Camillo di Christian RoccaIl mondo capovolto. Gli effetti comici del pregiudizio antiamericano sulla stampa italiana

Il mondo raccontato dai giornali di un paese alle vongole è un mondo capovolto. Il Senato americano boccia una risoluzione sul ritiro delle truppe dall’Iraq? Visto, ma non si stampi. Semmai si scriva che è una chiara e perentoria confutazione delle politiche irachene di Bush. Due giorni dopo uno sconosciuto deputato democratico (non repubblicano) propone di ritirare le truppe? Vai, allora, con i titoloni e le aperture di pagina. E non importa se il congressman questa cosa la dice da almeno un anno e mezzo, e quindi è una notizia quanto un cane che morde l’uomo.
Poi c’è il Ciagate, con la novità della deposizione di Bob Woodward, l’uomo del Watergate. Woodward ha fatto crollare il già fragilino impianto accusatorio del procuratore Pat Fitzgerald, scagionando di fatto il capo dello staff di Dick Cheney, ovvero Lewis Libby. Avete letto qualche titolo su Libby o magari anche un solo occhiello sul patapunf dell’inchiesta che avrebbe dovuto tirar giù la Casa Bianca? Ovvio, che no. Vai, invece, con allusioni sul coinvolgimento di un altro uomo di Bush e sugli inquietanti rapporti tra l’ex (da ieri) mito del giornalismo democratico e la banda di bugiardi e assassini che guida la Casa Bianca. Del resto si continua a scrivere che Libby è stato incriminato, anzi già condannato, per aver spifferato il nome di un’agente coperta della Cia, quando l’inchiesta ha dimostrato di no.
Poi c’è il caso del fosforo a Fallujah, dove ogni smentita di averlo utilizzato in modi diversi da quelli consentiti dalle convenzioni internazionali viene spacciata per conferma delle tesi di TeleMorrione. E non c’è nessuno che si alzi e dica: scusate, ma se i criminali di guerra americani avessero voluto uccidere indiscriminatamente gli iracheni, non avrebbero fatto prima a lanciargli un paio di missili sulle testoline?

Ieri Rep. ha individuato il motivo per cui il negazionista dell’Olocausto, David Irving, ha tanto successo: “L’estrema liberalità delle leggi della comunità anglosassone esaltata da Bush e Blair in materia di libertà d’opinione”. La colpa è di Bush, che consente a un fascista di parlare. Ma se approva il Patriot Act, allora il fascista è lui. Il Manifesto è an-
dato oltre, il fascista non è Irving né Saddam: è Bush. Leggete il titolo:“Katrina, una scusa per fare pulizia etnica”.

(Editoriale di Giuliano Ferrara)

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