Washington. George W. Bush vuole cambiare la vita agli americani, ma al momento pare che gli americani non ne vogliano sapere. La sua idea di riforma radicale della previdenza sociale, cioè delle pensioni, non trova consensi e rischia di inchiodare il presidente alla prima vera sconfitta da quando è entrato alla Casa Bianca. Gli amici gli consigliano moderazione, di cercare un compromesso ragionevole, di trovare una via d’uscita dignitosa. Ma lui ha fatto l’esatto contrario. Giovedì ha convocato un’improvvisa conferenza stampa trasmessa in diretta, e in prima serata televisiva, da tutti i network americani. Bush ha spiegato che se il Congresso non interviene subito, il sistema pensionistico nel 2017 comincerà a perdere soldi e 14 anni dopo andrà in bancarotta. Per coprire questo buco le strade sono due: alzare le tasse o tagliare i benefici. La prima ipotesi non è presa in considerazione. La seconda necessita di un meccanismo che garantisca ai pensionati un assegno mensile adeguato. La soluzione di Bush è quella già sperimentata con successo in Cile. John Tierney del New York Times l’ha spiegata nel modo più chiaro possibile, coi conti della serva: applicando il sistema cileno avrebbe diritto a una pensione tre volte più ricca di quella che gli fornirà la Social Security.
La proposta di Bush è questa: chi è già in pensione, o chi è nato prima del 1950, continuerà a ricevere la pensione con il sistema attuale. I più giovani potranno scegliere di versare una parte delle trattenute previdenziali su un conto-pensione personale con cui gestire un portafoglio di titoli azionari e di bond del Tesoro che servirà a compensare il taglio dei benefici pubblici.
Bush, dunque, non ha rinunciato al punto centrale della sua riforma: far diventare gli americani proprietari della propria pensione. Ma c’è una novità: i tagli dei benefici non riguarderanno i redditi bassi, ma soltanto i redditi medi e alti. Come? Grazie all’indice progressivo studiato da un economista di Boston, Robert Pozen. Un’idea liberal e di sinistra che ha già fatto storcere il naso ad alcuni conservatori. Funziona così: la pensione dei più poveri sarà sempre calcolata sulla media delle retribuzioni più alte e, anno dopo anno, sarà aggiustata per non farle perdere valore rispetto al tasso di crescita degli stipendi. La pensione dei più ricchi, invece, non sarà legata all’aumento degli stipendi, ma all’inflazione. I ceti medi avranno una pensione calcolata su una scala progressiva che combina sia l’aumento dell’inflazione sia la crescita degli stipendi.
Il paradosso: non ci sono problemi gravi
Se di mezzo non c’è una rivoluzione, Bush non si diverte. Nei suoi primi quattro anni alla Casa Bianca ha stabilito una nuova dottrina di politica estera, ha ridisegnato la mappa del medio oriente e ha incoraggiato le rivolte democratiche in Europa dell’Est. Sul fronte interno, non è stato meno audace: ha tagliato le tasse come nessuno mai, ha creato costosissimi programmi d’istruzione e ha approvato un gigantesco intervento pubblico per fornire medicine gratuite ad anziani e pensionati. Un programma di governo più "compassionevole" che conservatore. Tanto più che per attuarlo Bush non si è curato di rispettare la regola aurea dei repubblicani, cioè il contenimento della spesa pubblica. Al contrario, per pagare le sue rivoluzioni e per rilanciare l’economia, Bush ha creato il più fantasmagorico deficit federale della storia americana.
Bush non è un tipo da compromessi. E’ un presidente che ha sempre bisogno di una missione rivoluzionaria da compiere. E per riuscirci, usa la retorica antipolitica dell’uomo che dal Texas è arrivato a Washington per cambiare le cose. La riforma della Social Security è la più radicale tra le sue proposte, ma c’è chi sospetta che agli americani il suo programma interno non piaccia: in fondo è stato rieletto per la sua politica estera e le pensioni non sono affatto avvertite come un problema urgente. A Washington c’è chi dice che Bush si scontra con un paradosso: in America oggi non ci sono gravi problemi, a parte il prezzo della benzina e il costo delle assicurazioni sanitarie.