L’educazione civica torna a scuola. Con un ruolo decisamente più centrale rispetto al recente passato. La Camera dei Deputati ha, infatti, approvato (con 451 voti favorevoli) il provvedimento che cambia il nome all’insegnamento che abbiamo imparato a conoscere come “Cittadinanza e Costituzione”, rendendone obbligatorio lo studio per l’intera vita scolastica degli studenti, dalle elementari fino al diploma. Parallelamente, verranno avviate iniziative di sensibilizzazione rivolte ai bambini della scuola dell’infanzia. Ogni classe, forse già a partire dall’anno scolastico 2019/2020, dovrà svolgere non meno di 33 ore di lezione all’anno incentrate sull’educazione civica. In pratica, se il testo dovesse diventare legge (sarà così dopo il via libera anche del Senato), almeno un’ora a settimanadovrà essere dedicata all’approfondimento della nostra Costituzione, del funzionamento delle istituzioni e delle varie forme di ‘cittadinanza’.
In arrivo interrogazioni, verifiche e voti
A occuparsene saranno gli stessi professori che ogni giorno si siedono di fronte agli studenti. Ognuno in base alle proprie competenze. Inoltre, dove possibile, verranno coinvolti i docenti abilitati all’insegnamento delle discipline economiche e giuridiche. Per ogni classe verrà individuato un docente coordinatore che, periodicamente, dovrà confrontarsi con gli altri professori a cui è affidato l’insegnamento per raccogliere il parere di ognuno. Perché, altra novità introdotta dalla legge, l’educazione civica avrà un suo voto in pagella (in precedenza veniva assorbito dal giudizio nella materia del docente preposto, in genere quello di storia), formulato proprio dal coordinatore, sulla base anche delle interrogazioni e verifiche periodiche effettuate dalle classi. Infine, al termine di ogni ciclo scolastico, gli argomenti toccati saranno oggetto di valutazione in sede d’esame.
Il programma di educazione civica
Ma cosa prevederà il nuovo programma di educazione civica? Per saperlo bisognerà attendere un decreto del ministero dell’Istruzione che indicherà le Linee guida per le scuole. La legge, intanto, anticipa quali dovranno essere i temi principali, da cui non si potrà sfuggire. Naturalmente buona parte delle ore sarà dedicata allo studio dei principi della Costituzione italiana, alle istituzioni italiane, a quelle dell’Unione europea e degli organismi internazionali. Spazio anche per la storia della bandiera e dell’inno nazionale. Nonché per la parte dei diritti fondamentali, in particolare quello al lavoro.
Formare i cittadini di domani
Senza dimenticare ciò che significa essere cittadini oggi: educazione al digitale, per valutare criticamente la credibilità e l’affidabilità delle fonti web e per essere consapevoli di come le tecnologie digitali possono influire sul benessere psicofisico e sull’inclusione sociale (il riferimento è soprattutto al cyberbullismo); educazione ambientale e allo sviluppo sostenibile (testo fondamentale sarà l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite); educazione alla legalità e al contrasto delle mafie; al rispetto e alla valorizzazione del patrimonio culturale e agroalimentare; educazione stradale; educazione alla salute e al benessere; volontariato e cittadinanza attiva.
Maturità 2019, un primo test
Una novità che era nell’aria: da mesi si parlava di reintrodurre l’obbligatorietà dell’insegnamento dell’educazione civica. Tante le proposte di legge presentate, da tutte le forze politiche. Lo stesso testo votato dalla Camera è il risultato della sintesi tra i vari spunti avanzati. La spinta decisiva è stata sicuramente data dall’ultima riforma della Maturità (al debutto a giugno 2019): nel decreto del Miur che disciplina le varie fasi dell’esame, in sede di colloquio orale sono state previste anche delle domande su “Cittadinanza e Costituzione”. Perché, in teoria, la materia già esiste e viene svolta in classe. O, meglio, dovrebbe.
La materia c’era, ma non funzionava
Nel 2008, infatti, un provvedimento dell’allora ministro dell’Istruzione Gelmini aveva già armonizzato e reso obbligatorio l’insegnamento delle due anime della materia (quella giuridica e quella civica). Sinora, però, è rimasto una ‘scatola vuota’: la trasversalità delle lezioni, la mancanza di voti e verifiche obbligatorie e l’assenza di un programma chiaro, nonostante siano passati dieci anni dalla legge, hanno di fatto reso marginale la materia. Con i docenti spesso ‘latitanti’. I risultati parlano chiaro: secondo un sondaggio effettuato da Skuola.net all’indomani dell’annuncio del Miur sui contenuti dell’esame di Stato, appena 1 studente su 3 di quinto superiore (36%) dichiarava di aver trattato questi argomenti in classe. Per gli altri la preparazione sarà last minute. Da domani, forse, le cose miglioreranno.