NEW YORK CITY – Un newyorchese doc (e con doc intendiamo qualcuno che vive in città da almeno quattro o cinque anni) lo si può riconoscere da molte cose: l’edizione domenicale del New York Times, dove si trova tutto ciò che si sta cercando o, forse, non si sta cercando ma che è comunque interessante trovare; l’idiosincrasia per Times Square, dove ci si va solo se costretti dal lavoro, dagli show di Broadway o da amici e parenti in visita che non vedono l’ora di gettarsi nel perimetro più famoso e affollato al mondo; dal prefisso telefonico che deve essere “rigorosamente” 212 per i numeri fissi e 917 per quelli mobili, tutti gli altri sono solo pallide imitazioni: come comprare una Prada a Chinatown.
Ma, soprattutto negli ultimi anni, i due prefissi newyorchesi sono diventati rarissimi e sono stati affiancati da molti altri, fra cui un ”italianissimo” (ma solo apparentemente) 347 per i cellulari, soprattutto per quelli non legati a un contratto bensì a una scheda prepagata. Un cambiamento così “significativo” che persino nel film “Sex and the City 1”, gli scrittori inserirono una scena in cui Carrie Bradshow (Sarah Jessica Parker), che simboleggia New York esattamente come l’Empire State Building, è costretta ad accontentarsi di un prefisso 347 e si lamenta, per questo, di sentirsi meno cittadina della Big Apple. Negli Stati Uniti, fra l’altro, se cambiando città (e Stato) si cambia inevitabilmente numero fisso, non avviene lo stesso con il numero di cellulare che resta sempre lo stesso. Come se, in Europa, trasferendosi in Spagna o in Francia, si potesse conservare lo stesso numero: tutti saprebbero immediatamente da dove arriviamo anche se siamo a Parigi o a Madrid.
La prima “distinzione” fra newyorchesi e non newyorchesi è data, dunque, dal cellulare che segnala che stiamo parlando con un numero del Texas o dell’Ohio anche se la telefonata arriva solo da due isolati di distanza. Un’altra “scrematura” la si può fare proprio con i 347, i primi prefissi a indicare una scheda prepagata e, dunque, spesso, appartenente a un turista o a un newyorchese “per caso” ma non per storia. D’altro canto, un cittadino della grande mela non conserva a lungo una scheda prepagata che non consentirebbe l’utilizzo del popolarissimo Iphone o di un qualsiasi altro blackberry, tutti legati a un abbonamento con bolletta mensile. Per un periodo, dunque, anche gli “ultimi arrivati” potevano assicurarsi un 212 per il telefono di casa e accontentarsi di un 347 per il cellulare; oggi, però, la cosa è diventata quasi impossibile tanto che persino i 646 (sostituti del 212) iniziano a scarseggiare e sembra quasi certo che entro il 2014 non ce ne saranno più in assoluto. Lo stesso vale per il 718, prefisso che indica (sia per la telefonia fissa che per quella mobile) la provenienza da quartieri come Brooklyn, Queens, Bronx e Staten Island, che non sarà più disponibile a partire dalla fine di quest’anno. O quasi.
La difficoltà di ottenere i prefissi telefonici più “ambiti”, unita al fatto che in città tutto può diventare facilmente un moda irresistibile, ha immediatamente dato il via ad una lucrosa attività, legata proprio alla vendita dei prefissi a prezzi che vanno dai 50 a 2500 dollari. La forbice così ampia del prezzo è legata alla possibilità, da parte dell’acquirente, di scegliere, oltre al prefisso, anche la specialità del numero, ad esempio uno molto facile, con quattro zeri finali (i numeri americani sono composti dalle tre cifre del prefisso, tre cifre intermedie e quattro finali, ndr). Così un numero di casa, come quelli che si sentono nei film, “212-888-0000”, può costare molto più di un paio di scarpe di Manolo Blahnik o poco meno di una Kelly di Hermes.
O addirittura essere messo all’asta per un milione di dollari, come ha fatto lo scorso marzo un certo Carmen del New Jersey che, in pochi giorni, ha ricevuto ben 26 offerte per la sua “bizzarra ma lucrosa” offerta. «Il prefisso telefonico – ha dichiarato l’uomo durante un’intervista – rappresenta uno status per i newyorchesi che non vogliono sentirsi come degli estranei nella loro stessa città». Non sono, però, solo i possessori di telefoni a volersi sentire veramente newyorchesi; la grande mela, infatti, grazie all’impegno di una società telefonica che sta lavorando in tal senso, potrebbe presto diventare la prima città al mondo ad avere il proprio dominio internet (.nyc).