Subito dopo l’annuncio dell’uccisione di bin Laden sembrava che del concerto della pace, svoltosi due giorni fa, non si potesse più fare nulla. Ottenere il permesso di entrare non è stato facile, e solo il “nuovo ordine” egiziano ha reso possibile all’orchestra del Maestro Daniel Barenboim di entrare a Gaza.
Prima, infatti, gli accordi di pace stipulati da Israele con il governo Mubarak non consentivano l’ingresso dall’Egitto nella striscia di Gaza, mentre l’ingresso da Israele era ritenuto pressochè impossibile. A facilitare il passaggio, quindi, è stato l’insediamento di un governo “ostile” a Mubarak.
Poi, una volta raggiunto faticosamente l’accordo con le autorità palestinesi, è arrivata l’uccisione di Osama bin Laden, in seguito alla quale il governo di Hamas aveva fatto sapere di non poter più garantire la sicurezza necessaria all’evento.
Solo l’ostinazione di Barenboim ha reso possibile il concerto, e la pazienza di chi ha saputo aspettare che le diverse anime palestinesi (e in particolare di Hamas) si decidessero a sbloccare la situazione, garantendo la sicurezza.
Una bella lezione di tenacia, quella del Maestro. Che alla fine ha parlato della necessità di riconoscere lo stato palestinese entro i confini del 1967, quei confini che riconoscono ovviamente piena legittimità alla nazione palestinese oltre che a quella israeliana. «Mi aspetto che tutti in quest’area del mondo siano d’accordo», ha detto. La freddezza di qualche applauso ripreso dal video, come l’ostilità costante riservata da Gerusalemme alle iniziative di Barenboim, ci dicono quanto la sua ostinazione sia preziosa. Per tutti.