Milano. Il Financial Times, quotidiano finanziario della City londinese, ieri mattina in prima pagina ha riportato un’indiscrezione secondo cui il prossimo presidente della Banca mondiale, in sostituzione dell’americano James Wolfensohn, potrebbe essere Paul Wolfowitz, il viceministro della Difesa nonché il neoconservatore più alto in grado nell’Amministrazione Bush. Il Foglio ha contattato alcune fonti vicine a Wolfowitz e alla Casa Bianca, nessuna delle quali ha confermato né smentito. I più, però, considerano l’ipotesi come "improbabile", nonostante sia "un’ottima idea". A Washington l’indiscrezione circola da giorni, spiegano le fonti al Foglio. Pare che Wolfowitz abbia voglia di cambiare aria, anche perché i suoi rapporti con Donald Rumsfeld non sono facilissimi. Wolfie è notoriamente molto interessato al nation building e allo sviluppo, da qui le indiscrezioni. D’altro canto, però, non ha mai mostrato alcun interesse per i temi della finanza, nemmeno quando è stato fuori dall’Amministrazione pubblica.
L’indiscrezione nasce anche da una circostanza privata. La fidanzata di Wolfowitz, la femminista tunisina (ma cresciuta a Riad) Shaha Ali Riza è un’alta funzionaria della Banca mondiale. Shasa Ali Riza, nota per il suo impegno per i diritti civili delle donne nel mondo arabo, condivide la battaglia liberatrice del medio oriente di cui Wolfowitz è uno dei principali sponsor. Per lui, la guerra al terrorismo ha aperto la possibilità di esportare la democrazia nel mondo islamico. Riza è completamente d’accordo. Un suo amico, infatti, ha raccontato al Sunday Telegraph che "Riza pensa che gli Stati Uniti abbiano sostenuto la democrazia in tutto il mondo tranne che nei paesi arabi. Lei crede che sia stato un errore e che la democrazia può e deve essere promossa nel mondo arabo, anche se infastidisce i regnanti feudali e i dittatori".
La voce dell’uscita di Wolfowitz dal Pentagono circola da prima delle elezioni di novembre. C’era chi pensava che il neocon potesse occupare il posto di Colin Powell, poi andato a Condoleezza Rice. Recentemente qualcuno ha scritto che Wolfowitz potrebbe fare l’ambasciatore a Baghdad, un posto ancora scoperto dopo la nomina di John Negroponte a super capo dei servizi di informazione e sicurezza americani. Più realistico, ammesso che davvero Wolfowitz lasci l’Amministrazione, è l’approdo alle Nazioni Unite, come ambasciatore. Gli Stati Uniti hanno una lunga e gloriosa tradizione di ambasciatori neocon all’Onu, con il leggendario senatore democratico (ma neocon) Daniel Patrick Moynihan e poi con la reaganiana Jeane Kirkpatrick.
La presidenza della Banca mondiale scade a maggio e la prassi vuole che il nuovo capo sia scelto dal presidente americano. La carica è molto ambita. Il sito internet worldbankpresident.org, tenuto da un giornalista e da un analista della Banca mondiale, è lo strumento più aggiornato sulle voci che circolano attorno alla nomina. I candidati sono una trentina, alcuni dei quali improbabili come Bono, il cantante degli U2, oppure come Bill Gates. Altri parlano di Bill Clinton e di Colin Powell. Altri ancora sono stati nel frattempo nominati per altri incarichi, come Robert Zoellick, oggi vice di Rice al Dipartimento di Stato, oppure come Stan Fischer ora governatore della Banca centrale israeliana. Si parla anche del senatore del Kansas Sam Brownback, ma il favorito pare Randall Tobias, il coordinatore delle politiche globali americane contro l’Aids.
2 Marzo 2005