Camillo di Christian RoccaLa Rosa nel Pugno fa plaf, ma è decisiva per il risultato di Prodi

Roma. Al Caffè letterario di via Ostiense il grande entusiasmo delle tre del pomeriggio – quando la forchetta Nexus accreditava la Rosa nel pugno di un risultato tra il 2,5 e il 4 per cento e gli assegnava tra i 4 e i 12 senatori – si è raffreddato intorno alle 6, quando i dati reali hanno spostato verso il basso il loro dato, fino al panico intorno alle 8 di sera, quando le proiezioni parziali hanno raccontato la sconfitta unionista al Senato e inchiodato l’alleanza tra radicali e socialisti al 2,5 per cento e solo a 2 senatori, Marco Pannella e Ugo Intini.
Fatti due calcoli, quali che siano i risultati definitivi, la scelta di Marco Pannella di schierare il suo partito-movimento con il centrosinistra è stata decisiva. I voti dei radicali, in altre occasioni fuori dai due schieramenti, sono certamente risultati determinanti per il risultato dell’Unione di Romano Prodi. “Tanto più c’è una parentela tra il nostro risultato e il margine di vittoria dell’Unione, tanto più saremo determinanti”, ha detto al Foglio Daniele Capezzone quando sembrava ancora certa la vittoria del centrosinistra. Il neo onorevole Capezzone ha spiegato che, dopo essere stata determinante numericamente, la Rosa nel pugno si impegnerà a esserlo politicamente in Parlamento: “In questi quattro mesi di campagna – spiega Capezzone – non abbiamo mai rinunciato alle nostre battaglie, sia quelle laiche sia quelle di modernizzazione della società”. Il risultato della Rosa, in sé, non è stato esaltante. Probabilmente avrà soltanto due senatori, una buona manciata di deputati e ancora non è certo se ne avrà a sufficienza per costituire un gruppo parlamentare autonomo a Montecitorio.
La Rosa nel pugno non è arrivata nemmeno alla somma degli storici voti radicali e del serbatoio di consensi dello Sdi di Boselli. Capezzone non sembra scosso da questo dato, nonostante le ultime due volte che i due partiti si sono presentati da soli abbiano conquistato rispettivamente il 2,2 per cento e l’1,8 per cento, quindi il 4 totale. Capezzone però spiega che non si possono fare discorsi di questi tipo: “I voti non sono regalati, a ogni elezione bisogna conquistarli volta per volta”. Al di là del successo di uno schieramento o dell’altro, secondo i rosapugnisti il punto per dichiarare vittoria era quello di ottenere il 3 per cento, ogni zero virgola in più sarebbe stato accolto come un “enorme successo”. Alla vigilia, un risultato sotto il 3 sarebbe stato giudicato come se il progetto della Rosa non avesse sfondato, malgrado il grande risalto sui giornali.
La scelta unionista dei pannelliani non ha convinto tutti i radicali, non solo quei pochi che si sono uniti a Benedetto della Vedova, Marco Taradash e Peppino Calderisi che sono entrati nel centrodestra, ma evidentemente anche una parte della base. Il giorno prima del voto, Marco Pannella ha inviato a 40 mila indirizzi email un appello a non votare i radicali del centrodestra e a scegliere la Rosa nel pugno. Ancora ieri mattina, il leader radicale ha inviato agli stessi 40 mila un’altra email circolare per rispondere a un centinaio di persone che gli avevano contestato l’essersi schierato con Prodi oltre che l’appello a non votare i Riformatori Liberali di Della Vedova. Ha scritto Pannella: “Molti sono gli indignati, esasperati, nauseati: è indegno, è vergognoso, è tradimento, è corruzione, svendita, liquidazione della storia radicale, il proporci di sostenere e votare per la coalizione di prodiani, di comunisti ecc ecc. Ne saremmo, ne saremo totalmente travolti, soffocati, battuti, utilizzati come utili idioti. Non di rado riascolto parole e stati d’animo che per anni riscuotevo con l’accusa di vendita a Berlusconi. Rispondo e preciso: Non è esatto, non è nemmeno vero che ‘votiamo’ per la coalizione prodiana. Noi proponiamo di votare e votiamo la Rosa. E’ vero che i voti che riporteremo si sommeranno a quelli delle altre liste collegate e serviranno per indicare Prodi quale presidente del Consiglio, e per riscuotere il (modesto) premio di maggioranza”.
Pannella ha spiegato la linea: “La Rosa ha la sua postazione di lotta nell’Unione”. Poi se la vedrà in Parlamento, pronta a scontrarsi con quell’11 per cento circa di eletti tra comunisti e verdi, oltre che con le componenti cattoliche e conservatrici dei due schieramenti. Quando ieri pomeriggio le elezioni sembravano vinte, i rifondazionisti avevano già annunciato il ritiro dall’Iraq e della legge Biagi. Capezzone aveva commentato: “Non scherziamo”. Lo scherzo vero, però, è arrivato dagli exit poll della Nexus.

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