Comunità energeticheUn appello e Salvini e Di Maio: fateci consumare l’energia che produciamo

Incredibile: In Italia è vietato distribuire energia prodotta da pannelli solari sui tetti dei condomini. Il Governo fa orecchio da mercante. Ma ci viene in soccorso una recente direttiva europea

Martin BERNETTI / AFP

Non c’è tema più politico oggi del futuro dell’energia. E il cuore dello scontro tra visioni e interessi lo si può trovare nello scambio di energia da fonti rinnovabili direttamente tra cittadini, imprese, nei territori. Emblematica è la scelta nel 2015 in Spagna da parte del Governo Rajoy di introdurre una tassa sull’energia prodotta direttamente sui tetti da pannelli fotovoltaici, che equivale esattamente a una imposta sui pomodori cresciuti in un orto. Lo scontro politico contro la “tassa sul sole” ha raggiunto livelli tali che la sua cancellazione è stata uno dei primi atti del nuovo Governo Sanchez, che in aggiunta ha aperto allo scambio di energia nei condomini e dentro i quartieri prodotta da rinnovabili, introducendo facilitazioni e incentivi.

E in Italia? Noi siamo ancora all’anno zero: è vietato nei condomini distribuire energia prodotta da pannelli solari sui tetti, come nei distretti produttivi o in un area agricola. È un’evidente assurdità, anche perché si sta aprendo una prospettiva di enorme interesse nella quale integrare le fonti rinnovabili con batterie, sistemi di gestione delle reti, auto elettriche che può consentire a un edificio come ad un area urbana di prodursi l’energia di cui hanno bisogno. Non solo, se diventa possibile scambiare energia possono nascere tante idee nuove e interessanti.

In Italia siamo ancora all’anno zero: è vietato nei condomini distribuire energia prodotta da pannelli solari sui tetti, come nei distretti produttivi o in un area agricola. È un’ evidente assurdità

Come in Grecia, dove in alcuni Comuni nei periodi estivi l’energia prodotta dai pannelli sulle scuole viene “regalata” alle famiglie in difficoltà, visto che l’edificio è vuoto e gli studenti sono in vacanza. In Italia non possiamo più aspettare. I dati sulle rinnovabili sono impietosi, nel 2018 la produzione da solare, eolico, bioenergie è scesa per la prima volta da 12 anni, perché le nuove installazioni procedono a ritmi lentissimi e gli impianti installati da 8-9 anni cominciano a perdere efficienza, come raccontato nel Rapporto Comuni rinnovabili presentato recentemente da Legambiente.

La situazione è tale che sono a rischio persino i limitati obiettivi fissati al 2030 dalla Strategia energetica nazionale presentata dal Governo Conte. Il problema è che la maggioranza sull’apertura a questa prospettiva di autoproduzione e scambio è spaccata, con la Lega che non la vede come una priorità e difende le Utility del Nord Italia, e dall’altra i Cinque Stelle che non sembrano troppo convinti. La decisione è in mano al Ministro Di Maio che dovrà far capire presto se ha cambiato idea dopo che queste innovazioni erano state a lungo tra le bandiere dei Cinque Stelle, anche perché da sempre una passione di Beppe Grillo. Per fortuna in soccorso ci viene l’Europa. Lo scorso anno infatti è stata approvata una Direttiva che riconosce i diritti di ognuno di noi in quanto produttore-consumatore da fonti rinnovabili e allo scambio di energia all’interno di comunità energetiche. Per cui anche in Italia ci si arriverà, ma un rinvio nella situazione di crisi che stiamo attraversando sarebbe davvero una scelta sciagurata.

la Lega non vede il fotovoltaico come una priorità e difende le Utility del Nord Italia, i Cinque Stelle che non sembrano troppo convinti. Per fortuna in soccorso ci viene l’Europa

Se si ragiona di questo scenario con attenzione ci si rende infatti conto che l’Europa del Sud può diventare protagonista di una rivoluzione che è al contempo energetica, industriale e ambientale con prospettive che Olanda, Svezia o Germania possono solo sognarsi. Intorno al solare, la fonte rinnovabile in maggiore sviluppo a livello mondiale e con la più forte riduzione dei costi, si può ridisegnare completamente l’organizzazione delle città e del sistema industriale arrivando in pochi anni a fare a meno di importare carbone, gas e perfino petrolio perché in questo modello cresce il ruolo della mobilità elettrica.

Qualche giorno fa un sondaggio raccontava che le preoccupazioni principali dei cittadini europei sono i cambiamenti climatici, l’immigrazione e il lavoro. Oggi esiste una sola chiave che tiene assieme la risposta a questi problemi, ed è quella di costruire una transizione energetica incentrata sul solare che funzioni da noi, come sull’altra sponda del Mediterraneo e dai Paesi del Centro Africa da cui si scappa per la miseria e i cambiamenti climatici in corso. È per questo che la battaglia politica in corso sull’autoproduzione e le comunità energetiche va seguita con grande attenzione e dobbiamo far sentire forte la pressione nei confronti di Governo e Parlamento per abbattere le barriere che oggi esistono in Italia.