È accaduto l’imponderabile. Un’azione verticale, rapida e immediata, un controllo con il petto che per un attimo è sembrato braccio, uno sguardo alla porta e un destro secco a fulminare Donnarumma.
Per la seconda edizione consecutiva l’Italia non andrà Mondiali. Il primo turno dei playoff è già decisivo. A Palermo è un tiro di Aleksandar Trajkovski – visto in Serie A proprio con la maglia rosanero dei siciliani, oggi in forza al Al-Fayha nel campionato saudita – a eliminare gli azzurri.
Quattro anni e mezzo fa fu la Svezia a eliminare l’Italia: il punto più basso della storia calcistica degli Azzurri. Difficile fare il bis. Dopo l’umiliazione della formazione (non) allenata da Ventura, la federcalcio aveva deciso di ricostruire dalle macerie affidando la Nazionale a Roberto Mancini.
Un percorso coerente che ha portato risultati fin da subito, ripristinando ottimismo e buon umore dalle parti di Coverciano.
Poi la scorsa estate, dopo un girone di qualificazione brillante e un anno di attesa supplementare a causa del Covid, la Nazionale è andata anche oltre le sue stesse aspettative, prendendosi un Europeo inatteso ma comunque meritato.
Da quel momento in poi la curva dell’Italia è stata linea retta che punta verso il basso, con un girone eliminatorio gestito sottotono e tanti errori nelle partite chiave (le due con la Svizzera soprattutto).
Si è arrivati in una condizione – psicologica prima ancora che fisica o tecnica – non ottimale al momento decisivo. Ma la Macedonia del Nord, almeno il primo avversario di questo minitorneo di spareggio, non avrebbe dovuto rappresentare un ostacolo così ostico.
Invece dopo 90 minuti passati a sbattere sul muro difensivo sollevato dagli uomini di Blagoja Milevski (peraltro privi di una pedina importante come il napoletano Elmas), la rasoiata di Trajkovski ha riportato l’Italia lì dov’era a novembre 2017. Lì dove pensava di non poter più tornare.
Un’eliminazione del genere richiederà certamente una presa di responsabilità da parte del ct: è molto probabile che presenti le dimissioni nei prossimi giorni. Poi starà alla federcalcio valutare se accettarle o meno.
Come spesso accade, un tonfo così clamoroso spinge a mettere in una prospettiva diversa anche il passato: la vittoria dell’Europeo, a questo punto, somiglia più a un’eccezione che a un risultato acquisito per meriti, per un progetto che si è rivelato ben congegnato, per un’idea che ha funzionato.
Almeno c’è una consolazione: i Mondiali in Qatar sono l’ennesima porcheria organizzata dalla Fifa, da disputarsi a novembre, in pieno campionato, in uno Stato autoritario e repressivo. «Da quando il Mondiale del 2022 è stato assegnato al Qatar, sono morti più di 6.500 lavoratori provenienti da India, Pakistan, Nepal, Bangladesh e Sri Lanka, impiegati nella costruzione di stadi e infrastrutture», scriveva Jonathan Wilson sul Guardian un anno fa. Non esserci è un premio di consolazione che forse non farà piacere ai tifosi italiani. Ma in questo momento è meglio di niente