La FIM Lombardia partecipa con convinzione alla realizzazione della foresta de Linkiesta, piantandoci alberi perché, come spiega bene l’iniziativa, la riforestazione è un tema cruciale della nostra epoca. Questo progetto, che va sostenuto, ha il merito di tenere accesi i riflettori sulla questione ambientale che deve diventare una pratica quotidiana.
Piantare un albero ha il significato, anche, di ricostruire speranza tra le persone, asciugando la pozzanghera di malessere e rancore che alimenta il populismo e l’egoismo che soffocano ambiente e solidarietà. Scienziati e climatologi ci avvertono che il riscaldamento globale ci porterà presto al punto di non ritorno. A livello planetario, questi cambiamenti, accelerati da pratiche irresponsabili dell’uomo, sono già oggi causa di carestie e conflitti e sono uno dei motivi che spingono le persone a lasciare la propria terra; entro la fine del secolo, l’Africa, ci dicono i mega-trend, diventerà un continente abitato da quattro miliardi di persone, ognuna con il diritto di vivere una vita dignitosa. Di contro, noi viviamo nella nazione che sta marciando inesorabile verso il precipizio demografico, nel continente che più sta invecchiando: nel 2032, nel nostro Paese, il numero dei settantacinquenni supererà quello dei trentacinquenni. Un Paese di anziani, per natura, ha una visione di corto respiro, il contrario di ciò che servirebbe a progettare il futuro.
Dal punto di vista del lavoro, invece, è necessario un intreccio sempre più forte con le tematiche ambientali, per tenere insieme, come dice Papa Francesco, un nuovo paradigma di sviluppo con gli impatti etici e sociali, riuscendo a combattere la negazione, l’indifferenza, la rassegnazione, favorendo la fiducia in soluzioni positive. In questi anni, nelle molte vertenze in cui siamo stati protagonisti, abbiamo collegato i rilanci industriali alla sostenibilità ambientale, sociale ed economica, dimostrando che, anche nel nostro Paese, lavoro, cura dell’ambiente e tutela della salute possono, e devono, coesistere. Sulle innovazioni, i diversi accordi realizzati sullo smartworking, oltre a migliorare la produttività, sono in grado di abbattere le emissioni di CO2 grazie al risparmio sul riscaldamento degli uffici e alla riduzione del traffico, dovuti alla possibilità di lavorare da casa. È la dimostrazione di quanto sia fondamentale avere una visione prospettica e di sistema che, purtroppo, la politica sembra non avere ancora.
Industria 4.0 e nuove tecnologie sono la strada per poter umanizzare il lavoro e tracciare un nuovo modello di ben-essere puntando sull’economia circolare, sulla realizzazione delle infrastrutture necessarie per realizzare una mobilità sostenibile, sulle energie rinnovabili, sul superamento del carbone entro il 2025, sull’autonomia energetica, sulla riqualificazione delle fabbriche, delle abitazioni e delle città: combinazioni vincenti che tengono insieme eco-sostenibilità e creazione di nuovi posti di lavoro.
La Fim Cisl, da tempo, ha aperto dei varchi importanti su queste tematiche. Fondamentale, ad esempio, il ruolo attivo nella pratica del “voto col portafoglio” teorizzato e promosso dall’economista Leonardo Becchetti e che per noi è diventato un nuovo strumento di lotta sindacale
La Fim Cisl, da tempo, ha aperto dei varchi importanti su queste tematiche. Fondamentale, ad esempio, il ruolo attivo nella pratica del “voto col portafoglio” teorizzato e promosso dall’economista Leonardo Becchetti e che per noi è diventato un nuovo strumento di lotta sindacale. Uno straordinario strumento di partecipazione civile con cui i cittadini, ogni giorno, con i propri consumi, possono premiare le imprese sostenibili dal punto di vista economico, sociale e ambientale, riprendendosi il mercato, orientandone le scelte e condizionando anche la Politica. Le imprese sostenibili dal punto di vista ambientale sono quelle che hanno più efficienza, maggiore produttività e, dunque, migliori condizioni di lavoro.
Occorrono dunque coesione, forza e lungimiranza che sappiano tenere insieme capacità di analisi e concretezza nell’azione politica e siano in grado di tracciare un nuovo modello di sviluppo sostenibile. L’Europa può interpretare il ruolo guida di questo cambiamento. Alla politica dei dazi preferiamo quella che stimoli e sposti la competitività delle imprese sul campo della sostenibilità economica, sociale e ambientale. La tecnologia può essere la grande alleata per guidare la transizione verso un’Europa attenta all’efficienza energetica, alla mobilità sostenibile, all’economia circolare, rilanciando la produttività nei vari stati e creando nuove occasioni di lavoro.
Pepe Mujica, che la Fim ha avuto l’onore di ospitare in un convegno la scorsa estate, ricorda che ai tempi della sua giovinezza si conviveva con il terrore dell’olocausto ambientale, un vero e proprio deterrente che si muoveva dalla consapevolezza della catastrofe possibile; per gli stessi motivi, secondo lui, i giovani, oggi, devono vivere con il terrore dell’olocausto ambientale, sentimento necessario per agire e pensare in modo da mettere al centro la sostenibilità ambientale.
Una sfida impegnativa che vinceremo tutti insieme giocando di squadra e rigenerando un progetto culturale collettivo. Il grande psicologo Ugo Morelli lo chiamerebbe “conflitto cooperativo”, un ossimoro che ci spiega come dall’incontro di più soggetti (cum fligere) possa partire la generazione di qualcosa di nuovo (operare insieme), esattamente come dall’incontro tra il seme e la terra nasce appunto la pianta.
Abbiamo ricevuto il mondo in prestito dai nostri figli. Dobbiamo riconsegnarlo loro meglio di come lo abbiamo ricevuto. Abbiamo le forze e le intelligenze per poterlo fare.