’O pernacchioProcesso Eternit: il disastro è diventato epidemia

Svettano sulle spiagge di Bagnoli come le dita di una mano stese, dritte dritte, sul ripiano liscio di un tavolo: alte, di cemento, colonne ingrigite dal tempo e dal lavoro. Il mare, impassibile, c...

Svettano sulle spiagge di Bagnoli come le dita di una mano stese, dritte dritte, sul ripiano liscio di un tavolo: alte, di cemento, colonne ingrigite dal tempo e dal lavoro. Il mare, impassibile, continua a lambire la riva, come se non sapesse a che cosa va incontro. L’aria è pesante, immobile: sudi facilmente vicino all’ex impianto Eternit, un mostro di acciaio, cemento ed amianto che resiste ancora. Ha inquinato una zona intera; è penetrato fin nel sottosuolo, nelle falde acquifere, e ha ucciso. Anzi, continua ad uccidere: la responsabilità Stephan Schmidheiny, manager degli impianti italiani, da Napoli a Reggio Emilia, non è ancora andata in prescrizione, perché il disastro ambientale «non si è ancora concluso».

Trema la terra e tremano le coscienze: non solo il Triangolo della Morte, ma pure l’Eternit. E non è un caso, forse, se la Campania è la prima regione per malattie tumorali. Non è un caso se qui la leucemia nei bambini è più diffusa che nel resto di Italia. A Schmidheiny sono già stati dati 18 anni di reclusione, ma non bastano: la sua colpevolezza non è stata ancora misurata, non per intero. Prima favorita dall’ignoranza, poi dalla lentezza dell’informazione, l’Eternit ha potuto produrre e massacrare con l’amianto, i suoi fumi e i suoi residui. Era lavoro, per qualcuno. Ora rappresenta solo una sentenza di morte, una macchia sulle rive sabbiose di Bagnoli, ad un tiro di sasso dalla fu Città della Scienza. C’è gente che si ostina ancora ad andare al mare lì, in quella zona: sullo sfondo le colonne di cemento, quelle ancora in piedi e quelle che invece sono cadute, e i capannoni.

Il disastro è diventato epidemia, l’epidemia si è allargata, toccando con i suoi tentacoli non solo Bagnoli ma anche il circondario. L’Eternit non funziona più da anni, eppure continua a produrre danni: l’ombra che proiettano le sue torri è ancora fitta, nera come la notte, una miseria incommentabile che necessita un intervento immediato di bonifica e che tuttavia tarda ad arrivare.

Twitter: @jan_novantuno