Caro Christian, ma secondo te un tedesco può aver fatto un bel cd di canzoni pop? Mi sto lambiccando su questa cosa, e ho paura che ci sia qualcosa di sbagliato in me: mi piace il disco nuovo di uno che si chiama Maximilian Hecker. Considerati i precedenti sassoni giunti fino a noi (i Trio, Nena, Falco – austriaco, lo so – anche i Kraftwerk e gli Eisturzende Neubaten), non mi pare sia possibile. Eppure mi piace. Forse dovrei vedere uno specialista. O ripescare qualcosa delle Sturmtruppen.
Caro Luca, ti do un’altra cosa da ripescare. Sono appena tornati i Rockets, quelli di “On the road again”, quelli con la faccia argentata, quelli che Elio e le Storie Tese presero in giro in un San Remo di qualche anno fa. Insomma, hai capito: quelli che sembrano i Nomadi, però metallizzati. Il disco si intitola, guarda un po’, On the road again 2003 remix. Prendilo, poi passa pure dallo specialista.
Caro Christian, un mio amico andò a un concerto dei Rockets e venne via con la camicia tutta bruciacchiata, per via degli effetti speciali. Ebbe insomma quel che si meritava. Storia che pare quelle di David Sedaris, un prodigioso raccontatore americano di cui è appena uscita la prima raccolta in italiano. C’è un racconto in cui il protagonista, bambino, vuole sfondare nella musica cantando i jingles della pubblicità con la voce di Billie Holiday. Normale che da grande finisca a fare “l’elfo di babbo natale” nei grandi magazzini Macy’s di new York (quelli della parata del quattro luglio). Non c’entra niente, ma c’è una canzone del nuovo disco di Joe Jackson, in cui lui si sveglia accanto a lei e non si ricorda il suo nome, il nome di lei: “ma sono sicuro che sta scritto su una scatola di fiammiferi, da qualche parte”. Non c’entra niente, già.
Caro Luca, infine mi sono convinto. Secondo il Corriere della Sera, Pippo Inzaghi, cioè il mio pensatore di riferimento, è l’unico nazionale italiano favorevole a un’invasione americana dell’Iraq. Potrei mai oppormi? Tanto più che se dovesse andare male, ci si può sempre buttare a terra e chiedere un rigore, no?
Caro Christian, puoi chiedere al tuo pensatore di riferimento di spiegarmi una questione filosofica che mi rovella? Ovvero: come mai un sacco di calciatori hanno sempre i capelli bagnati come se fossero appena usciti dalla doccia anche quando vanno ospiti a Buona Domenica o sono al ristorante? È il troppo pensare che produce vapore acqueo? O hanno la brillantina Linetti come sponsor? E soprattutto: se uno scrive “un sacco di calciatori”, poi coniuga il verbo al singolare o al plurale? Un sacco ha o un sacco hanno? Chiediglielo, quando lo vedi, per favore.
Caro Luca, se quello che scrive “un sacco di calciatori” è un calciatore allora coniuga tranquillamente al plurale. Io mi chiedo un’altra cosa. Ma come diavolo è possibile che tutte le volte, ma proprio tutte le volte, che inquadrano in primo piano un calciatore, questi o scaracchia o si scaccola? Credono di essere al Grande Fratello? Avrai notato come i più sofisticati si turino una narice per svuotare l’altra. Credo sia necessario un allenamento specifico per riuscirci. Io invece non mi muovo dalla poltrona, e non riesco a fare a meno del disco di Nick Cave. C’è l’ultimo pezzo, Baby I’m on fire, di 15 minuti, che è proprio fantastico. Secondo te, Springsteen e Doors a parte, in quante canzoni rock c’è un verso che fa I’m on fire o baby you can light my fire?
Caro Christian, mi viene in mente la versione complementare, in italiano: Marcella che canta “la mia gatta è ancora lì, non parla ma dice sì”. Una delle rare allusioni erotiche che sia riuscito a cogliere in tutta la mia vita (un’altra è “Una carezza e un pugno” di Celentano, il cui testo affido alle tue riflessioni, quando sarai solo). Anzi, se ne sai altre, informami, che faccio sempre delle figure da citrullo, in società.
Caro Luca, “Five to one” dei Doors. Ma, pippe a parte, sono in crisi esistenziale. Pensavo d’essere immune alla musica cubana, eppure quando mi hanno fatto ascoltare “mambo sinuendo” di Ry Cooder ho vacillato, un po’ come i diessini di fronte al crollo del muro di Berlino. Il disco è così bello che mi sono convinto di essere sempre stato un cultore della salsa-afro-mambo-cubana. Ti do una dritta, per i salotti. Se ti capita di incontrare una pornostar non ti fare subito riconoscere, non cercare di essere discreto, non fare il disinvolto. Il decalogo completo lo trovi nel libro di Ovidie, la prima pornostar femminista. Leggilo, eviterai una figuraccia e che lei ti canti Svalutascion di Celentano.