È provato scientificamente che quella capacità che spesso ci siamo attribuiti, quella di fare più cose contemporaneamente, detta multitasking, non esiste, è un’illusione di uno stato d’essere molto più simile alla dispersione energetica e di attenzione piuttosto che a una vera e propria capacità lavorativa. Viene detta, infatti, C.A.P. ossia acronimo di Continous Partial Attention, in italiano attenzione parziale continua.
Già oltre una decina di anni fa si è cominciato a studiare il fenomeno che è strettamente associato alla relazione che ognuno di noi ha con la tecnologia. Stiamo parlando di smartphone, di computer, iPad, iPod, giochi tipo playstation, che hanno cambiato radicalmente il nostro modo di vivere in un tempo piuttosto breve. Se pensate che solo pochi anni fa usavamo la segreteria telefonica per inviare messaggi, che l’orario di lavoro era dalle 9 alle 18 allora ci renderemo conto della rivoluzione in cui siamo immersi e che è avvenuta con velocità esponenziale. Guardandoci a oggi scopriamo di non avere quasi più spazio o tempo libero, sia fisico che mentale nella nostra quotidianità perché viviamo connessi senza sostaricevendo milioni di sollecitazioni al secondo. La gestione di tutto questo flusso continuo, ininterrotto di informazioni genera stress, bisogno di rispondere rapidamente per non sentirsi schiacciati e produce uno stato d’ansia costante: quello di attenzione parziale continua.
Quel che è fondamentale comprendere (anche a costo di una disintossicazione) è che fare più cose alla volta porta a uno stato di attenzione superficiale, interrotta, accrescendo la possibilità di fare errori, diminuendo sensibilmente le nostre capacità, rendendoci poco performanti più insicuri, meno capaci di esprimere il nostro potenziale, fino al punto di danneggiare il nostro lavoro.
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