Il misterioso caso Rove ieri ha registrato due novità, entrambe favorevoli al consigliere principe di George W. Bush. La storia è quella di un’inchiesta avviata da Bush per scoprire chi avesse detto al giornalista Bob Novak che la moglie dell’ambasciatore Joe Wilson, inviato in Niger per indagare sulle armi di Saddam Hussein, era un’agente della Cia. Due giorni dopo, in un articolo pubblicato su The Nation si è scoperto che Valerie Plame, la moglie dell’ambasciatore, era un agente segreto coperto e che quindi si trattava di un reato federale averne fatto il nome. Da qui l’inchiesta. Eppure, come ipotizzato dal Foglio, Wilson ieri ha ammesso in un’intervista alla Cnn che “il giorno in cui Novak ha bruciato la sua indentià, mia moglie non era un agente coperto”. Novak ha spiegato di aver avuto la notizia da un funzionario di governo (ma non di partito) e, successivamente, da una conferma di un altro funzionario, cioè da Rove. Altri due giornalisti erano al corrente della notizia, ma non ne hanno scritto o hanno fatto il nome dopo Novak.
La giornalista del New York Times è in galera perché non ha voluto dire il nome della sua fonte. Ieri si è scoperto che Rove ha saputo la notizia da qualcuno della stampa. E poi di aver ricevuto tutte le informazioni del caso proprio da Novak, prima che questi scrivesse l’articolo. Se non è Rove, chi è la fonte? Il capo dello staff di Cheney, Lewis Libby, dice di averlo saputo da qualcuno della stampa. A Washington circola voce, non confermata, che la fonte sia proprio la giornalista del New York Times oggi in galera.
16 Luglio 2005