Sfera Ebbasta è salito sul palco del concerto del 1 maggio con un outfit Gucci e due Rolex al polso (come lui stesso ha accuratamente fatto sapere). Ovviamente poi con i suoi testi non si è risparmiato, e capisco che potrebbe urtare a qualcuno sentir parlare di MD, erba, sciroppo, tipe, tatuaggi e catene d’oro durante la manifestazione principe della Festa del Lavoro. Per non parlare poi del dito medio alzato di fronte alla telecamera.
Apriti cielo: le rappresentanze della nostra destra esultano parlando di “sfregio ai comunisti”, quelle della nostra sinistra tradizionale parlano di turpiloquio e di disgregazione dei valori, buttati in pasto a un personaggio mediatico che se ne frega della consapevolezza storica, sociale e politica che questo evento sarebbe inteso a rianimare. E allora, tutto questo si potrebbe dire anche a tutti i giovani presenti che sono impazziti a cantare “Rockstar, rockstar, due tipe nel letto e le altre due di là” piuttosto che Bella Ciao. Perché in questo caso, l’Italia sarebbe piena di giovani che sanno solo seguire il cattivo esempio, depravati tanto quanto i cantanti trap, solo senza tatuaggi e denti d’oro.
Sia chiaro, non sono un fan della trap. E certamente non ho Sfera Ebbasta o Ghali tra i miei modelli di vita, né i loro testi superficiali e ridondanti tra i miei riferimenti letterari. Ma dà fastidio la tendenza di parte della nostra società invecchiata e criticona di puntare il dito contro questi fenomeni mediatici strumentalizzandoli e trattandoli come epicentro della decadenza delle giovani generazioni. Che Sfera Ebbasta rappresenti il trionfo dell’immagine e dell’ostentazione sui contenuti, certo, non vi è dubbio. Però in America funziona così da anni e con risvolti mediatici molto superiori, e nessuno si scandalizza. Non bisogna in fondo dimenticare che sono ragazzi della mia stessa età, che sono stati bravi, anzi bravissimi a indovinare delle tendenze e a coinvolgere un pubblico enorme facendolo divertire e divertendosi. Hanno molto da insegnare sull’utilizzo degli strumenti del nostro tempo per conquistare l’attenzione e l’affetto, perché si parla anche di questo, di milioni di persone. Ed il tutto, pur sfoggiando Rolex comprati con i propri soldi, senza mai creare un effetto straniamento con il proprio pubblico e rimanendo “uno di loro”.
Il punto è che invece di radicalizzare il dibattito con critiche retoriche, faziose e strumentali, è meglio farsi una risata e magari prenderli in giro finché si vuole, ma poi lasciare questi trappers fare la loro musica, vestirsi da donna e mettersi occhiali ridicoli, mentre chi di dovere (istruzione, politica e corpi intermedi) si concentra nel fare il proprio lavoro per arricchire la capacità dei giovani di creare contenuti e di giudicare cum grano salis. Che ci si aspetti che un tal compito venga svolto da Sfera Ebbasta, è piuttosto fuorviante.
E poi diciamocelo, davvero aiuta alla causa del primo maggio lanciare critiche banali, scontate e grossolane alla Casellati e a Luca Cordero di Montezemolo come hanno fatto quelli di Lo Stato Sociale? Alla fine anche loro hanno detto parolacce, ma nessuno pare si sia posto il problema. Sfera Ebbasta è stato pur invitato da qualcuno, e non ha fatto altro che essere se stesso sul palco (ok, se non mostrava il dito medio era più carino) e cantare le sue canzoni come fa sempre. La sua presenza al concerto del primo maggio poteva certamente avere un senso: basta vedere i dati di ascolto del concertone per capire quale è stata la parte più seguita. Se invece si vuole riflettere sul fatto che questa manifestazione avrebbe un significato politico molto forte e preciso, allora meglio prendersela con chi la organizza. Se si vuole mantenere integro lo spirito di questo concertone bisogna ripensarlo in toto, selezionando meglio i partecipanti anche a costo di sacrificare la popolarità per i contenuti e semplicemente non invitando cantanti trap. Oppure gli organizzatori potranno continuare a invitare Sfera, ma non è con lui che bisognerebbe prendersela in questo caso.
In generale, c’è da chiedersi che funzione svolga e debba svolgere la musica in questo momento storico, e come mai sia diventata, soprattutto per i giovanissimi, una forma d’espressione così distante dalla politica. L’impressione è che l’abisso che separa i giovani dalla politica stessa centri qualcosa. Forse è anche qui che bisogna lavorare.
Leonardo Stiz