Testata a testataL’ingresso dei nordcoreani nella guerra in Ucraina compromette l’ordine nucleare internazionale

Mentre Kyjiv rispetta il trattato di non proliferazione nucleare, la Russia e la Corea del Nord agiscono senza restrizioni e conseguenze, aumentando così il rischio di un’escalation atomica. Tutti gli Stati firmatari del Tnp dovrebbero sostenere in modo inequivocabile il governo ucraino

LaPresse

Fin dall’inizio nel febbraio 2014, uno degli aspetti più scandalosi della guerra russo-ucraina è stata la sua dimensione nucleare. Il comportamento di Mosca, Kyjiv e delle altre parti coinvolte è fortemente influenzato dal fatto che la Russia possiede armi atomiche, mentre l’Ucraina ne è priva. La Russia detiene il più grande arsenale nucleare al mondo, mentre l’Ucraina non ha alcuna testata.

Negli ultimi dieci anni, Mosca non ha mai esitato a ricordare al mondo il proprio potere distruttivo. Nel novembre 2024, il Cremlino ha modificato pubblicamente la dottrina militare russa, abbassando la soglia per l’uso delle armi nucleari. Kyjiv, invece, ha rinunciato alle testate sovietiche ereditate nel 1994 per aderire al Trattato di non proliferazione Nucleare (Tnp) come Stato non nucleare. Di conseguenza, l’Ucraina non dispone di alcuna arma di distruzione di massa per rispondere alle minacce e provocazioni sempre più gravi del Cremlino.

Curiosamente, questa situazione incongruente è legittimata, sostenuta e protetta dal diritto internazionale. Da un lato, il Tnp consente alla Russia, in quanto Stato ufficialmente dotato di armi nucleari, di costruire e acquisire armamenti atomici. Dall’altro, lo stesso trattato vieta esplicitamente all’Ucraina, in qualità di Stato non nucleare, di fare lo stesso. Inoltre, gli alleati non nucleari dell’Ucraina – dal Canada a ovest al Giappone a est – sono vincolati allo stesso modo dal trattato di non proliferazione, mantenendo il loro status di potenze militari convenzionali nel supportare Kyjiv.

Avendo già compromesso l’ordine nucleare internazionale in diversi modi con le sue espansioni territoriali, ufficiali e non, in Moldavia, Georgia e Ucraina, Mosca continua a minare la logica del regime di non proliferazione e lo spirito del Tnp con la sua retorica nucleare. Il preambolo del Tnp stabilisce infatti che «gli Stati devono astenersi, nelle loro relazioni internazionali, dalla minaccia o dall’uso della forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato». In particolare, l’uso o la minaccia di uso di armi nucleari da parte di uno Stato nucleare contro uno Stato non nucleare, che rispetta i propri obblighi ai sensi del trattato, è inammissibile. 

Gli effetti della partecipazione della Corea del Nord alla guerra russo-ucraina
La logica della non proliferazione nucleare è ora sotto attacco anche a causa dell’ingresso della Corea del Nord nella guerra russo-ucraina. Dopo aver già sostenuto pesantemente la guerra della Russia con equipaggiamento militare e munizioni, Pyongyang ha ampliato la sua collaborazione con Mosca nell’autunno del 2024 iniziando a inviare regolarmente truppe nordcoreane a combattere contro l’Ucraina. 

Secondo alcune fonti, alcune unità militari nordcoreane sono già state coinvolte in scontri diretti con le forze ucraine, subendo perdite significative. Il coinvolgimento della Corea del Nord in questo conflitto continua ad allargare il raggio d’azione e la portata della guerra, trasformandola in una conflagrazione globale.

Va detto che la Corea del Nord ha lasciato il Tnp nel 2003, ben prima dell’inizio del suo crescente coinvolgimento in una guerra europea. Da quando si è ufficialmente ritirata dal Trattato più di vent’anni fa, Pyongyang non è più vincolata dalle sue regole. Si è sentita libera di costruire e testare il proprio arsenale senza restrizioni, nonostante avesse violato il Trattato mentre era ancora membro, subendo conseguenze minime. Oggi, la Corea del Nord è uno dei quattro Stati al mondo dotati di armi nucleari al di fuori del Trattato di non proliferazione (gli altri tre sono India, Pakistan e Israele).

Tuttavia, il cambiamento di status della Corea del Nord nell’ordine nucleare internazionale, avvenuto con la sua uscita dal Tnp, è fondamentale per valutare gli effetti della partecipazione nordcoreana – con migliaia di truppe – alla guerra della Russia contro l’Ucraina a partire dal novembre 2024. Né l’inizio della guerra da parte di Mosca nel 2014 e la successiva escalation del 2022, né il pieno ingresso di Pyongyang nel conflitto dieci anni dopo, hanno ridotto la rigida restrizione del Tnp che impedisce all’Ucraina di avvalersi della deterrenza nucleare contro la Russia. Il rispetto scrupoloso del Tnp sta ora svantaggiando l’Ucraina non solo nei confronti di una, ma di due potenze nucleari: la Russia, in qualità di Stato ufficialmente dotato di armi nucleari, e la Corea del Nord, uno Stato nucleare al di fuori del Trattato.

Questa nuova situazione rende il ruolo geopolitico del Trattato ancora più paradossale rispetto alla fase puramente bilaterale della guerra russo-ucraina tra il 2014 e il 2023. L’applicazione del Tnp da parte dell’Ucraina e dei suoi alleati non nucleari appare doppiamente svantaggiosa: li espone non solo al rischio rappresentato dalla Russia, uno degli Stati ufficialmente nucleari del Trattato, ma limita anche la loro capacità di risposta contro l’aggressione nordcoreana in Ucraina. L’Ucraina si trova così minacciata da Stati nucleari con due diversi status giuridici, senza alcun margine di manovra all’interno del Tnp per affrontare questa situazione incredibile e senza precedenti.

Poiché i soldati nordcoreani stanno ora partecipando a una guerra in Europa, Kyjiv e i suoi alleati europei avrebbero valide ragioni per considerare un’azione militare diretta contro la Corea del Nord. Tuttavia, a differenza del loro avversario dell’Asia orientale, l’Ucraina e la maggior parte dei suoi alleati in Europa e altrove sono Stati non nucleari, ai quali il Tnp vieta di possedere armi atomiche, rendendoli particolarmente vulnerabili alle minacce nucleari della Corea del Nord. L’Ucraina e gli altri paesi europei non nucleari subiscono fortemente le conseguenze della partecipazione nordcoreana alla guerra espansionistica della Russia. Tuttavia, in quanto Stati privi di armi nucleari, la loro capacità di agire è limitata dalla possibilità che Pyongyang dissuada qualsiasi attacco al proprio territorio con la minaccia di ritorsioni nucleari.

La violazione e l’assenza della Corea del Nord dal regime di non proliferazione le garantiscono libertà di azione a livello internazionale. Al contrario, il rispetto del Tnp da parte dell’Ucraina limita la sua capacità di difendersi da Russia e Corea del Nord, come previsto dall’Articolo cinquantuno della Carta delle Nazioni Unite. Paradossalmente, il Tnp sembra così facilitare non solo la guerra internazionale e la sua estensione transcontinentale, ma anche favorire – o quantomeno non ostacolare – l’espansione territoriale e la retorica nucleare. Il Dr. Jekyll è diventato Mr. Hyde.

Inoltre, la nuova alleanza tra Corea del Nord e Russia, nel contesto della guerra russo-ucraina, coinvolge anche altri obblighi di Mosca previsti dal Tnp. Nel giugno 2024, Vladimir Putin e Kim Jong Un hanno firmato un cosiddetto Trattato di Partenariato Strategico Globale, entrato in vigore all’inizio di dicembre 2024. Il trattato prevede un impegno reciproco a difendersi in caso di attacco armato e la promessa da parte della Russia di proteggere la Corea del Nord dalle sanzioni extraterritoriali.

L’Institute for the Study of War ha evidenziato, il 1° novembre 2024, l’ambiguità della situazione emersa, dichiarando: «Sebbene l’accordo [firmato da Putin e Kim il 19 giugno 2024] non specifichi che la Russia aiuterà la Corea del Nord a sviluppare missili o armi nucleari, Mosca ha abbandonato la sua precedente opposizione al programma nucleare nordcoreano. Nel 2022 ha posto il veto a una risoluzione Onu per rafforzare le sanzioni contro la Corea del Nord e, nel 2024, ha bloccato un’altra risoluzione per estendere il mandato del comitato Onu di monitoraggio delle sanzioni contro Pyongyang, ponendo di fatto fine al monitoraggio delle sanzioni da parte dell’Onu. […] La dichiarazione del ministro degli Esteri russo Lavrov, che definisce la denuclearizzazione della Corea del Nord una ’questione chiusa’, è emblematica del cambiamento di atteggiamento della Russia dal 2022, il che potrebbe portare a una disponibilità a sostenere direttamente il programma nucleare di Pyongyang».

Sebbene la Russia sia uno Stato ufficialmente dotato di armi nucleari, non sostiene più le sanzioni contro la Corea del Nord per il suo comportamento, in particolare per lo sviluppo di armi atomiche al di fuori del Tnp. Al contrario, la Russia sostiene indirettamente – e forse anche direttamente – le ambizioni nucleari di Pyongyang.

Conclusioni
Il regime di non proliferazione nucleare è nato con l’entrata in vigore del Tnp nel 1970. Da allora, ha tratto la sua legittimità dal fatto di essere un accordo globale che contribuisce a prevenire la guerra nucleare e l’uso o la minaccia di uso di armi atomiche contro Stati non nucleari. Tuttavia, oggi sta producendo effetti molto diversi. Invece di promuovere la pace internazionale, ha di fatto aiutato la Russia a portare avanti politiche espansionistiche contro l’Ucraina – uno Stato che ha eliminato le armi nucleari ereditate dall’Urss per aderire e rispettare il Tnp.

Oggi, gli effetti corrosivi della guerra della Russia contro l’Ucraina sull’ordine di sicurezza globale sono ulteriormente aggravati dal crescente coinvolgimento della Corea del Nord, uno Stato dotato di armi nucleari al di fuori del Tnp, nella guerra russo-ucraina. Per preservare e rafforzare il regime di non proliferazione, tutti gli Stati firmatari del Tnp dovrebbero sostenere in modo inequivocabile l’Ucraina. Tale sostegno dovrebbe includere aiuti militari o non militari che consentano a Kyjiv di ottenere una vittoria decisiva sul campo di battaglia, liberare i territori attualmente occupati illegalmente dalla Russia e concludere la guerra con una pace giusta.

William Alberque è Visiting Fellow presso il Henry L. Stimson Center e lavora a Berlino.
Andreas Umland è analista presso il Centro di Studi sull’Europa Orientale di Stoccolma e lavora a Kyjiv.

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