Laureato in Fisica, docente universitario, visiting scientist nei principali centri internazionali di osservazione della Terra, membro di progetti delle principali agenzie spaziali, tra cui NASA, ESA, NASDA e ASI, vicepresidente di EMSEV (Electro-Magnetic Studies of Earthquakes and Volcanoes), Valerio Tramutoli aveva tutte le carte in regola per fare il cervello in fuga, invece ha scelto di stare in Italia, nella sua città d’origine, Potenza, nella quale, ora è candidato sindaco. La Basilicata è una terra piccola, bellissima, dolente, per certi aspetti arretrata, dove accade che basta creare qualche migliaio di posti di lavoro per accaparrarsi il diritto di distruggere l’ambiente. ‘Acquedotto’ la chiamano, per via delle enormi risorse idriche, e mai metafora fu più indicata. La Basilicata è un acquedotto di risorse che disseta chiunque, tranne i lucani. Anche perciò l’attivismo civico è l’ultimo esercizio di democrazia ancora in grado di dare un senso ai principi costituzionali di equità. Solo che qui a fare troppo gli ambientalisti si corre il rischio che ti facciano esplodere la macchina, altro che “ambientalismo da salotto”. Abbiamo intervistato Il Prof – questo il soprannome di Tramutoli – e di salottiero non è emerso proprio nulla.
A febbraio ha detto: «In dieci anni vogliamo fare della Basilicata la prima regione “carbon free” d’Europa».Difficile immaginare anche solo l’industria veneta senza il petrolio della Basilicata.
Indicavo una direzione verso la quale tutti stanno andando. La Basilicata, per la sua morfologia, le sue risorse, i suoi consumi energetici, poteva essere davvero la prima. L’autoproduzione, oltre a ridurre i rischi, significa lavoro diffuso, perché comporta installazioni, manutenzioni, eccetera. E in un territorio con il bilancio demografico perennemente in rosso come la Basilicata, lavoro diffuso significa combattere lo spopolamento. Qui in dieci anni si sarebbe potuto fare un modello di autoproduzione carbon free’ in Veneto no. Mi addolora pensare che da prima la mia terra possa arrivare ultima.
La Basilicata è un acquedotto di risorse che disseta chiunque, tranne i lucani
Il consigliere regionale Michele Napoli ha dichiarato che 2018 sono stati stimati 3250 nuovi casi di tumore in Basilicata.
Dice bene, è una stima. Il registro tumori è aggiornato al 2014 e i dati sono stati pubblicati a dicembre 2017.Che fine ha fatto il progetto di un registro dei tumori digitale assegnato al CROB? (ndrcentro nazionale nel campo dell’oncologia clinica e della ricerca scientifica tra i più importanti in Italia con sede in provincia di Potenza).
Il progetto è stato interamente finanziato con i fondi europei 2007-2013 che la Regione ha girato al CROB, che però ritarda la consegna di anno in anno. Qui accade di continuo che vengano stanziati soldi e indicati dirigenti per fare sostanzialmente niente.C’è stato un bando per il progetto?
No.Non sembra sorpreso.
Di bandi da queste parte non ne fanno quasi mai.Quando si rinegoziano le royalties con Eni?
A ottobre 2019, ma sarà una rinegoziazione inutile. Prima di lasciarci, il buon Governo Monti ha fatto un decreto per cui il rinnovo di questa concessione sarà praticamente automatico. Non sarà una scadenza sulla quale la Regione potrà contrattare alcunché, bontà di Eni se vorrà aggiungerci qualcosa.La Basilicata ha gestito il petrolio come una grande fonte di finanziamento per garantirsi il consenso
Come ha gestito la Regione la faccenda del petrolio?
Come una grande fonte di finanziamento per garantirsi il consenso. Durante la campagna elettorale alle regionale abbiamo dovuto misurare quanto vasta sia l’area del consenso. Senza le royalties, ovvero il fondo non vincolato che la Regione può utilizzare per qualunque cosa, organizzazioni ambientaliste e buona parte del terzo settore non avrebbero potuto svolgere il ruolo di assistenza, sebbene, in alcuni casi, meritorio.Si spieghi meglio.
Le royalties hanno creato un meccanismo un po’ di ricatto un po’ di consenso. Tu fai un progetto, anche nobile. Vince uno, e gli altri gli “chiedono”: «ma agli altri venti perché non dai qualcosa?». Questo sistema è così radicato da essere entrato anche nel mondo del volontariato, dell’associazionismo, dell’ambientalismo. Sono molto deluso.Legambiente l’ha delusa?
Sì. Ben prima delle elezioni regionali, da sempre, noi abbiamo denunciato le opacità della Regione poi in parte emerse, nel totale silenzio di Legambiente. Proprio all’indomani delle elezioni, c’è stato un grave atto intimidatorio contro Nicola Straziuso, un medico attivista che si era opposto all’eolico. Gli hanno fatto esplodere la macchina a San Chirico Nuovo, qui, a pochi chilometri da Potenza. Appresa la notizia dai giornali, mi sono subito recato nell’ufficio del mio collega di dipartimento dell’Università, ex Presidente di Legambiente, e gli ho detto «vedi che è successo?», e lui mi ha mostrato l’articolo che Legambiente aveva pubblicato quel giorno. Avevano ripreso i punti del nostro programma elettorale alle regionali senza che lo avessero minimamente supportato, e ovviamente non c’era alcun cenno a interessi malavitosi e fatti di cronaca intorno all’eolico.Ma perché i lucani non sono ambientalisti?
Questo è falso, il referendum contro le trivelle lo abbiamo vinto. Più del 50% degli aventi diritto ha votato contro. Mancano i luoghi della discussione, permane un certo sconforto, che fa parte di un clima diffuso nel Mezzogiorno che si sente incapace e debitore, nonostante la spesa pubblica procapite nel 2015 sia stata di 4.427 euro contro 6.034 al centro-nord. Ma i lucani è meglio non stuzzicarli troppo sull’ambiente.Liberismo è quella cosa che ricorda la libertà, ma è libertà della volpe in mezzo alle galline
Giovedì 16 maggio a Potenza si terrà una manifestazione per il fotovoltaico. Si aspetta partecipazione?
Sì. In questo momento il fotovoltaico è un’industria in crisi, perché hanno tolto gli incentivi sul solare, che sono rimasti abbondanti invece sull’eolico, intorno al quale si muovono complicati interessi e lampanti connessioni tra politica e malavita. Occorrerebbe che la magistratura aguzzasse lo sguardo.Esiste la mafia in Basilicata?
Certo che esiste.È autoctona?
Da quello che so, ci appoggiamo a mafie importate, la ‘ndrangheta, specie qui nella zona intorno a Potenza, e la sacra corona unita, soprattutto nel Metapontino, sul Mar Ionio. Lì i contadini che subiscono le inondazione, in attesa del rimborso dello Stato, si vedono costretti a riseminare, e non potendo fare affidamento sulle banche, che non fanno il loro dovere, si rivolgono agli usurai. E dopo gli usurai arrivano i mafiosi. Visitando città come Policoro ho capito perché bruciavano non soltanto i capannoni dei grandi produttori ma anche quelli dei piccoli contadini. Non riuscivano più a pagare. Tornando all’eolico, il fatto che un governo regionale, dieci giorni prima di lasciare, interviene sul piano energetico e raddoppia la possibilità di installare eolico, dovrebbe far pensare: quali debiti ha contratto? Quali interessi deve garantire prima di lasciare?Com’è la Terra vista dallo spazio?
Fragile. Gli astronauti la vedono come un oggetto molto bello e colorato, ma con un’atmosfera sottilissima, la parte più importante è spessa una decina di chilometri contro un raggio di 6mila chilometri. Dà l’impressione che basti un niente per farle male. E però è bella, non solo perché ci viviamo noi.È bella anche vista dalla Terra?
Rimane bella a dispetto della politica, che da qualche decennio ha rinunciato al suo ruolo, consentire il progresso e lo sviluppo ordinato, perseguendo un liberismo dove l’impresa non conosce nemmeno il volto dei suoi dipendenti.Saprebbe darmi una definizione di liberismo in due righe?
È abbastanza facile, per quanto la domanda sia difficile: liberismo è quella cosa che ricorda la ‘libertà’, ma è libertà della volpe in mezzo alle galline.