Negli anni 60 del secolo scorso, quelli del boom, gli italiani scoprivano le vacanza. La vacanza come rito collettivo, generalmente in agosto quando fabbriche e uffici chiudevano tutti insieme e le città si svuotavano davvero.
Ma come sono le nostre vacanze, oggi, negli anni dieci del secolo nuovo?
Cinquant’anni fa cominciava tutto in autostrada, con i bambini sui sedili posteriori a chiedere incessantemente “Quanto manca?” a spazientiti padri al volante. Si partiva generalmente di notte, per evitare il traffico, con i finestrini abbassati perché l’aria condizionata non c’era.
Più che in vacanza si andava in villeggiatura: nel 1965 si stava via mediamente 20 giorni, 19 nel 1975, poco meno di 13 nel 1998, solo 11 nel 2014 (dati Federconsumatori). Erano estati che sapevano di sabbia e di libertà a volte anche noia, con settimane sconfinate trascorse con quelli che erano “gli amici del mare”, dei giochi lontani dagli adulti, dei pomeriggi infiniti e dei gelati, da mangiare in spiaggia.
Poi è arrivato nei cinema Sapore di mare dei fratelli Vanzina, erano i primi anni ottanta e le nostre estati sono cambiate per sempre. Addio al momento di riposo, allo iodio da respirare a pieni polmoni ed al panino con la frittata da mangiare sotto l’ombrellone.
Benvenuto alla ricerca del divertimento, alla voglia di collezionare il maggior numero di esperienze da raccontare al ritorno in città tra i banchi di scuola, ai corpi (in forma) come strumento per mostrarsi, agli amori transgenerazionali che non sono più un tabù ed alle serate nei locali tra musica, drink dai nomi esotici e ammiccamenti per fare tardi.
Gli anni 60 dei Vanzina, sul grande schermo, profumano di ottanta con quella voglia di leggerezza e spensieratezza diventati marchio di fabbrica del decennio frivolo per antonomasia.
Oggi, rinchiusa in soffitta la villeggiatura e le pensioni dai nomi improbabili, le nostre vacanze spesso sono un’insieme di week end che cominciano a Pasqua e finiranno a settembre e che raccontiamo sui social, in tempo reale con l’aiuto dei filtri.
Come scrive la scrittrice statunitense Susan Sontag (1933-2004) in “Sulla fotografia: realtà e immagine nella nostra società” (Einaudi, 1978): “La fotografia oltre a dare all’individuo il possesso immaginario di un passato reale aiuta nel presente a impadronirsi di uno spazio in cui vive insicuro. Le foto servono a dimostrare in maniera indiscutibile che il viaggio è stato fatto, che il programma è stato attuato e il divertimento è stato raggiunto.”
Estati da condividere, più che da vivere, amori (spesso facili) da cercare in chat e sulle app di dating più che faccia a faccia perché negli anni dieci del secolo nuovo il campo si è spostato dal reale (riguardatevi i goffi tentativi di Luca Carraro con Marina Pinardi, in Sapore di Mare o Matteo che segue Carmen fino a Santorini in Che ne sarà di noi) al virtuale e con richiesta di video, foto, registrazione audio anche dei momenti più intimi sempre più frequenti.
Perché anche la conquista estiva non si può più solo raccontare, magari qualche mese dopo, ma deve essere mostrata nel modo più dettagliato possibile. Lo smartphone sempre più come il diario dei marinai da riempire di avventure e il corpo sempre più uno strumento di comunicazione: lati b a favore di camera e l’hashtag #sunset sono ormai centinaia su Instagram, come i piedi in primo piano, una vera e propria mania sui social a tutte le latitudini.
Così le nostre estati più che alla ricerca dell’amore (che poi si sa gli amori estivi non sono fatti per durare) sono diventate il momento, come il resto dell’anno, per provare a diventare famosi, influencer come si dice adesso.
Giulia Latini, 22 anni, corteggiatrice di Luca Onestini a Uomin&Donne presentatasi come la ragazza semplice di Anzio, cittadina a sud di Roma, cercava l’amore negli studi di Maria De Filippi e sta passando l’estate a promuovere su instagram lo stabilimento balneare alla moda di Ostia, o la ditta di t-shirt. E la community nata attorno al suo nickname cresce ogni giorno di più, perché più che l’amore quello che conta oggi è il successo.
Insomma sono cambiate le nostre estati e cambieranno ancora, dai gelati ai coktails, dalle polaroid a instagram, dai telefoni pubblici a WhatsApp ma forse una cosa non cambierà mai. L’estate è sempre quella fuga a testa bassa da noi stessi e da quello che siamo. Che poi appena finito agosto la realtà ci salta di nuovo addosso, ma intanto è bello condividere quello che siamo o che vorremmo essere. Maurizio Fabrizio e Guido Morra hanno scritto, per la voce di Renato Zero, quel capolavoro che è “I migliori anni della nostra vita”, nessuno ha mai scritto la migliore estate della nostra vita, perché in cuor nostro speriamo sempre che la migliore sia quella che vivremo il prossimo anno.