MillennialsLe Ferrovie stiano lontane da Alitalia

Sapete cosa succede se davvero Ferrovie dello Stato finirà a controllare Alitalia? Succede che pagheremo tutti di più, probabilmente. Sia quando prenderemo un treno, sia quando saliremo su un aer...

Sapete cosa succede se davvero Ferrovie dello Stato finirà a controllare Alitalia? Succede che pagheremo tutti di più, probabilmente. Sia quando prenderemo un treno, sia quando saliremo su un aereo, specialmente se andremo da Roma a Milano, o viceversa.

Al di là delle osservazioni sull’opportunità di versare altri soldi pubblici nel calderone di Alitalia, è da rimanere perplessi vista l’estrema facilità con cui si è parlato di far entrare le Ferrovie nel capitale della compagnia di bandiera, come se fosse normale. Solo che normale non lo è, visto che Alitalia e Trenitalia sono a tutti gli effetti due concorrenti. Magari non ce ne accorgiamo quando dobbiamo spostarci da una città all’altra, ma dando uno sguardo ai numeri si ottiene una conferma di quello che già si può immaginare: dopo l’introduzione dell’alta velocità, e soprattutto dopo l’ingresso di Italo e la possibilità di andare da Milano a Roma in meno di 3 ore, i treni e gli aerei sono diventati concorrenti tra di loro, soprattutto nei percorsi medio-brevi, soprattutto tra Roma e Milano (la tratta più trafficata).

Considerando il periodo che va dal 2009, quando treni e aerei non si facevano concorrenza, fino al 2016, i passeggeri del trasporto aereo sulle rotte operate anche dall’alta velocità si sono ridotti di una percentuale che va dal 25% a oltre il 30% a seconda della tratta. Tradotto, il trasporto aereo ha perso fino a circa un terzo dei passeggeri, che hanno scelto il treno come mezzo di spostamento abituale. Sulla tratta Milano-Roma, circa nello stesso periodo, il trasporto aereo ha perso più di metà dei passeggeri (nel 2016 erano circa il 43% rispetto a quelli del 2007).

Risultato? I prezzi – specialmente dei viaggi aerei – si sono abbassati, di circa il 15% sulla tratta per Linate, oltre il 20% sulla tratta per Malpensa. La concorrenza e il libero mercato non vengono necessariamente per nuocere, anzi. Siamo un Paese all’avanguardia nel settore dell’alta velocità ferroviaria, il primo in Europa dove c’è effettiva concorrenza sulle rotaie (non è così scontato poter scegliere tra un Italo e un Frecciarossa), con conseguenti benefici sui prezzi (all’estero, spesso, si paga di più).

Intervenire in questo assetto del mercato “fondendo” – anche se non formalmente – le Ferrovie con Alitalia sarebbe una vera e propria stortura, perché rischia di annullare, sul lungo termine, buona parte dei benefici che abbiamo raggiunto fino ad oggi. Che incentivo ci sarebbe per le due società a farsi ancora concorrenza sui prezzi se potranno deciderli “assieme”? L’apice di tutto ciò sarebbe il biglietto unico treno/aereo proposto dal Presidente del Consiglio. Immaginate che Apple e Samsung decidano di vendere i loro smartphone non in autonomia, ma attraverso l’emissione di un unico buono (ad un unico prezzo) che si può, una volta acquistato, scambiare a piacere con un Iphone o con un Samsung Galaxy. Due prodotti concorrenti venduti come se fossero uno solo. I prezzi aumentano (nessuna azienda razionale uniformerebbe i prezzi a ribasso), gli incentivi a differenziare l’offerta diminuiscono, diminuisce anche la qualità.

Il problema è che il risultato di queste dinamiche sarebbe tremendamente concreto per noi che siamo costretti, per lavoro o per lo studio, a spostarci spesso da una città all’altra. Se i prezzi aumentano, ci rimettiamo noi. Quanti giovani universitari o lavoratori fuori sede sono costretti a spendere cifre folli per tornare a casa in aereo, magari a Natale o a Pasqua?

Perché allora il Governo proponga misure del genere è una domanda che avrà molteplici risposte. Sicuramente la retorica delle aziende strategiche in mano pubblica è politicamente attraente. Probabilmente tuttavia, uno dei problemi di fondo è il fatto che i ragionamenti sulla concorrenza nel mercato e sui relativi benefici suonano ancora vuoti a buona parte della classe dirigente. In fondo, una cultura della concorrenza non si è mai davvero fatta strada, neanche dopo la creazione del mercato unico. Le liberalizzazioni sono spesso guardate di cattivo occhio, le imprese straniere sono degli invasori (andate a rileggervi quello che ha detto Di Maio sulla possibilità di un bando di gara europeo per il ponte di Genova). E’ facile comprendere perché, oltre all’opportunità politica che ci sta dietro, nessuno si è posto il problema della concorrenza tra Alitalia e Ferrovie. Peccato, perché come al solito ci rimettiamo noi.

Leonardo Stiz

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