MillennialsSe diventiamo tutti poveri chi si comprerà la nostra eredità?

In questi tempi di lavori precari e sottopagati non pochi Millennials ragionano sul proprio futuro e sulle proprie possibilità di sopravvivenza facendo affidamento sull’eredità potenziale. Per quan...

In questi tempi di lavori precari e sottopagati non pochi Millennials ragionano sul proprio futuro e sulle proprie possibilità di sopravvivenza facendo affidamento sull’eredità potenziale. Per quanto triste possa essere, e senza trasformarsi per forza in Pietro Maso, c’è chi stima il valore dell’abitazione, chi dei libretti postali e dei fondi, e immagina che quando la natura farà il suo corso si ritroverà una ricchezza anche dieci volte superiore alla propria. Sono considerazioni che aiutano a tirare avanti, che rassicurano sulle proprie chances in un futuro a medio termine, tra venti/trent’anni, magari in aiuto dei figli che verranno. Sono considerazioni ormai diffuse, ma, come accade per molte dicerie, sono con ogni probabilità errate: le nostre aspettative di ricchezza futura sono quasi certamente destinate a sgonfiarsi, vediamo già tendenze negative ora, e converrebbe pertanto tirarsi su le maniche per provare a diventare ricchi il prima possibile.

Proverò a spiegarmi in maniera accessibile. Il valore degli attivi è determinato dalla domanda: un’abitazione vale mezzo milione di euro se vi è qualcuno in grado di sobbarcarsi quel prezzo quando la volete vendere. Non importa se sia stata pagata quella cifra dieci anni fa. Perché vi sia una domanda di case tale da mantenere i prezzi crescenti è necessario che l’economia progredisca e, con essa, i salari; poiché buona parte degli acquisti è effettuata a debito, è necessario che le banche continuino a prestare denaro a tassi accettabili. Infine, sarebbe d’uopo che vi fosse una richiesta abitativa, che significa: servono nuove famiglie, nuovi bambini.

Ricapitolando: se volete vendere la casa di famiglia tra vent’anni e guadagnarci una bella cifra, l’economia nel frattempo deve essere cresciuta, con essa i salari, le banche devono essere in salute e la demografia deve essersi ripresa, perché al momento il saldo è negativo. Sono quattro ipotesi tutt’altro che scontate, anzi, ci sono tendenze che vanno in una direzione opposta: l’economia cresce molto poco rispetto ai livelli di debito accumulato, in Italia occorreranno ancora 4 anni per tornare ai livelli pre-crisi (del 2006), e rispetto ai paesi più dinamici abbiamo perso molto terreno negli ultimi 20 anni; l’Italia è infatti il paese europeo che è cresciuto di meno: il suo modello di sviluppo è arrivato al capolino, la spesa pubblica improduttiva e gli interessi elevati sul debito non ci permettono politiche espansive; l’inefficienza del pubblico e l’incertezza politica non attirano investitori stranieri. I livelli attuali di occupazione e di reddito sono miseri, la retribuzione media dei dipendenti dal 2007 è addirittura calata e tra 15 economie europee abbiamo il più basso salario di ingresso in assoluto. Né vi sono prospettive rosee sulle progressioni di carriera, come mostra uno studio di Banca d’Italia rielaborato dal sito True Numbers. Infine, anche dare per scontato che le banche siano in grado di garantire i mutui di cui avremo bisogno potrebbe essere un azzardo: se i tassi di interesse rimangono così bassi e i valori degli immobili dati in garanzia non crescono, non è possibile che le banche cerchino investimenti più redditizi?

In conclusione, tutte le statistiche promettono uno scenario di impoverimento. Ma allora chi tiene alti i prezzi delle case oggi, e vi consente di fare stime strepitose? Non la domanda dei nostri coetanei: la quantità di millennials che diventa proprietaria di casa è in costante calo. Ci riescono, peraltro, solo i figli dei ricchi; in Francia “negli ultimi 40 anni, le famiglie con reddito più basso tra i 25 e i 44 anni hanno subito un sostanziale declino nella loro capacità di diventare proprietari. Nel 1973, il 34% delle famiglie di questa categoria possedeva la propria casa. Nel 2013 questa percentuale si è più che dimezzata, arrivando al 16%. Di contro, la percentuale di famiglie giovani benestanti proprietarie di immobili è aumentata di oltre il 50% nel periodo, passando dal 43% al 66%.” I giovani riescono a comprare casa grazie all’aiuto dei genitori, che intervengono nel 27% delle transazioni. Uno studio sul Regno Unito dimostra il legame sempre più forte tra la famiglia di appartenenza e la capacità di acquistare una casa: la mobilità sociale si sta arrestando in tutto il mondo occidentale.

In breve, per rispondere alla domanda su chi tiene alti i prezzi delle case oggi: i genitori ricchi che hanno avuto opportunità e progressioni salariali che noi ci possiamo scordare.

In secondo luogo, il prezzo di un bene dipende dall’equilibrio tra domanda e offerta. Il tasso di fecondità, ossia il numero medio di figli per donna è sceso nel 2016 a 1,34 (1,46 nel 2010). Le donne italiane hanno in media 1,26 figli (1,34 nel 2010), le cittadine straniere residenti 1,97 (2,43 nel 2010). Il tasso di sostituzione per garantire almeno la stabilità della popolazione è di 2,1 figli per donna. In breve: ci saranno probabilmente troppe case per i nuclei familiari futuri, chi se le comprerà? Quanti potranno permettersi la seconda casa dei propri genitori, pagarci le tasse, manutenerla? Vedremo paesi turistici fantasma?

Se non siete già abbastanza preoccupati, vi devo informare che state sottostimando la probabilità che avvenga uno shock economico capace di cancellare il valore delle abitazioni e delle eredità. Un default sul debito sovrano provocherebbe esattamente questo, e non è del tutto improbabile, visto il rapporto debito/PIL, l’enorme spesa pensionistica e la scarsa crescita economica. Il debito italiano costa circa il 3% del proprio volume ogni anno (cifra molto bassa grazie a un calo generalizzato degli interessi e al piano di acquisto effettuato dalla BCE, potrebbe aumentare nuovamente), gli interessi incidono per il 3,7% del PIL mentre lo stesso cresce dell’1,7% quest’anno. A meno di tagli costanti e piccole manovre finanziarie, lo stock di debito non può che aumentare se la crescita non accelera. Altri shock non del tutto improbabili, per esempio l’uscita dall’euro o una crisi petrolifera, determinerebbero alta inflazione, capace di polverizzare la ricchezza mobiliare accumulata (azioni, titoli di stato).

Come concludere? Fare il Neet e consumare la ricchezza accumulata non è neutrale rispetto all’economia nel suo complesso. Se nella propria vita ci si limita a consumare senza produrre reddito, in primo luogo si intaccano i risparmi dei genitori: diminuisce il denaro a disposizione delle imprese e degli investimenti. Nel medio periodo cala la ricchezza complessiva del Paese e, di conseguenza, si rischia di assistere a una diminuzione dei prezzi. Le case che pensate di vendere, dannazione, subiranno anche la deflazione!

Pensare di vivere di eredità e non puntare su migliorare e arricchire il proprio capitale umano è il modo migliore per ritrovarsi poveri domani. C’è un’unica, dolorosa, soluzione: rimboccarsi le maniche, rimettersi a studiare, cercare di fare impresa, trovando già oggi delle occupazioni che producano più reddito. Serve chiedere alla politica da subito maggiori opportunità: accontentarsi e attendere non è una strategia vincente.

ANDREA DANIELLI

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