Riformare le Nazioni Unite, queste Nazioni Unite, non è soltanto impossibile, è inutile. Probabilmente dannoso. Affidarsi a un’istituzione che ha fallito gli obiettivi principali per cui era stata creata alla fine della Seconda guerra mondiale, cioè impedire altri genocidi razzisti e garantire la sicurezza degli Stati membri, è una drammatica perdita di tempo. Sperare che a settembre l’ennesimo progetto di riformicchia preparato da un segretario generale coinvolto con figli, amici, famigli, bracci destri e compaesani nel più grande scandalo di corruzione di tutti i tempi, be’, è molto più che ingenuo. Punto primo: l’Onu non può essere riformata. Ogni due anni si parla di riforma, ma le riforme non sono mai arrivate. Kofi Annan è al quarto tentativo. Il predecessore Boutros Boutros-Ghali ci aveva provato due volte. Se si va indietro la media è la stessa. Nel 1945, l’Onu non si era ancora riunita, ma alcuni Stati avevano già avanzato progetti di riforma. Non è mai successo niente, tranne l’inutile allargamento del Consiglio di sicurezza da 11 a 15 membri avvenuto nel 1965. Oggi il punto principale della riforma di Annan prevede, appunto, la stessa cosa che nel 1965 non servì a nulla: aggiungere altri 9 seggi al Consiglio di sicurezza. C’è un motivo tecnico, statutario, che rende improbabile una riforma: qualsiasi proposta deve ottenere il voto dei due terzi dell’Assemblea e, successivamente, anche il lasciapassare dei due terzi dei Parlamenti dei paesi membri. E basta il "no" di uno dei cinque paesi con il diritto di veto per bloccare tutto.
L’opposizione alla riforma di Annan però è di merito. Riguarda l’idea stessa delle Nazioni Unite. C’è chi crede che l’Onu sia il governo mondiale, quando è soltanto un forum dove le nazioni sovrane possono lavorare insieme per risolvere le controversie internazionali. C’è chi crede che le decisioni prese da un’Assemblea influenzata da dittatori, golpisti e assassini siano giuridicamente più "legittime" dei voti espressi nei Parlamenti degli Stati democratici. E’ un’illusione, ovviamente. Un’illusione burocratica, antidemocratica e pericolosa. Le nazioni non sono unite. Non lo erano neanche al momento della fondazione, al punto che la presenza dell’Urss impediva addirittura che il Consiglio si riunisse. Oggi, come allora, da una parte ci sono paesi che condividono valori e sistemi di vita, dall’altra golpisti che negano democrazia e libertà. L’unica riforma seria è quella di costruire un’alleanza delle democrazie. Non è un’idea balzana. A Santiago, dal 28 al 30 aprile, i ministri degli Esteri dei paesi democratici (per l’Italia ci sarà Emma Bonino) si riuniranno sotto l’egida della "Comunità delle Democrazie".
23 Aprile 2005