La più grande migrazione sulla faccia della Terra avviene ogni anno, intorno a questo periodo. Sapete da dove deriva? E, soprattutto, cosa potete ricavarci?
5 febbraio 2019: ecco la data precisa del capodanno cinese per quest’anno. Per i cinesi, si passa dall’anno del cane a quello del maiale — il problema dello scarso appeal delle denominazioni dev’essere della traduzione infelice, mi sono detto, più che del nome originale.
Capodanno Cinese: Quand’è
La data del Capodanno cinese cambia di anno in anno, perché è legata ai cicli lunari. Si calcola un po’ come si calcola la Pasqua da noi, insomma. Inutile stare qui a spiegarvi come calcolarlo, quando Google vi dà la risposta in un secondo (siamo pur sempre nei tempi della Grande Semplificazione, no?). Per il 2019 sarà il 5 febbraio, l’anno prossimo invece cadrà il 25 gennaio, in anticipo. Generalmente, i cinesi festeggiano il loro capodanno per due settimane: è normale dunque che le aziende cinesi siano chiuse quest’anno fino al 18 febbraio.
La Storia del Capodanno Cinese: la Leggenda di Nian
Secondo la leggenda, “c’era una volta, tanto tempo fa”, un mostro feroce di nome Nian. Nian viveva sul fondo del mare durante tutto l’anno, ma una volta ogni 12 mesi, quando arrivava il Capodanno Cinese, usciva dal mare, si addentrava nei villaggi, terrorizzando e mangiando i malcapitati che lo incontravano. Perciò ogni anno quando si avvicinava il Capodanno, tutte le persone si rifugiavano sulle montagne per evitare di essere vittime di Nian.
Narra la leggenda che un anno, quando tutti stavano già correndo sulle montagne, un vecchio entrò nel villaggio. Disse a un’anziana signora che, se gli avesse consentito di alloggiare in casa sua per una notte, avrebbe mandato via il feroce Nian. Nessuno gli credette. La vecchia signora cercò di persuaderlo a nascondersi sulle montagne. Ma il vecchio insistette per rimanere.
Quando il mostro Nian entrò nel villaggio per compiere i suoi misfatti, all’improvviso fu spaventato dal suono deciso dei petardi. Nel frattempo vide dei foglietti rossi sulla porta di una casa, all’interno della quale brillava ancora una candela. Il mostro Nian ebbe una tale paura che fuggì: fu così che si scoprì che ciò che Nian temeva di più erano i petardi, la luce e il colore rosso.
Voilà spiegato l’arcano: ecco quindi perché oggi i cinesi, durante i cosiddetti “xiao nian”, i sette giorni che precedono il capodanno, dispongono le loro lanterne rosse, preparandosi a far rumore con i loro mortaretti — ricordiamo sempre che furono i Cinesi a inventare la polvere da sparo — e riempiendo foglietti rossi di scritte portafortuna.
Nian è rappresentato nella cultura cinese come l’iconico dragone che è presente in molte rappresentazioni culturali cinesi, e nei festeggiamenti del capodanno stesso.
Il Giorno del Cane Rosso e il Renri
Tra gli aneddoti che sono meno diffusi in Europa ce ne sono due che, sempre a livello eziologico, sono particolarmente significativi da raccontare. Secondo la tradizione cinese, il terzo giorno dal Capodanno Cinese è il “Red Dog Day”, il Giorno del Cane Rosso, o anche “Giorno del Dio dell’Ira Funesta”. È un giorno in cui tipicamente i cinesi tendono a stare a casa e a non visitare i parenti.
Il settimo giorno dal Capodanno Cinese è invece il “Renri”, il giorno in cui gli esseri umani furono creati. Letteralmente, vuol dire “compleanno di tutti”, e non è raro infatti che i cinesi si scambino gli auguri (una volta tramite bigliettini, ora — ça va sans dire — su WeChat).
Capodanno Cinese e Opportunità di Business
Da un punto di vista meramente numerico, il Capodanno Cinese rappresenta la più grande migrazione sulla faccia della Terra. È vero sì che la maggior parte dei cinesi colgono l’occasione del Capodanno per rientrare a casa e passare del tempo con le loro famiglie, come accade per noi a Natale, ma è altresì vero che mediamente le aziende chiudono per due settimane in questo periodo, e c’è quindi un grosso spazio anche per chi vuole viaggiare più a lungo, e in mete più ambite.
Si stima che durante il Capodanno Cinese si muovano circa 380 milioni di persone (vd grafico sotto; fonte: Forbes, Statista). Un numero che è di almeno 7 volte superiore alla migrazione durante il Giorno del Ringraziamento (circa 50 milioni di persone nel 2017 negli USA), e che supera di gran lunga anche gli altri grandi spostamenti a carattere religioso: il pellegrinaggio di Arba’een in Iraq, il Kumbh Mela (che si tiene però una volta ogni 12 anni) e l’Hajj alla Mecca, uno dei sacri pilastri dell’Islam.
Ed è quindi proprio qui che si nasconde la grande opportunità turistica anche per i Paesi europei come il nostro. Un’opportunità che è doppia, dato che andrebbe anche nel senso della destagionalizzazione, rinvigorendo un periodo dell’anno (fine gennaio/metà febbraio) storicamente tra i più deboli dal punto di vista delle presenze turistiche in Italia (al netto della nicchia delle località sciistiche).
Passaporti Cinesi: Pochi, percentualmente
Ora, il dato negativo: solo l’8% dei cinesi ha in tasca un passaporto. Pochi, pochissimi, in effetti. In percentuale. In termini assoluti, quell’8% significa 120 milioni di persone. Ovvero, due volte l’intera popolazione italiana. Ecco una cosa che gli imprenditori italiani dovrebbero tatuarsi in fronte (al contrario, magari, così la vedrebbero allo specchio la mattina): la nicchia cinese è il mass market di qualsiasi altra economia evoluta.
Ecco perché c’è spazio. Anche perché è previsto che da qui ai prossimi 3 anni questo numero raddoppi fino a raggiungere 240 milioni di persone.
Come Sfruttare l’Opportunità di Business del Capodanno Cinese
Come fare quindi a introdursi in questo enorme, promettente mercato, intercettando parte di questo immenso flusso di persone in movimento durante il Capodanno Cinese?
1. Farsi trovare: è il minimo sindacale, vero, ma non è così scontato. Perché le regole del mercato cinese sono forse simili alle nostre, ma gli strumenti per applicarle sono molto diversi. Per farsi trovare da un cinese, nella piccola penisola italica del piccolo continente Europeo, serve almeno almeno una cosa: una presenza WeChat. Con un profilo aggiornato e gestito da un professionista del settore, che ovviamente parli cinese. Meglio ancora se il profilo WeChat è abbinato a un sito internet anch’esso disponibile in cinese, e ben indicizzato su Baidu. Magari, se proprio siete perfezionisti, con server cinese (costa, ma ne vale parecchio la pena in termini di tempi di risposta e user experience, quando ci si connette dal Great Firewall…).
2. Essere formati a gestire le relazioni con una clientela cinese: No, non sono semplicemente “maleducati”. Hanno però degli usi e costumi molto diversi dai nostri. Che dobbiamo comprendere e interiorizzare, per poterli rispettare. E, ovviamente, per servirli al meglio.
3. Offrire esperienze e soluzioni pensati per loro: No, purtroppo non basta un copia-incolla dei servizi che si offrono alla clientela europea, tradotti con Google Translate. È necessario ripensare daccapo la propria offerta commerciale per intercettare i loro gusti e le loro preferenze. Difficile? Sì, indubbiamente. Ma c’è di buono che pochissimi nel Vecchio Continente operano così, e quindi basta davvero poco per ritagliarsi un bel mercato.
4. Muoversi con partner locali: lavorare con agenzie cinesi e piattaforme online eroderà il vostro margine ma è anche uno dei modi più sicuri di avere un flusso garantito e targettizzato di clienti referenziati.
5. Avere pazienza: se le iniziative si misurano in base al “ritorno sull’investimento”, un motivo c’è. Prima bisogna investire, e dopo un tot di tempo, se avete investito bene, ritornerete dall’investimento con gli interessi. Nel caso della clientela cinese, il processo può essere anche relativamente lungo. Ma se si arriva al risultato, quel risultato può cambiare anche significativamente il vostro business.
Come educarsi? Beh, se siete a Milano, cominciate ad andare in Paolo Sarpi non solo per fare figure pietose con le vostre bacchette mentre vi ingozzate di xiaolongbao. Parlate con gli imprenditori e chiedete come si promuovono. Non mordono, e spesso sono felici di condividere i loro successi imprenditoriali (grazie, Deng Xiaoping!). E per Capodanno? Beh, il top in Italia è a Prato. Se volete farvi raccontare la storia del dragone Nian, è lì che dovete andare. Quest’anno per la prima volta il Comune gli ha concesso la piazza principale, e quindi la numerosa comunità asiatica che ha colonizzato la cittadina toscana per il tessile potrà finalmente dar sfoggio del proprio talento fuori dal suo “ghetto”.
Ah, e gli xiaolongbao, lì, costano parecchio meno che a Milano.
Gong xi fa cai!
FILIPPO LUBRANO – Giornalista e consulente di business development esperto di mercati asiatici