Roma. La famigerata Commissione diritti umani dell’Onu, definita dallo stesso Segretario Generale Kofi Annan “un imbroglio”, non esiste più. E’ stata sostituita ieri, con un voto dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (favorevoli i paesi europei, contrari gli americani), da un Consiglio sui diritti umani che in America, a destra come a sinistra, appare una soluzione peggiore della precedente, e stiamo parlando di una Commissione che anziché tutelare i diritti umani nel mondo ha eletto la Libia come presidente e conta Cina, Cuba, Sudan e Zimbabwe tra i suoi membri, oltre all’Arabia Saudita, un paese che si è addirittura rifiutato di firmare la dichiarazione sui diritti dell’uomo. E’ stato lo stesso Kofi Annan a scrivere nero su bianco che gli Stati torturatori entravano in quella Commissione “non per rafforzare i diritti umani, ma per proteggere se stessi contro le critiche oppure per criticare altri paesi”.
Gli Stati Uniti non hanno negato soltanto il loro voto, ma potrebbero addirittura decidere di non parteciparvi, come ai tempi della Società delle Nazioni, l’antenata dell’Onu fallita proprio per l’assenza americana. Prima della controriforma di ieri, la Commissione era formata da 53 paesi eletti su base regionale all’interno dell’Ecosoc, il Consiglio economico e sociale. Anziché proporre un criterio semplice semplice che limitasse l’elezione soltanto ai paesi rispettosi dei diritti umani, una serie di mediazioni al ribasso ha portato a un nuovo Consiglio di 47 paesi eletti dall’Assemblea Generale a maggioranza e con una redistribuzione regionale che penalizzerà le democrazie occidentali, a vantaggio dell’alleanza globale delle tirannie.
Il grande progetto di riforma delle Nazioni Unite, presentato con grande enfasi lo scorso anno da Kofi Annan, è fallito miseramente, a partire dai seggi del Consiglio di Sicurezza. Screditato da scandali e ora addirittura sfiduciato del sindacato interno, ad Annan resta soltanto questo nuovo Consiglio, peraltro molto diverso da quello immaginato da lui stesso mesi fa, quando aveva proposto un “Consiglio” composto soltanto da paesi impegnati a “rispettare i più alti standard di diritti umani”. Questa condizione è sparita, così come le linee guida poste da Eleanor Roosevelt al momento della nascita della Commissione: “Il campo dei diritti umani non è uno di quelli dove sono possibili compromessi sui principi”.
Sbaglia chi immagina che il no al nuovo Consiglio sui diritti umani sia la solita arrogante posizione della destra bushiana. Un editoriale del New York Times di qualche giorno fa era titolato così: “La vergogna delle Nazioni Unite”. Fin dalla prima riga, il Times ha scritto che “quando si parla di riformare le disgraziata commissione diritti umani dell’Onu, John Bolton ha ragione, e il segretario generale Kofi Annan ha torto”, così come “i principali gruppi internazionali in difesa dei diritti umani hanno poco saggiamente preferito un consenso multilaterale e lo hanno anteposto al loro dovere di combattere nel modo più forte possibile per la protezione dei diritti umani”. Per fortuna ci sono anche Ong come i radicali transnazionali, Freedom House e UN watch che si sono opposte decisamente. Con loro c’è anche la task force bipartisan del Congresso, gli ex leader repubblicani e democratici Gingrich e Mitchell. L’Europa ha scelto di votare con l’alleanza delle dittature. (Sono dispiaciuto di non essere riuscito a spiegarmi meglio, a causa di questa impaginazione bislacca)
16 Marzo 2006