Notes da (ri)vedereAgricoltura, la sfida dei giovani del terzo millennio

La crisi economica e il cambio di paradigma sociale registrato nel XXI secolo favoriscono i giovani verso una profonda riflessione sulle possibilità occupazionali, affinché possano scegliere adegua...

La crisi economica e il cambio di paradigma sociale registrato nel XXI secolo favoriscono i giovani verso una profonda riflessione sulle possibilità occupazionali, affinché possano scegliere adeguatamente il lavoro del futuro. Sono cambiate le diverse abitudini con le innovazioni tecnologiche, senza dimenticare la drastica rivoluzione culturale avvenuta in questi anni. I giovani hanno una grande risorsa economica da valorizzare per lavorare con serenità. È sufficiente conoscere opportunamente il mondo del biologico dove l’agricoltura diventa protagonista indiscussa della nuova frontiera economica e culturale del terzo millennio.

Il mondo agricolo non è più concepito in maniera ideologica come un tempo ma è necessario conoscere le diverse opportunità, capaci di trasformare questo settore economico nella nuova opportunità aziendale con strumenti all’avanguardia. Con la tecnologia conviene pensare a un altro modello economico di agricoltura dove è in costante trasformazione il lavoro nelle campagne. C’è bisogno di una buona organizzazione e di una conoscenza più approfondita. Ed è proprio questa la sfida che i giovani possono vincere con le loro straordinarie potenzialità relative all’uso della tecnologia.

Cambiare il senso filosofico dell’agricoltura impone scelte precise ai giovani; l’Italia ha un patrimonio non giustamente valorizzato derivante dall’agricoltura il quale rappresenta un grande volano economico. L’avventura è già cominciata con l’orto sinergico, in grado di tracciare l’innovativa filosofia economica del futuro. Il nuovo modello di coltivazione agricola è nell’azienda agricola Fonteceraso inserita nella splendida campagna della Tuscia, a Bassano Romano, in provincia di Viterbo, a due passi da Roma.

L’orto sinergico è completamente immerso nel verde, bene esposto al sole per consentire alle piante un’ottima crescita, su una distesa di terra di oltre cinque ettari dove è possibile ammirare gli ulivi, i lecci, le querce, i castagni, gli olmi e altri tipi di piante. L’innovativo orto è composto di due file di coltivazioni costruite con una base di cartone che solleva le piante come fossero due dune. Il cartone emana, durante le piogge, sostanze buone per concimare il terreno mentre le piante non sono a contatto con la terra, evitando probabili malattie. Nei modi di agire mirati a tutelare l’ambiente e a curare la natura rientra questo nuovo modo di coltivazione. È un’azienda agricola dove sono racchiuse le meraviglie della natura perché tutto è rigorosamente pensato e realizzato secondo il rispetto dell’ambiente. Nulla è buttato o bruciato perché serve ad arricchire la terra. Le potature degli alberi diventano beni preziosi perché producono concime naturale. È una filosofia dell’agricoltura mirata a proteggere la natura.

Nell’azienda agricola c’è il giovane Matteo Geraldi, laureato in biotecnologie agrarie e industriali, attento custode del suo orto e delle sue piante, a evidenziare l’importanza della biodiversità. «Il nostro ambiente – spiega Geraldi – vuole essere naturale per rispettare la biodiversità, sempre salvaguardata con interventi di custodia dell’uomo. È un’azione fondamentale quella di proteggere la natura, coinvolgendola mediante questi comportamenti dell’uomo in un aspetto più generale: dal taglio della legna alla salvaguardia della fauna del bosco tramite i sentieri naturalistici. Questo modus operandi agevola un’armonia tra l’ambiente antropizzato, l’ambiente agrario e l’ambiente silvo-pastorale».

L’agricoltura sinergica rivoluziona il concetto ormai antico della vecchia agricoltura, perché è un metodo di coltivazione con il quale si promuovono meccanismi naturali di autofertilità del suolo. Questa nuova tecnica di coltivazione si basa sulle intuizioni dell’agronomo giapponese Masanobu Fukuoka, senza tralasciare il successivo lavoro dell’australiano Bill Mollison, uno dei pionieri della permacoltura. I due studiosi hanno cercato di conciliare i bisogni umani con quelli della natura, mediante la costituzione di un equilibrio tra ambiente naturale e ambiente antropizzato. L’agricoltura tradizionale, quella condotta dai vecchi agricoltori, si basa sulla convinzione che se una quantità di elementi è su una pianta coltivata e raccolta, la stessa quantità di elementi dovrebbe essere reintrodotta nel suolo altrimenti si impoverisce. Le piante sono accusate di sottrarre fertilità al suolo, anche se ricerche compiute da vari microbiologi, a partire dagli anni ’70, hanno confermato quanto già intuito da Fukuoka. Durante la vita di una pianta si calcola che, fino al 25% dell’energia prodotta con la fotosintesi, è completamente persa dalla pianta stessa nel suolo sotto forma di essudati e di cellule morte. Questi composti sono fonte di energia per i microorganismi che proliferano nella rizosfera, responsabili della mobilitazione di nutrienti dal suolo necessari per le piante.

Francesco Fravolini

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