Tenetevi forte. Il deputato di Londra, ma con base elettorale a Tikrit, ovvero George-oil-for-food-Galloway, ha iniziato un tour americano per presentare il suo nuovo libro, “Mr. Galloway goes to Washington”, e per accusare George W. Bush di aver speso soldi in Iraq invece che per aiutare i poveri di New Orleans. Ma la notizia è un’altra: Galloway sarà accompagnato da Hanoi Jane, ovvero la donna più disprezzata d’America, la radical chic che prima disgustò i suoi concittadini sostenendo i Vietcong e poi li bombardò con le lezioni di aerobica in videocassetta. Fresca di divertente quanto imbarazzante autobiografia e di noioso ritorno cinematografico, Jane Fonda ha ritrovato la passione civile di un tempo, quella che gli analisti considerano una delle cause del dominio repubblicano di questi ultimi 37 anni. I democratici sentono già i brividi correre lungo la schiena, ma non è finita qui: il ticket Galloway-Fonda girerà l’America insieme con Eve Ensler, la scrittrice femminista autrice dei “Monologhi della vagina”. E a Los Angeles questo trio delle meraviglie, tendenza Tafazzi, si arricchirà della presenza di un altro personaggio che ogni volta che apre bocca regala valanghe di voti ai repubblicani, cioè Sean Penn.
Si comincia il 18 settembre in Wisconsin. Jane Fonda parlerà 20 minuti, poi una bella ora piena di Galloway. Biglietto d’ingresso a 20 dollari. E’ difficile sintentizzare il pensiero e le azioni del deputato cacciato da Tony Blair, ma eletto trionfalmente nel collegio più musulmano di Londra. Il suo nome è negli elenchi iracheni, nei rapporti della Cia e nelle relazioni della Commissione indipendente Onu di Paul Volcker quale assegnatario di 10 milioni di dollari creati dal regime di Saddam nelle pieghe dell’Oil for food. Galloway nega e sostiene che i documenti e le testimonianze che inchiodano lui e il suo amico e socio giordano siano un complotto della destra americana. Eppure Christopher Hitchens è uno di sinistra, trotskysta, accusatore di Madre Teresa di Calcutta e ossessionato dalle malefatte di Henry Kissinger.
Ieri sera, alle 7 ora americana, i due si sono incontrati, forse è meglio dire scontrati, alla Mason Hall del Baruch College di New York. Hitchens ha anticipato sulla rivista Slate la sua requistoria contro il “raccapricciante” Galloway, definito anche “disgustoso” e “pericoloso”. Galloway, per dirne una, era contrario all’intervento americano in Afghanistan del 2001, ma favorevole a quello sovietico del 1980. Nella sua autobiografia ha scritto che la fine dell’Unione Sovietica “è stata la più grande catastrofe della mia vita”. Ma se un tempo Galloway sosteneva solo la dittatura comunista, alla caduta del Muro ha allargato il raggio d’azione fino a flirtare con fascismo, jihadismo e quant’altro: “Il Kuwait è chiaramente parte dell’Iraq ed è stato rubato alla madrepatria dalla Perfida Albione”, ha detto mussolinianamente. Gli sciiti massacrati da Saddam nel 1991, secondo Galloway, erano “una quinta colonna” che agiva “nell’interesse del nemico”, mentre i curdi finalmente protetti dalla no-fly zone dell’Onu li avrebbe fatti tornare sotto le grinfie del regime che li torturava e gasava. Nel 1994, innanzi a Saddam, Galloway disse: “Saluto il suo coraggio, la sua forza, la sua infaticabilità. Voglio che lei sappia che noi siamo con lei fino alla vittoria, fino a Gerusalemme”. Di recente, il 31 luglio 2005, a Damasco ha detto che “la Siria è fortunata ad avere Assad come suo presidente”, proprio mentre l’Onu accusava il dittatore di aver fatto assassinare il premier libanese. Lo stesso giorno, in diretta tv, ha detto al mondo arabo che “due delle vostre figlie più belle, Gerusalemme e Baghdad, sono in mano straniera”, “stuprate” anche “con l’aiuto di quegli arabi che collaborano col nemico”. E’ la stessa analisi di Zarqawi, le cui stragi (“145 al giorno”) Galloway ha lodato con passione sincera su al Jazeera, senza spendere una parola per bambini, donne, lavoratori, poliziotti, passanti, giornalisti, crocerossini, funzionari Onu e diplomatici arabi massacrati a sangue freddo dai “resistenti” che secondo lui “stanno difendendo tutti gli arabi e tutti i popoli del mondo dall’egemonia americana”.
Gli va dato atto, almeno, di aver riconosciuto che le politiche saddamite erano simili a quelle di Stalin e di Mao. Solo che per Galloway era un complimento.
15 Settembre 2005