Vi propongo un semplice gioco. Pensate alla parola “paura“: quanti sinonimi conoscete? Quali vi vengono in mente in maniera istantanea? Probabilmente penserete a termini come ansia, spavento, terrore, angoscia, timore, fifa, panico, sgomento, tremarella. Pensate ora alla parola “coraggio”.Riuscite a indicarne all’istante dei sinonimi? Con tutta probabilità, vi occorrerebbe un pochino di tempo in più. Per poi pensare a termini come temerarietà, ardimento, audacia.
Cosa possiamo dedurre da questo piccolo esperimento?
Sostanzialmente due cose:
- La prima è che conosciamo diversi sinonimi di “paura”, in numero superiore rispetto a quanti ne conosciamo della parola “coraggio”. Probabilmente, nella nostra vita abbiamo familiarizzato molto di più con la paura che con il coraggio, tanto è vero che abbiamo a disposizione differenti modalità e sfumature per definirla e nominarla.
- La seconda è che i sinonimi di “paura” fanno parte del nostro linguaggio quotidiano, mentre i sinonimi di “coraggio” ci appaiono ormai desueti, appartenenti ad epoche lontane, sicuramente non propriamente attuali. Ardimento e temerarietà sono caratteristiche di condottieri, eroi e leader del passato. O per lo meno siamo soliti attribuire tali qualità ai grandi personaggi che la storia ci ha tramandato.
Eppure, l’epoca incerta e liquida che stiamo vivendo reclama a gran voce la necessità di esercitare il coraggio. Occorre coraggio nelle piccole o grandi scelte di ogni giorno, in ambito professionale così come nella vita privata. In diverse aziende per le quali lavoro come consulente mi imbatto in manager che si lamentano di quanto poco i loro collaboratori siano propensi ad assumersi maggiori responsabilità, di come preferiscano mantenere un profilo basso, evitando di esporsi troppo, temendo conseguenze negative per la propria situazione lavorativa. D’altro canto, possiamo chiederci: quanto realmente fa un’organizzazione per stimolare comportamenti orientati al coraggio nei propri dipendenti?
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