Game Over. La “tutela di sistema” dell’italianità si arrende. Di fronte all’imponente operazione lanciata nel mare aperto del mercato da Lactalis uno dopo l’altro gli attori protagonisti della cordata italiana si sfilano, riconoscono la vittoria dei francesi seppur con tutti i distinguo del caso.
I primi a farlo, in un forum pubblicato dal Sole24ore di oggi, sono Gaetano Miccichè e Corrado Passera, i due banchieri di Intesa Sanpaolo che del lato finanziario e industriale dell’operazione stavano cercando di tirare le fila. «Siamo di fronte a un’operazione industriale e di mercato che, speriamo, dia adeguate garanzie all’intera filiera produttiva» dice l’amministratore delegato.
Miccichè rincara: «Lactalis con questa operazione si assume un forte impegno nei confronti dell’azienda e del paese» sottolineando che «il lancio dell’Opa sul 100% trasforma l’operazione da finanziaria a industriale». Giulio Tremonti, che aveva invece tirato le fila della politica spingendo per l’ingresso della Cassa Depositi e Prestiti e annunciando un decreto anti-opa, ha rivendicato di «aver stanato i francesi». Un modo originale per ammettere la sconfitta.
Una vicenda, quella consumatasi nelle ultime settimane, che insegna molto. Gli attori italiani (Governo, sistema bancario, mondo cooperativo e dei produttori) si sono mossi in modo lento, macchinoso, poco convinto. Ad una serie impressionante di annunci bellicosi, sono seguiti pochi fatti, e assai confusi. Si è annunciato un decreto a salvaguardia dei settori strategici sul modello francese. Si è annunciata la costruzione di una cordata italiana. Si è promesso che Parmalat sarebbe rimasta italiana. Si è aperto un enorme fronte mediatico, politico e legislativo (sostanzialmente bipartisan) senza ammettere che il problema principale era uno: c’erano pochi soldi. Con i soliti pochi capitali, il “sistema” (una parola che ormai viene citata direttamente in italiano e virgolettata perfino dal Financial Times) ha provato una mossa difensiva in maniera poco coordinata e molto esposta mediaticamente.
La reazione di Lactalis è di quelle che si ricorderanno: veloce, concreta, determinata, con un’idea industriale precisa, al servizio della quale si è messa la finanza (e non il contrario). Lactalis, mentre in Italia tutti parlavano, si è mossa con grande discrezione e – a parte un’anticipazione fornita proprio da noi de Linkiesta – nessun dettaglio sui piani del colosso francese è trapelato fino a ieri, quando è stata annunciata l’Opa. Una mossa seria, che zittisce chi – anche noi avevamo sollevato il tema – contestava la volontà dei francesi di fare i padroni “all’italiana”, cioè detenendo il 29, 9% della società. Una mossa che, sul fronte italiano, viene quasi rivendicata come merito: se non avessimo provato a formare una cordata italiana, se non avessimo provato a prenderci Parmalat, non si sarebbe arrivati a questo esito di mercato, positivo anzitutto per gli investitori e le minoranze di Parmalat.
Non si teme insomma il paradosso: abbiamo provato a fermare il mercato con la politica, abbiamo provato a fare leggi contro l’ingresso degli stranieri, abbiamo consentito al ministero del Tesoro (attraverso la Cassa Depositi e Presititi) di tornare ad essere “padrone”, e adesso rivendichiamo addirittura il merito di un epilogo di mercato. Quello contro il quale avevamo schierato le cannoniere dei media di “sistema” e della politica. In realtà, invece di celebrare le vittorie degli altri, sarebbe bene si riflettesse sulle proprie sconfitte. Un altro pezzo d’Italia se ne va all’estero semplicemente perché all’estero ci sono progetti, coraggio, capitali e voglia di rischiarli. E poi, all’estero, si fa sistema.
Ma per davvero.