La bella-e-bionda e il bello-e-nero, ovvero Ann Coulter e Barack Obama. Guardateli. I due non hanno niente in comune se non una cosa: sono i due volti più glamour della politica americana. Coulter è una girotondina di destra. Scrive e picchia duro. All’indomani dell’11 settembre fu cacciata dal suo giornale, un giornale conservatore, perché scrisse che Bush avrebbe dovuto “invadere i loro paesi, uccidere i loro leader e convertire i loro popoli”. Obama è l’unico senatore di colore di Washington. Parla e incanta le folle. A novembre dello scorso anno è stato eletto in Illinois con oltre il settanta per cento dei voti. Lei è finita sulla copertina di Time. Lui di Newsweek. Lei è l’idolo dei conservatori più arrabbiati. Lui è la speranza dei liberal. Coulter è detestata dagli avversari, ma anche tra i compagni c’è chi si vergogna dei suoi eccessi. Obama è l’astro nascente del Partito Democratico, ovvero un pericolo pubblico per i suoi colleghi che aspirano alla Casa Bianca. Sentirli parlare è un piacere, da quanto ci sanno fare con le parole. Ma se non fossero così “hot”, fighi ed eccitanti, scomparirebbero nel mucchio.
Lei è l’epitome della bellezza di destra, una specie di Paris Hilton acculturata. Le mancano solo il cagnolino e un video hard per essere come l’erede della dinastia dei grandi alberghi. Per il resto Coulter ha tutto: le gambe lunghe, il fisico asciutto da Upper east side, i capelli biondi, una gran voglia di Martini, l’aria strafottente e minigonne mozzafiato che imbarazzano sempre i suoi interlocutori. E per sua stessa ammissione, la mattina si alza più tardi della giovane ereditiera: mai prima dell’una. Con Paris Hilton, Obama in comune ha soltanto il numero di copertine e l’attenzione dei giornali. E ne è consapevole: “Sono così sovraesposto da essere riuscito a far passare Paris Hilton per una reclusa”. Il mese scorso Time ha paragonato il neo senatore ad Abramo Lincoln, cioè al presidente repubblicano che condusse il Nord alla vittoria della guerra civile e all’abolizione della schiavitù. Un accostamento che ha fatto incavolare un’altra bella dell’opinionismo conservatore: l’ex scrittrice di discorsi per Reagan, Peggy Noonan. Per il resto Obama piace perché emana forza tranquilla, ricorda le gloriose stagioni dei diritti civili e se solo alza il ditino a indicare nuove frontiere sembra spiccicato un Kennedy nero.
Ann Coulter, invece, quando sente nominare i Kennedy diventa più cattiva che mai e li definisce “una famiglia di eroinomani, di stupratori, di assassini di donne, di adulteri, di spacciatori di alcol, di ubriaconi dissoluti”. Quando dedicò l’edificio del ministero della Giustizia di Washington a Bob Kennedy, George Bush fece finta di non sentire l’erede di Bob, Kerry Kennedy, dire alla figlia una frase irriguardosa nei suoi confronti. La frase era questa: “Sappi che se qualcuno cerca di dirti che questo è il tipo di sistema giudiziario che tuo nonno voleva, non devi crederci”. Ann invece non se la lasciò scappare questa frase, se la appuntò e commentò: “Purtroppo Kerry Kennedy non ha aggiunto che, in realtà, la Giustizia del nonno era molto più simile al sistema giudiziario che lo zio Teddy ha affrontato dopo aver fatto annegare quella ragazza”. Il senatore Ted Kennedy, infatti, fu scagionato da ogni responsabilità nell’incidente automobilistico che costò la vita a un’amica che gli sedeva accanto.
Tutto questo odio per i Kennedy, Ann continua a esprimerlo nonostante John John Kennedy sia stato l’unico direttore a offrirle una rubrica quando dirigeva la rivista “George”. Ann i liberal di sinistra li odia. Ed è ricambiata. Per lei i sinistri sono tutti traditori, disfattisti, antiamericani e assassini di bimbi mai nati. Il suo ultimo libro si intitola “Come parlare a un liberal (se proprio devi farlo)”. Le prime parole del libro sono queste: “Storicamente il modo migliore per convertire un liberal di sinistra è che lasci la casa dei genitori, trovi un lavoro e cominci a pagare le tasse”. Ovviamente è stato l’ennessimo bestseller. Con il suo look aggressivo-metropolitano e i tacchi di Manolo Blanhik, Ann Coulter sembra uscita da un episodio di Sex & the City. E piace proprio per questo. Ma guai farglielo notare, perché crede che le ragazze di Sex & the City nella realtà non esistono: sono solo il prodotto dell’immaginazione di autori e produttori gay.
Obama è molto più rilassato. Ha una faccia placida e gentile e una moglie alta una spanna più di lui. Obama, piuttosto, è il Mr. Big di Sex & the City, cioè l’uomo ideale con cui trascorrere il resto della vita. Al contrario di Ann, Barack con gli avversari è conciliante e rispettoso. Mentre Coulter si disperava che i terroristi non avessero fatto saltare in aria il palazzo del più grande giornale di sinistra d’America, cioè il New York Times, all’indomani della vittoria di Bush Obama è andato in televisione a dire che il suo partito aveva perso contro “un presidente di guerra molto popolare” che aveva potuto contare su “una delle migliori squadre politiche che si siano mai viste in America”. Appena eletto, Obama è stato invitato a pranzo alla Casa Bianca: “Mi sono divertito molto”, ha detto il 43enne senatore seduto sul divanetto del Dave Letterman Show.
Ann Coulter è figlia dell’America che da due secoli guida l’America: quella wasp cioè bianca, anglosassone e protestante. Barack Obama è la personificazione del sogno americano, un figlio di un immigrato africano che ce l’ha fatta. C’è chi dice sia una specie di Schwarzenegger politicamente corretto e di sinistra, e poco importa se il papà keniota e la mamma bianca del Kansas fossero tutt’altro che poveri e disadattati. Obama ha studiato nelle migliori scuole delle Hawaii e oggi rischia solo di essere sopravvalutato dall’opinione pubblica e, magari, di non essere affatto il nuovo Martin Luther King o l’erede di Lincoln di cui tutti parlano. Rischia di trasformarsi nella proiezione chic delle aspettative degli intellettuali metropolitani, quelli che Ann odia e scortica a parole, quelli finalmente felici di aver trovato un leader nero che somigli esattamente al leader nero dei loro desideri. Coulter e Obama, insomma, non possono essere più lontani. Se Obama è noto per la sua retorica bipartisan, e per aver detto che “ci sono patrioti che si oppongono alla guerra e patrioti che la sostengono”, Ann Coulter è stata capace di accusare un veterano del Vietnam, costretto alla carrozzella, di aver fatto perdere la guerra al suo paese. Coulter non pronuncerebbe mai una frase come questa: “Siamo un unico popolo, tutti orgogliosamente devoti alle Stelle e Strisce, e pronti a difendere gli Stati Uniti d’America”. Questo è Obama al 100 per cento. Per la Coulter, invece, “quelli che non odiano Clinton non amano il paese”. Anche perché – ha detto Ann senza scomporsi – “Clinton si masturba nei lavandini”.
1 Settembre 2005