Il PD deriva da due partiti nati nel dopoguerra, FI è stato costruito da un miliardario recuperando politici socialisti, la Lega ha impiegato anni prima di emergere, il Movimento cinque stelle non è sul territorio, si appoggia a un comico navigato e ha comunque impiegato 8 anni per diventare forza politica, gli altri partiti sono eredi di movimenti che si son fatti le ossa nella prima Repubblica. Delle ultime esperienze innovative, nate da importanti personalità o imprenditori danarosi, non rimangono che le macerie: Scelta Civica, Fare per fermare il declino, sono disciolte; le sinistre arcobaleno e arancione si ricombinano con cadenza elettorale.
Pertanto, anche l’anno prossimo, noi Millennials dovremo scegliere tra tre opzioni: il grigio “meno peggio”, il carnevalesco vaffanculo liberatorio e il week-end in montagna.
Possiamo pure smetterla di essere ottimisti e, se non lo abbiamo ancora fatto, dobbiamo chiuderci a riccio sulla nostra vita privata, puntare unicamente sul nostro lavoro e spendere i soldi in maniera ricercata, dandoci un tono anche se siamo dei looser.
L’alternativa è fuori dalla nostra portata. La politica richiede un investimento sul medio-lungo termine, nessun coetaneo sacrifica il proprio godimento presente per un risultato che vedrà forse tra dieci anni, se tutto va bene, e non è manco detto. E non è questione solo di godimento, ma anche di chance a rischio nel mondo del lavoro: ogni ora sottratta alla propria formazione continua, al networking, agli straordinari, al fatturare, è un sacrificio che si rischia di pagare caro, quando a 40-50 anni i nostri genitori non ci saranno più e dovremo cavarcela da soli. Fare politica oggi, partendo da zero, significa indossare uno zaino da 30 kg per fare una maratona, perché questo è oggi il mondo del lavoro, una maratona sotto il sole in cui occorre mantenere lucidità, energie, per arrivare a realizzarsi.
La politica è un impegno disumano, che talvolta sottovalutiamo, dato che del gioco politico vediamo solo gli aspetti più superficiali: le dichiarazioni a effetto, i tweet, i rilanci dei quotidiani, le trasmissioni televisive. L’incessante lavoro di contatti, favori reciproci, finti scandali, ci è invisibile. Negli ultimi mesi ho avuto modo di avvicinarmi ad alcuni movimenti che intendono portare una ventata di novità nel panorama elettorale, e ho potuto apprezzare la complessità in tutto il suo splendore. E’ stato come passare dall’idea di start-up venduta ai bimbiminkia al provare a costruirne una.
In breve, per fare politica nel 2017 servono:
- 1) comunicazione di livello alto: libri, convegni, collocamento nella storia delle idee;
- 2) comunicazione di livello basso: meme, facebook, twitter, titoli d’acchiappo, foto;
- 3) organizzazione militare;
- 4) affiatamento;
- 5) leadership chiare e trascinanti, magari un testimonial;
- 6) un programma: si scrive avendo le competenze, i dati e chi li sa elaborare;
- 7) soldi per comprare competenze, comunicazione, promozione.
Quante persone? Serve specializzazione, se nessuno può lavorare full-time (come lo paghi?) per le prime due occorrono almeno 10-15 persone; per l’organizzazione due/tre, per il programma… altre 20/30, in base alle ambizioni. Avete intorno a voi dei gruppi di 40/50 persone che lavorano verso un obiettivo comune? Escludendo aziende e oratori… Direi di no, perché a me pare difficile di questi tempi organizzare anche solo una partita di calcetto, un pranzo in trattoria, una gita fuoriporta con più di 6/7 persone. Le cause? Senza volerci spendere troppo tempo, viviamo in una società individualista, dove ognuno si ritiene in diritto di far valere le proprie ragioni e pretende che vengano prese in considerazione. Viviamo un costante eccesso di offerta di servizi che aggredisce il nostro tempo libero, che solo trent’anni fa era inimmaginabile.
Che cosa occorrerebbe, e chi potrebbe fare qualcosa? Si potrebbe contribuire a ogni livello, con semplicità:
- 1) invece di pubblicare nuovi libri, iniziamo a organizzare una biblioteca comune di testi di riferimento?
- 2) sforziamoci di condividere, rilanciare e commentare articoli e post dei nostri beniamini;
- 3) impariamo a mettere da parte le manie di protagonismo;
- 4) non pensiamo di dover vivere nella dittatura del piacere, per cui ogni ora della nostra vita debba essere divertente; ci si può anche annoiare, ogni tanto;
- 5) non siamo gelosi di chi è più portato di noi – se ci fa vincere tutti;
- 6) non limitiamoci a pensare che la carriera sia solo pubblicare paper o rilasciare interviste per i quotidiani nazionali;
- 7) bastano 10 euro per raggiungere alcune migliaia di persone su Facebook, potrei donarli a un nascente partito invece di bermeli.
Il piano non sembra così complesso, a tutta prima. Eppure, se guardiamo oggi chi si fomenta di più, chi organizza attività politica, beh, scusate se la prima sensazione è di pieno sconforto. Penso alla marcia degli antivaccinisti, penso al Movimento 5 Stelle, ai complottisti, o i gruppi protofascisti che sui social fanno migliaia di contatti. Non è difficile da capire perché stia avvenendo ciò: oggi le élite non hanno tempo (quelle intellettuali perché precarie, quelle economiche invece se ne sbattono semplicemente), le classi meno formate sì, e tanto da costruire fenomeni virali di dubbio gusto a ripetizione. Dalla Moric prossimo politico con casapound a Saluta Andonio, passando per pastorizia e chat degradanti, l’incultura è in effervescenza e distrae le coscienze, cattura l’attenzione.
In conclusione, la politica è un investimento ad altissimo rischio, che potrebbe consegnarci lavori degradanti nel presente; è un’attività poco divertente, che sottrae tempo ai bagordi – che ancora possiamo permetterci finché nonno paga le mancette. Richiede infine una serie di qualità che nessuno ci ha insegnato: umiltà, disciplina, coraggio, che non vedo abbondare.
La democrazia è stato uno splendido ideale, mai raggiunto fino in fondo, ma almeno accennato in un periodo felice: il futuro è invece davvero preoccupante. La complessità delle decisioni pubbliche le affiderà unicamente a iperspecialisti che compreranno consenso (passando per politici-fantocci) in base alle lobby che li finanziano. L’impoverimento dei media tradizionali e l’irrilevanza dei blog in rete costruirà un’opinione pubblica insignificante, quando non balcanizzata in tribù che non si capiscono e si odiano. Investite su voi stessi, imparate a rinunciare a sorrisi, socialità, amicizia, perché saranno sempre più rari: se non viviamo la nostra natura politica, siamo destinati a essere dimezzati e frustrati. Infine, tra qualche anno, il percorso sarà completo: voteremo stronzi perché lo saremo diventati anche noi.
Andrea Danielli