Solare, tanti incentivi ma nessuna industria

Solare, tanti incentivi ma nessuna industria

Più delle cattive leggi, ciò che fa male al mercato è l’incertezza. Il trattamento che viene attualmente riservato dai legislatori al mercato del fotovoltaico italiano è un esempio drammaticamente negativo in questo senso. Tra dubbi nell’applicazione, minacce di modifica e ritardi nelle emanazioni, le leggi sull’incentivazione del solare stanno facendo perdere la testa agli operatori del settore. L’ultimo esempio è quello che viene offerto in questi giorni in merito all’approvazione di un nuovo decreto legislativo: si penserebbe di fermare gli incentivi al fotovoltaico una volta raggiunti gli 8.000 megawatt. Ciò cambierebbe decisioni precedenti, e sta creando scontento tra le imprese che avevano fatto piani di investimenti e di budget basandosi su altri parametri.

Il mondo del fotovoltaico in Italia beneficia dei maggiori incentivi europei e da molti questo è considerato un bene. Il “conto energia” operativo dal 2006 al 2010 ha avuto il merito di stimolare veramente la nascita del settore nel nostro paese. Quando l’anno scorso era in scadenza, si è aspettato però solo fino a fine luglio per l’approvazione della nuova versione. Congiuntamente, con sette anni di ritardo sono state emanate le “linee guida” che regolano i criteri secondo cui approvare la costruzione degli impianti fotovoltaici.

Il nuovo “conto energia” è meno generoso rispetto al suo predecessore. È stato deciso però di complicare le cose: la legge 129/2010 ha stabilito che se un impianto fotovoltaico fosse stato “completato”, ma non “connesso alla rete elettrica” entro la fine del 2010, avrebbe avuto comunque accesso ai vecchi e più generosi incentivi. Questo ha creato un “boom” degli impianti “completati” nell’ultimo trimestre del 2010.

Per capire la magnitudine del problema, basterà osservare che tutti gli impianti “completati e connessi” nello scorso anno sono stati di 1.850 megawatt, mentre quelli “completati e ancora da allacciare” sarebbero 4.000 megawatt. In generale, se davvero nel 2010 fossero stati costruiti 1.850+4.000 megawatt di impianti, il giro di affari del fotovoltaico italiano sarebbe stato di 22 miliardi di euro, mentre le stime sulla realtà individuano un totale molto più modesto, a 10 miliardi di euro. Adesso si propone con forza tutti il discorso dei limiti totali. L’obiettivo italiano, per soddisfare i criteri europei, è installare 8.000 megawatt di fotovoltaico entro il 2020, incentivati con i vari “conto energia”. 

  • A fine 2010, il totale fotovoltaico “completato e connesso” era di 2.800 megawatt.
  • A questi dovremmo aggiungere i “4.000 megawatt completati e non connessi” dovuti alla legge 129/2010. 
  • Al netto di truffe e problemi, alla fine potrebbero essere stati 1.600 megawatt, che dovremmo sommare ai 2.800 megawatt di cui sopra. 
  • In totale, a fine 2010 potrebbero essere stati installati 4.400 megawatt (2.800+1.600). 
  • Considerando una capacità di creazione di nuovi impianti di circa 1.000 megawatt a trimestre, prima della fine del 2011 potremmo raggiungere la soglia degli 8.000.

Ma si va oltre. Il nuovo conto energia si applica con un criterio di chiara interpretazione, anche se un po’ complesso: vale fino all’incentivazione di un totale di 3.000 megawatt (a partire dall’inizio del 2011) e per tutti gli impianti completati entro 14 mesi dal raggiungimento di questo limite. Facendo un paio di calcoli, potremmo raggiungere una potenza installata di 7.400 megawatt fino alla soglia dei 3.000 (cioè lo stock di 4.400 dei vecchi incentivi, più i 3.000 nuovi), più circa 4.600 megawatt nel “periodo di tolleranza” di 14 mesi (sempre che non riesplodano truffe come per la tolleranza di fine 2010), per un totale di 14.000 megawatt fino a che non scade il nuovo conto energia. Questo totale verrebbe raggiunto verso fine 2012.

Si discute oggi se non imporre comunque un limite a 8.000 megawatt, gettando nell’incertezza gli operatori: non si sa più fino a quando durerà l’attuale struttura di incentivi. Si parla anche di un nuovo decreto, da emettere tra tre mesi, il quale stabilirà che, raggiunta quota 8.000, gli incentivi verranno ridotti.

Il problema è uno solo: si comprende solo ora che incentivi solari troppo alti non hanno fatto bene a nessuno. Garantire rendite del 25% (dopo i finanziamenti) per 20 anni non ha creato un’ industria (importiamo il 98 percento dei pannelli) e ha creato una corsa al fotovoltaico che ha premiato anche i non meritevoli. Le aziende di installazione più brave ed efficienti devono oggi fare i conti con operatori improvvisati, che rovinano il mercato e il rapporto con le banche. Il fotovoltaico inserito a forza nel nostro sistema economico costa molto e non fa benissimo all’economia. In bolletta si fa sentire e si farà sentire sempre di più (è vero che il conto energia costerà 88 miliardi di euro).

Arrivare nel 2012 a 14.000 megawatt di installato è troppo: possiamo raggiungere questo obbiettivo con più calma e pianificazione. Non possiamo però gettare le aziende nell’incertezza, estenuandole a forza di decreti, interpretazioni e dilazioni. È tempo di dimostrare che i tempi eroici del fotovoltaico sono finiti, e che l’Italia è in grado di gestire un sistema industriale diventato ormai grande.
 

*Docente di economia e politica presso l’Università di Potsdam e Senior Fellow di bigs-potsdam.org, autore di «La guerra del clima – Geopolitica e conflitti nelle energie rinnovabili». 

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