Pubblichiamo la replica di Paolo Cognetti, autore de “Le otto montagne” all’articolo di Riccardo Chiaberge intitolato “Sciare sulle Alpi col permesso di Greta (e di Cognetti)” apparso ieri su questo giornale
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Ciao Riccardo,
l’ironia mi diverte, ma mi dispiace davvero che tu abbia scritto questo articolo.
Per noi che ne abbiamo la possibilità, non è proprio il momento di prendersi uno spazio sui mezzi d’informazione per difendere lo sci di discesa, come qualunque altra pratica umana distruttiva verso il paesaggio. Sono in atto tante battaglie da sostenere. Parli con nostalgia dei fogli di giornale sulla pancia e questo mi fa pensare che tu sia semplicemente rimasto allo sci di un po’ di anni fa, e non ti renda conto di cos’è diventato: una forma devastante di turismo industriale. Lo sci di discesa non è più una pratica accettabile, lo stesso Cai (non proprio un’associazione di estremisti) ha smesso di difenderlo: se vuoi sciare in modo pulito c’è solo un modo, sali a piedi. Lo fanno già in tanti ed è solo questione di cambiare abitudini, come spesso succede quando parliamo di ambiente.
Scrivi: «Lasciateci le nostre funivie». Ti rassicuro, quelle vecchie nessuno le toccherà mai (hai mai sentito di un’infrastruttura demolita o di un’area edificata e poi restituita alla montagna? Io no). Il problema grave sono i nuovi impianti che dappertutto vengono progettati. Solo due giorni fa la Regione Valle d’Aosta ha commissionato ufficialmente uno studio sul collegamento funiviario Champoluc-Cervinia, che devasterà il Vallone delle Cime Bianche (ai tempi dello Strega ne scrissi un articolo che forse hai letto). Situazioni analoghe si verificano nel parco Veglia-Devero (progetto di nuovi impianti di risalita e piste da sci all’interno di un parco nazionale!), sulle Dolomiti Bellunesi (idem), e in tante altre zone da cui mi scrivono i vari comitati locali di difesa del territorio. Nel decreto valdostano il nuovo impianto è definito come «contrasto al cambiamento climatico», cioè questa è l’idea per il futuro: siccome in basso c’è sempre meno neve, non ci resta che costruire piste da sci sempre più in alto! Oggi a 3000 metri, domani a 4000. La zona del Monte Rosa in particolare si presta benissimo agli impianti d’alta quota: non sarebbe difficile costruire una stazione d’arrivo sulla Piramide Vincent, a 4200 metri, e penso proprio che tra non molto se ne comincerà a parlare (del resto l’attuale impianto arriva a 3500). Inutile dire che queste battaglie locali sono tutte perse, anche perché oggi sono battaglie contro le potenti amministrazioni leghiste.
Quando mi definisci «elitario» – non è la prima volta – non parli mai di quale sia, per te, il limite della montagna servita dagli impianti o dalle strade: non pensi che lo dovremmo stabilire? Potrebbe essere fino a 2500, a 3000 metri? Punta Helbronner (3600) non è un po’ troppo? Oppure decidiamo che ci andrebbe bene anche una funivia in cima al Bianco o al Cervino? E guarda che non è affatto un’esagerazione: la Valle d’Aosta è l’unica regione intorno al Bianco in cui sia ammesso l’eliski (che è vietato sia in Francia che in Svizzera). A Courmayeur, a Cervinia, a Champoluc, come saprai, puoi prendere un elicottero e farti portare a 4000 metri o più su, e poi scendere con gli sci. E l’elicottero non è diverso da una seggiovia, è solo un impianto di risalita di altro tipo. Ora, tra qualche anno qualcuno sosterrà che salire sul Cervino in elicottero è un diritto, per anziani e disabili, e che l’idea di doverci salire con le proprie gambe è elitaria? Quando io dico in-montagna-si-sale-con-le-proprie-gambe intendo semplicemente stabilire una soglia: decidiamo che fino a lì si può andare in macchina-seggiovia-elicottero, da lì in su a piedi. Se quella soglia non esiste, la montagna è finita.
Riccardo, incontro sui sentieri gente di 70-80 anni. In estate gli anziani sono la prevalenza. La maggior parte della gente che non va a piedi non è disabile, è solo pigra o poco allenata o non educata a camminare, è come quella ragazza che si sorprende per le stalle e pensa che la montagna sia fatta per lo sci. O che la montagna sia un prodotto, questa è l’altra grande questione: lo sciatore è un cliente (paga, consuma, pretende), lo scialpinista o il camminatore sono liberi frequentatori. La montagna dello sci è proprietà privata (“vietato attraversare la pista”), la montagna dei sentieri è di tutti. Una appartiene all’industria del turismo e l’altra è un bene comune: sei tu che paghi 50-60 euro di giornaliero euro l’elitario, mica io che chiedo di andarci gratis e a piedi! Sono vecchie categorie che dovremmo ricordare.
Dai Riccardo, c’è bisogno anche di te.
Ti abbraccio
Paolo