ogni volta succede la stessa cosa. Le forze politiche presenti in Parlamento si costruiscono leggi elettorali su misura, per tutelarsi. E così chi è già rappresentato dentro le Camere ha un’esenzione per la raccolta delle firme. I movimenti politici nuovi come il nostro, no.

Perché è un problema?
Al momento non conosciamo neppure quali saranno i collegi plurinominali nei quali dovremmo raccogliere le firme. Li sta predisponendo il Viminale, saranno resi noti a metà dicembre. Se davvero andremo al voto a marzo, si dovranno completare le procedure entro gennaio. In pratica avremo un mese di tempo, sotto Natale, per raccogliere tutte le firme con le vecchie modalità: manualmente e alla presenza di un autenticatore. Una follia. Stiamo parlando di circa 800 firme per ognuno dei 70 collegi plurinominali, in totale circa 45mila sottoscrizioni. Anche per questo con Della Vedova e Bonino abbiamo scritto una lettera al presidente del Consiglio e al Quirinale in cui chiediamo un intervento normativo almeno in parte riparatorio. Un decreto per dimezzare il numero di firme richieste per presentarsi alle elezioni e per avviare finalmente la sperimentazione della firma digitale. Non lo chiediamo per noi, è una questione democratica.

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