Little ItalyMeloni cerca di spegnere la campagna elettorale incendiaria di Salvini (ma il fumo è già alto)

Il leader leghista continua ad attaccare Ursula von der Leyen e a propagare slogan nazionalistici creando più di un imbarazzo diplomatico con Bruxelles alla presidente del Consiglio

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Più Italia, meno Europa è lo slogan che Matteo Salvini ha scelto per la sua campagna elettorale. È comparso già sui muri di alcune città e sui social della Lega. Il capo del Carroccio segna un solco tra la Lega e Forza Italia nel giorno in cui Antonio Tajani è il padrone di casa a Capri del G7 dei ministri degli Esteri. Un appuntamento anche per avere più Europa. È un colpo basso contro Giorgia Meloni, che si trova a Bruxelles per decidere su come continuare a sostenere l’Ucraina ed evitare un’escalation in Medio Oriente. E per discutere anche sulla relazione presentata da Enrico Letta incentrata proprio sulla necessità di una maggiore integrazione europea nel mercato unico. Tra l’altro la presidente del Consiglio ha definito la relazione di Letta «molto interessante» e ha spinto per il debito comune europeo senza il quale ogni progetto comunitario rimarrebbe vuoto. Esattamente più Europa, l’opposto di quello che vuole Salvini.

Di fronte al mondo siamo l’unico Paese con un governo che ha un vice presidente del Consiglio che pensa ancora di potere affrontare i grandi temi globali con le piccole patrie, le piccole economie, continuando a farsi concorrenza in tutti i campi dell’economia. Vuole che l’Europa rimanga un nano politico, industriale e militare. 

I leader della maggioranza minimizzano, dicono che è campagna elettorale, che alla fine contano i voti della Lega in Parlamento. E finora, si difendono, ricordando che il Carroccio non si è mai discostato dalle posizioni ufficiali del governo quando si è votato in Parlamento. Ma prima o poi il nodo arriverà al pettine a Roma e, presto, a Bruxelles e Strasburgo. Con quali conseguenze per la tenuta del governo si vedrà. Intanto però c’è oggi una questione di credibilità con i nostri interlocutori all’estero.

C’è un problema con Ursula von der Leyen che Salvini bombarda ogni giorno mentre Meloni cerca di metterla al riparo dai venti freddi che soffiano contro il suo ritorno alla presidenza della Commissione Ue. La presidente del Consiglio in campagna elettorale non farà alcun endorsement a favore della Popolare tedesca candidata da Partito Popolare. Non vuole danneggiarla. La linea che sta seguendo è di non scegliere il presidente della Commissione indipendentemente dal risultato delle urne. Non si può imporre un nome in contrapposizione alla volontà del popolo. Questo alla Meloni sembra la tendenza negativa di chi spinge per Mario Draghi e fa filosofia.

Da qui la sua rassicurazione alla von der Leyen: nel loro incontro di ieri a Bruxelles sui temi del Consiglio europeo, fonti informate raccontano che le avrebbe detto di non credere a quello che scrivono alcuni giornali italiani. Di non credere che lei sia pronta a dare l’ok al suo precedessore, Mario Draghi. O ad altri. Sarebbero tutte chiacchiere e dispute filosofiche. Glielo avrebbe detto en passant e non su richiesta della presidente uscente della Commissione europea. Senza aggiungere altro, ma è un modo per farle capire che i Conservatori la sosterrebbero qualora il Ppe tenesse il punto sul suo nome. Poiché tutto dipende dai voti che avranno le varie famiglie politiche che si sfidano nelle urne del 9 giugno. 

In qualche modo Meloni consiglia alla sua interlocutrice di non ascoltare neanche quello che sostiene Salvini, che di problemi ne ha vendere, con il rischio di essere sorpassato da Tajani. Che al congresso del Ppe ha votato con convinzione la candidatura di von der Leyen. 

Salvini ha un altro problema, quello della candidatura di Roberto Vannacci. Non è gradita da buona parte della Lega, non solo perché non fa parte del partito ed esprime posizioni diverse. C’è un altro problema: cosa farà il generale una volta eletto? In che gruppo si iscriverà a Strasburgo? In dubbio, più che fondato, è che rifiuterà di finire confinato nel gruppo di Identità e Democrazia. I leghisti portatori di voti non sono disposti ad aiutare pancia terra Vannucci per farlo eleggere, danneggiando candidati leghisti doc, per poi non averlo nel gruppo. Sarebbe una beffa. Il generale non ha dato assicurazioni a Salvini e infatti i due stanno ancora discutendo. Ma a Salvini per il momento interessa solo sopravvivere, prendere quanti più voti possibili. Per il resto poi si vedrà. 

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