Aboliamo la neolingua degli annunci di lavoro (e ricominciamo a scriverli in italiano)

Ridondanti, oscuri, barocchi, burocratici: le offerte di lavoro sono un incubo per chi deve tradurre cosa l’azienda stia cercando. Una modesta proposta per tornare a parlare chiaro, anche ai disoccupati

Gli annunci di ricerca di personale e la descrizioni delle attività, in aziendalese “funzioni”, delle persone sono un’area dove l’oscura lingua fa grande sfoggio.

Tanto che alla fine ti chiedi se in quell’ azienda lavorino persone o macchine!

Vengo a un primo esempio.

Leggo sul sito che un’azienda ricerca una figura (e chiamarla persona no?) che curi:

  • La comunicazione con il management aziendale con trasferimento d’informazioni rilevanti relative ai clienti, al business e ai competitors”.

Cosa deve fare questo poveretto?!

Management aziendale: via “aziendale” perché se è management è ovvio, anche dal senso della frase, che è quello dell’azienda scrivente.

Con trasferimento d’informazioni: cioè deve trasferire delle informazioni al management.
Potremmo dire quindi “per passare – dare – fornire – informazioni”, perché “trasferire” suona barocco, spento e burocratico.

Peraltro “trasferimento” è un sostantivo: si deve usare il verbo all’infinito che come tale, meglio di un sostantivo, dà senso di azione e vivacità alla frase. Insomma ti fa capire che questa “figura” non è un passacarte solo, ma una persona che deve avere pensiero e iniziativa.

I verbi danno vita, usiamoli!

In più l’idea che traspare, non ne abbiamo certezza piena ma possiamo presumerlo, è che queste informazioni debbano essere sempre nuove, in caso contrario servirebbe un archivista.

Immaginiamo che il management dell’azienda in questione, impegnato su più fronti, abbia bisogno di essere aggiornato grazie all’attività di analisi e scrematura in capo al neo assunto.

Allora diciamolo. Usiamo il verbo “aggiornare”.

Relative ai: sostituibili con un semplice “su”.

Competitors: parola inglese plurale via la “s”.

La frase diventa:

  • La comunicazione con il management per aggiornarlo su clienti, business e competitor”.

Il 25% in meno di parole vuol dire: un quarto del tempo nello scrivere, un quarto del tempo nel leggere, un quarto di vita non sprecata. C’è di cui meditare

Mi sono imbattuta anche in questo annuncio.

Per azienda operante nel settore della grande distribuzione organizzata / elettronica di consumo cerchiamo un/una Allievo direttore di punto vendita.

Il/la candidato/a ideale, in possesso di laurea, ha maturato almeno due anni di esperienza in aziende operanti nel settore della GDO”.

Bene, vediamo anche qui di scrollarci un po’ di dosso l’atmosfera ottocentesca di gozzaniana memoria che ci avvolge dopo averlo letto.

Le buone cose di pessimo gusto.

Operante: superfluo. La frase scorre bene anche omettendolo.

In possesso di laurea: a casa mia si direbbe “laureato”.
Se voi incontraste qualcuno che vi dicesse: “Sai, ora sono in possesso di laurea”, non vi verrebbe voglia di chiedergli dove l’ha presa, in modo da evitare con accuratezza il prestigioso ateneo?!

Ha maturato almeno due anni di esperienza: ossia “ha lavorato almeno due anni”.

In aziende operanti nel settore della GDO: ossia “in aziende del settore”.

Ultima nota: prima l’annuncio parla di “grande distribuzione organizzata” e poi due righe sotto di “GDO”. Poiché l’annuncio è su un sito di settore si poteva tranquillamente scrivere fin da subito “GDO”.

La frase passa da 41 parole a 29, ossia un 25% in meno:

  • Per azienda del settore della GDO / elettronica di consumo cerchiamo un/una Allievo direttore di punto vendita. Il/la candidato/a ideale, laureato/a, ha lavorato almeno due anni in aziende del settore.

Il 25% in meno di parole vuol dire: un quarto del tempo nello scrivere, un quarto del tempo nel leggere, un quarto di vita non sprecata.

C’è di cui meditare.

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