La bugia nucleare di Berlusconi scade il 30 maggio

La bugia nucleare di Berlusconi scade il 30 maggio

“Lo stop al nucleare? L’abbiamo voluto solo per evitare il referendum”. Adesso che le acque sembravano calmarsi un po’, e che tutti ci eravamo più o meno convinti che il nucleare in Italia non sarebbe tornato, ci ha pensato Silvio Berlusconi, oggi al vertice italo-francese, a confondere le acque. Breve ricapitolo delle puntate precedenti, allora, per capire cosa succede davvero.
A fine marzo la maggioranza di governo approva una cosiddetta “moratoria”. Tutto fermo per dodici mesi. E questa è legge. Cioè: la tempistica per l’attuazione della normativa sul ritorno all’atomo, che doveva essere attuato tassativamente entro lo scorso anno, ha un anno in più di tempo per essere approntata e approvata. Tutto slitta, ma non viene cancellato.
Il 19 aprile, però, il governo approva un emendamento che viene approvato rapidamente al Senato.

Apparentemente è la “pietra tombale”, e un annuncio pubblico dello stop arriva anche dal governo e quindi è destinato a saltare anche il referendum. L’Italia dei Valori e le associazioni ambientaliste urlano che non bisogna cascarci, che è una truffa, ma il clima sembra cambiato veramente. A quanto pare il nucleare è davvero destinato alla soffitta. Poi oggi arriva la sortita “italo-francese” del presidente del Consiglio. Il quale, stando ben attento a non citare l’emendamento abrogativo, ha parlato solo della “moratoria”: «Siamo assolutamente convinti che l’energia nucleare sia la sfida al futuro per tutto il mondo», ma il recente incidente accaduto in Giappone «ha spaventato i nostri cittadini» come dimostrano «i sondaggi che abitualmente facciamo sull’opinione pubblica». Perciò «se fossimo andati oggi al referendum il nucleare in Italia non sarebbe stato possibile per molti anni, quindi il governo responsabilmente ha ritenuto di proporre questa moratoria, per far si che si chiarisca la situazione in Giappone e per farsì che magari dopo un anno, dopo due anni, si possa ritornare ad avere un’opinione pubblica consapevole della necessità di ritornare al nucleare». A questo punto, più che risposte, si possono formulare ipotesi e porre alcune domande.

La prima: il Presidente del Consiglio non ricorda che è in corso un iter legislativo promosso dal suo esecutivo per abrogare la normativa che reintroduce il nucleare, oltre alla sospensione già in essere. La seconda: il Presidente del Consiglio ha detta una mezza bugia ai “soci” francesi, o meglio ha omesso di spiegare come si sta procedendo l’iter legislativo. La terza: il presidente del Consiglio ha davvero bluffato, e l’emendamento abrogativo approvato al Senato e appena arrivato alla Camera non era “destinato” dal governo che lo ha promosso a diventare legge.

L’ardua sentenza, in questo caso, non tocca ai posteri. Il decreto scade infatti il prossimo 30 maggio, e a quel punto si saprà se l’emendamento abrogativo del governo entrerà in vigore o se, invece, resterà solo la moratoria. Un decisione definitiva sui referendum, a quel punto, sarà già stata presa, visto che le consultazioni sono fissate per il 12 giugno. 

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