’O pernacchioTav sì, Tav no: è polemica su Erri De Luca

Sembra La Terra dei Cachi di Elio e le Storie Tese, solo che invece di Italia c'è la Tav: «Tav sì, Tav no». E invece dell'italiano medio, il nostro protagonista è un italiano che di comune o di med...

Sembra La Terra dei Cachi di Elio e le Storie Tese, solo che invece di Italia c’è la Tav: «Tav sì, Tav no». E invece dell’italiano medio, il nostro protagonista è un italiano che di comune o di mediocre ha ben poco: sto parlando di Erri De Luca, napoletano e scrittore, che negli ultimi giorni – ma diciamo pure settimane – sta facendo parlare di sé dopo l’intervista che ha rilasciato all’Huffington Post (e che vi consiglio di leggere, prima di pronunciarvi in qualsiasi modo) sulla Tav.

Tutto è partito dall’ultimo libro che ha scritto insieme a Chiara Sasso, Wu Ming1 e Ascanio Celestini: Nemico pubblico. Oltre il tunnel dei media: una storia NoTav. E dalle sue dichiarazioni: boicottare la Tav non è terrorismo, è un atto dovuto, non c’è niente di sbagliato; presto capiranno e allora si ritireranno con il loro esercito. Da destra e da sinistra, politici e politicanti hanno subito gridato allo scandalo: può uno scrittore pronunciarsi così approfittando della propria notorietà? Dal mondo della letteratura, un’ondata – leggerissima – di solidarietà: a partire da chi ha scritto insieme a lui Nemico Pubblico. Ma il senatore del PDL Giuseppe Esposito ha rilanciato: boicottate i suoi libri. E De Luca, scherzando, si è detto felice: meglio boicottarli che bruciarli.

Al di là delle intenzioni, tutta questa faccenda appare assurda: da una parte abbiamo chi sostiene i manifestanti, gli stessi che lanciano molotov e lottano contro le aziende in crisi; dall’altra chi li condanna senza riserve e si pone al fianco di Caselli. Tav sì, Tav no; terrorismo sì, terrorismo no. Lungi da me il voler prendere le parti di De Luca (perché De Luca, certo, non ha bisogno di me per difendersi) ma: in teoria tutti, consci delle conseguenze, sono liberi di dire quello che vogliono; ed è altrettanto vero che tutti, agito come meglio credevano, devono sottostare alla legge. Se non ci sono i termini per rispettare queste due affermazioni, la storia non sussiste: darsi al macello mediatico, gridare al boicottaggio o difendere l’indifendibile è assurdo, da entrambe le parti.

Nelle ultime ore, in un’intervista lampo a Repubblica, De Luca ha spiegato: «un intellettuale non dovrebbe mai smentire quello che ha scritto», «da noi la libertà di parola esiste, parlano tutti, parlano tanti»; «penso ad alcuni leader politici. Persone che hanno un grande carisma […]. Un leader che ha questo ruolo e che istiga all’uso delle armi, parla di fucili da imbracciare… Ecco quel leader, a mio avviso, ha una responsabilità innanzitutto dei suoi seguaci […]. Ma a quelle parole nessuno reagisce, come se fossero normali, facessero parte della fisiologica dialettica politica». E quindi, di nuovo, Tav sì e Tav no: pensare prima di parlare, ma anche prima di accusare. De Luca è uno scrittore e il significato delle parole lo conosce bene, molto bene. C’è da chiedersi se altrettanto si possa dire degli altri, dei suoi giudici.

Twitter: @jan_novantuno

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