La campagna di Repubblica per delegittimare Silvio Berlusconi agli occhi del mondo ha avuto parecchio successo in queste ultime settimane, ma è anche incappata in qualche passo falso: non solo il riconoscimento della leaderhip berlusconiana sui temi in discussione al G8 nientemeno che da parte di due giganti della sinistra occidentale come Barack Obama e Gordon Brown, ma anche la beffa di aver ricevuto un “no” dalla Casa Bianca all’intervista con il presidente americano che sarebbe spettata a Largo Fochetti. La Casa Bianca, infatti, un paio di giorni prima della visita del presidente in Italia è solita garantire un’intervista ai giornali che accreditano (a pagamento) i loro inviati ai viaggi con l’Air Press One. Si fa a turno. Una volta tocca al Corriere, una al Sole, una alla Stampa, una a Repubblica. Questa volta spettava a Repubblica che, per risolvere un problema di rivalità interne, ha fatto un’inedita richiesta di intervista a sei mani affidata a Federico Rampini, Vittorio Zucconi e al direttore Ezio Mauro.
Il Foglio, il 23 giugno, si era chiesto: “Chissà se la Casa Bianca dirà di sì”. La Casa Bianca, infatti, ha detto di “no”. E l’intervista è stata concessa a Elena Molinari di Avvenire, lasciando Rep. a bocca aperta per la decisione di Obama di parlare con il giornale dei vescovi anziché con quello dell’intellighenzia progressista. Il fastidio dei republicones si è potuto leggere tra le righe dell’articolo domenicale di Eugenio Scalfari: “L’intervista a un giornale italiano in vista del G8 Barack Obama l’ha data all’Avvenire. Non vende molto l’Avvenire ma rappresenta la Conferenza episcopale”.
I boatos di Largo Fochetti, però, dicono che Ezio Mauro sia ancora più amareggiato per l’altro colpo americano subito dal suo giornale, questa volta ad opera di Alessandra Farkas del Corriere della Sera che un paio di giorni fa ha raccontato la storia d’amore tra Bob Kennedy e sua cognata Jackie. Un argomento succulento per la nuova “Era leggera” del gruppo Espresso. “Se solo avessimo qualcuno in America…”, avrebbe detto Mauro in riunione di redazione proprio davanti a Zucconi. (chr.ro)