Notes da (ri)vedereIl ruolo delle competenze nel mondo del lavoro

Concorrenza e competenza sono i requisiti fondamentali dell'economia con i quali affrontare in maniera serena le sfide del mercato. Quando il mondo dell'occupazione stravolge i suoi scenari diventa...

Concorrenza e competenza sono i requisiti fondamentali dell’economia con i quali affrontare in maniera serena le sfide del mercato. Quando il mondo dell’occupazione stravolge i suoi scenari diventa opportuno conoscere i nuovi orizzonti. Quella a cui assistiamo è una rivoluzione in piena regola che prosegue a ritmi veloci; coinvolge il mondo del lavoro divenuto sempre più interconnesso. Quali competenze è necessario possedere per trovare l’occupazione? Qual è il ruolo dell’università? Il modello anglosassone rimane davvero quello vincente? Sono alcune delle domande alle quali si cercherà di dare una risposta durante il dibattito “Competenze innovative: il lavoro che ti aspetta”, previsto nell’aula magna Regina della John Cabot University, fra le più grandi università americane d’Europa, a Trastevere nel cuore di Roma, lunedì 16 luglio 2018 alle 9,30.

Manager ed esperti apriranno una finestra sulle future innovazioni nel campo aziendale e si confronteranno con studenti, ricercatori e addetti ai lavori. All’evento saranno presenti Angela Paladini, direttrice Risorse umane Emea della Johnson & Johnson; Michele Riela, vicepresidenteVertical Solutions di Olivetti; Iliana Totaro, Head of People Development di Enel Group; Pietro Paganini, professore di Business Administration e fondatore di COMPETERE. Modererà Antonella Salvatore, docente di Marketing e direttore del Career Services della JCU.

«I profili professionali che subiscono una trasformazione – commenta Paolo Cerra, Fondatore di https://www.skillsjobs.it/ – sono i lavori dove si richiede una minore competenza perché diventano maggiormente sostituibili: dalla manodopera a costi inferiori fino ad arrivare all’impiego di nuovi macchinari. Ci sono anche figure professionali ritenute, sino ad oggi, socialmente elevate che subiscono gli effetti del mutamento delle condizioni; basti pensare al mondo delle banche, il cui business subisce la concorrenza dei prodotti online o delle innovazioni, con ripercussioni sulle figure professionali».

La rivoluzione nel mondo del lavoro prosegue in maniera spedita con una ridefinizione dei modelli business i quali influenzano l’occupazione. Nel nuovo contesto sociale le due sfide economiche sono competenza e concorrenza. Questo stravolgimento si percepiva già nel lontano 1998 quando il 7 maggio si allarga la famiglia della Cgil con la nascita del nuovo soggetto sindacale denominato NidiL, Nuove Identità di Lavoro. Si tratta di una nuova rappresentanza a difesa delle diverse modalità di lavoro non propriamente standard, proprio come quelle conosciute nel XX secolo. Ebbene, da quel momento storico sono trascorsi ormai 20 anni, il mondo del lavoro ha vissuto cambiamenti non sempre positivi e i diversi stravolgimenti sono ancora in corso.

«Secondo la nostra ultima statistica, nei primi sei mesi del 2018 il 30% degli studenti e dei laureati JCU, percentuale che costituisce la maggioranza, ha trovato collocazione nei settori Comunicazione, Marketing e Digitale. Il dato per ora conferma il trend del 2017», sostiene Antonella Salvatore.

Il mondo del lavoro deve fare i conti con scenari mutevoli e spesso sarà fondamentale anticipare le diversificate esigenze economiche che caratterizzano proprio questo mercato in forte cambiamento.

«Sui numeri del lavoro in Italia sappiamo quasi tutto. Il tasso di disoccupazione è sceso, la disoccupazione giovanile si è fermata al 31,7%, e sappiamo anche che il numero degli occupati fatica ad arrivare al 59%, mentre la media in Europa è del 71%. Quello che non sappiamo – a cui dobbiamo provare a dare una risposta – è la causa di questi numeri. Il perché – commenta Antonella Salvatore – deve essere ricercato in due parole: competenze e competitività. Lo scrive l’OCSE nel rapporto di ottobre 2017: il 39% della popolazione italiana, tra i 25 ed i 65 anni, non ha sufficienti competenze tecniche per fronteggiare le sfide future. Manchiamo di competenze tecniche ed innovative, le nostre PMI faticano a gestire la digital transformation, poche aziende investono in innovazione e, in tutto questo, parliamo poco (e male) la lingua l’inglese. La formazione è qualcosa che noi tendiamo a mettere da parte dopo la laurea, conquistato il famoso pezzo di carta pensiamo di aver fatto la nostra parte. Ma le sfide che l’innovazione presenta ed il confronto con il mondo internazionale, impongono ai lavoratori di formarsi continuamente per essere competitivi. Gli anglosassoni la chiamano professional and continuing education, ossia formazione professionale e continuativa. Nel mio lavoro in università mi occupo di formazione professionale e continuativa e di avviamento alla carriera: il settore di alta formazione, specializzazione, formazione professionale per giovani e meno giovani e orientamento al lavoro. In affiancamento alla costruzione di competenze tecniche innovative ci occupiamo anche della costruzione delle cosiddette soft skills ossia competenze trasversali. Come si lavora in gruppo, quanto ci conosciamo, quanto sappiamo usare i nostri punti di forza e superare invece le nostre debolezze, in che modo gestiamo i conflitti e risolviamo i problemi, ecco queste sono le competenze trasversali che servono ai candidati e che oggi hanno tanta importanza nelle selezioni e nelle assunzioni. Quando si dice che occorre orientare i giovani e prepararli ad entrare nel mondo del lavoro si vuole proprio dire sviluppo delle competenze trasversali. Solo la costruzione delle competenze, tecniche e non, ci salverà e ci consentirà di diventare competitivi e di concorrere con il resto del mondo».

Francesco Fravolini

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