Camillo di Christian RoccaRed Car sbaglia Kaplan

Redazionalmente Caretto, inteso Ennio, è lo spericolato corrispondente da Washington del Corriere della Sera al cui paragone Zucconi è più affidabile dell’Enciclopedia Britannica. Caretto è il Simon Wiesenthal dei neocon, gli dà la caccia e li vede dappertutto, basta che uno abbia la faccia cattiva o la reputazione così così che Red Car è lì pronto a smascherare un terribile neocon. Solo che quasi mai ne azzecca uno. Ieri ha dedicato una mezza pagina a “Fukuyama e Kaplan, ecco i neocon pentiti”. Di Fukuyama e delle sue critiche ai neocon avete letto in settimana sul Foglio, ma Kaplan? Il Kaplan definito da Red Car “neocon revisionista” ma anche “apostata”, è Robert. Azz. Sarà un omaggio al maestro Zuccopycat, il quale in diretta tv una volta intervistò Bob Kagan scambiandolo per il padre Donald. Red Car, infatti, ha sbagliato Kaplan. Il Kaplan neocon è Lawrence, giornalista di New Republic. Il povero Robert è colpevole solo di occuparsi di strategie militari, dunque è un cattivone e non può essere che un neocon per Red Car. Sfortuna vuole, però, che non solo Robert Kaplan non è un neocon, ma è quanto di più lontano ci possa essere dal movimento. Robert è un iper realista, un kissingeriano definito un “moderno Machiavelli americano”. Per dirne una, dal 2002 propone per l’Iraq “una dittatura laica” e considera una follia esportare la democrazia, non ora che secondo Red Car si sarebbe pentito, ma da sempre. Per dirne un’altra, è stato l’ideologo del non intervento in Bosnia e in Kosovo (“si odiano da secoli”) con un libro che all’epoca fece molto rumore e che, secondo Richard Perle, ha causato molti morti perché ha ritardato l’intervento Usa. A un incontro con Bush, Cheney e Rice, Robert Kaplan sembrava intimidito, per metterlo a suo agio Bush gli ha detto: “Rilassati, siamo tutti realisti qui”.

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